Summary.
Future Sound of London, i.e. electronic musicians Garry Cobain and Brian Dougans, incorporated natural sounds (often as a rhythmic element), Klaus Schulze's cosmic music and exotic voices into Lifeforms (1994). The harmonic puzzle of Dead Cities (1996) returned to frantic rhythms, and used the feverish stylistic changes as yet another rhythmic element.
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Dopo cinque anni di gavetta nei rave e negli spettacoli multimediali di
Manchester, l'hit del 1988
Stakker Humanoid (accreditato agli Humanoid, uno dei primi classici
dell'acid house) e l'album Eurotechno (1989), accreditato a Stakker,
i musicisti elettronici
Garry Cobain e Brian Dougans registrarono nel 1991 come Future Sound Of London
il singolo Papua New Guinea (sample dei Dead Can Dance). L'album
Accelerator (Jumpin' & Pumpin', 1992) fu
un'opera di sperimentazione sul genere da parte di due smaliziati giocolieri
del suono elettronico: Expander esprime un'aggressivita` insolita,
Papua New Guinea si immerge in atmosfere magiche, mentre Calcium
e` un semplice saggio sull'orizzonte sconfinato della miscelazione timbrica.
Il disco defiinisce di fatto il nuovo standard del techno di qualita`,
ma si trattava ancora di musica da ballo elettronica piuttosto convenzionale.
Il duo conduce una vita parallela nel campo dell'"ambient house" con lo
pseudonimo Amorphous Androgynous: Tales Of Ephidrina
(Astralwerks, 1993), il loro primo album, annovera, accanto al
battito convenzionale di Swab, episodi eleganti e sofisticati come
Mountain Goat e Liquid Insects.
L'arte del campionamento di suoni naturali e quella dell'innesto di generi
viene spinta agli eccessi sul monumentale singolo
Lifeforms (Astralwerks, 1994) contenente sette self-remix:
Path 1 ammicca a Jon Hassell con il suo impasto di borboglii astratti e
di versi di giungla; Path 2 incolla uno di
fianco all'altro gorgheggi di una soprano giapponese, vibrazioni
e sequencer intergalattici, strimpellii di koto e di sitar, tribalismi africani;
Path 3 sovrappone i ritmi
torrenziali del techno e gli acquerelli cosmici di Klaus Schulze; Path 4
mescola le trance pastorali di
Kitaro, un duetto fra voce bianca rinascimentale e un isterico melisma orientale, e i poliritmi selvaggi
dell'house;
Path 5 catapulta la giungla africana su una nebulosa lontana; e cosi` via.
Nel magma in continua trasformazione di questa fissione nucleare di suoni si fa largo la concezione di
una musica classica per campionatore, viene rifondata la musica strumentale, e sfuma sempre piu` il
confine fra musica cosmica, musica ambientale e musica da ballo.
L'album Lifeforms (1994) contiene
Cascade,
Ill Flower,
Flak,
Bird Wings,
Dead Skin Cells,
Lifeforms,
Eggshell,
Among Myselves,
Domain,
Spineless Jelly,
Interstat,
Vertical Pig,
Cerebral,
Life Form Ends,
Vit,
Omnipresence,
Room 208,
Elaborate Burn,
Little Brother.
L'album dal vivo ISDN (Astralwerks, 1995), contenente quindici brevi
brani, riscopre invece il ritmo, ma in un contesto decadente
(il languido e pigro singolo Smoking Japanese Babe,
il sinistro buco nero percussivo di Dirty Shadows,
la world-music robotica di Egypt),
talvolta jazzato
(la tromba alla Miles Davis di Far Out Son Of Lung, fra versi di
giungla, poliritmi tribali e un frastornante andirivieni di tastiere,
la fanfara a passo hip hop di Snake Hips)
e persino industriale (i ritmi pesanti e i disturbi radio di Slider).
Il sound si e` fatto ancor piu` etereo e sfocato,
e forse ha trovato una sua personalita` che non sia soltanto epigonica.
Ma troppi brani (da You're Creeping Me Out a Tired)
assomigliano agli esperimenti dei primi musicisti
elettronici alle prime armi con il Moog, infantili e incompetenti
(parazialmente redenti dalla breve e minacciosa It's My Mind That Works)>
Insieme a Orb e Aphex Twin, i FSOL sono fra i protagonisti della nuova stagione
ambientale della Gran Bretagna.
Dead Cities (Astralwerks, 1996)
abbandona l'ambientale a favore di un eclettico e frenetico rompicato armonico
che assomiglia piu` alle febbricitanti pulsioni del "drum and bass".
Il sound del duo nasce da un processo piuttosto complicato, che comunque
predilige il frenetico cambiamento di stile, le manipolazioni massicce del
suono, i contrasti/dialoghi sia di timbriche sia di tempi, e soprattutto i
collage futuristi. La melodia non fa parte di questo processo compositivo.
La sequenzialita` dei suoni e` assolutamente imprevedibile.
Se Morton Subotnick fosse nato nell'era dei rave, forse avrebbe fatto musica di
questo tipo, forse avrebbe giocherellato anche lui con la slapstick timbrica
di In A State Of Permanent Abyss e con il carillon dadaista di
Antique Toy (uno dei loro pezzi piu` indovinati).
Il duo dimostra un'indubbia abilita` nell'assimilare e rigurgitare tutti i
possibili detriti sonori.
Soltanto il vortice di voci di Everyone In The World,
la pantomima solenne e austera di Dead Cities e la trance
pastorale e bucolica di Her Face Forms in Summertime
ritornano un po' allo stile ambientale, arido e austero, di Lifeforms.
Le due punte di diamante del disco sono diametralmente opposte: My Kingdom
si ispira a Jarre e alla new age etnica, mentre We Have Explosive e` un
"drum and bass" dei piu` (come dice il titolo) esplosivi.
Il singolo di My Kingdom e` una versione di circa mezz'ora, suddivisa in
cinque movimenti. Quello di We Have Explosive e` addirittura una
suite in nove parti.
I brani sono confusi, non hanno una personalita`, sfumano continuamente in
qualcos'altro. Si avverte che gli autori non hanno una storia da raccontare,
ma soltanto delle frasi eleganti da scrivere. Sono brani tanto frastornanti
da sembrare muti.
Sono rari i casi in cui lo svolgimento presenta una dimensione narrativa o
filosofica. L'esempio migliore e` forse
Glass, che, dopo un inizio quasi new age, fra cinguettii dei sintetizzatori e
onde sinfoniche, si libra in una travolgente progressione di drum and bass verso
un finale caotico. Lungo il percorso succedono (ovvero: vengono campionate)
tante altre cose (versi di animali di giungla, cori d'opera, strumenti etnici)
che alimentano la suspence.
L'album si chiude con la scenetta tragica, marziale e sinfonica di
Vit Drowning, un nonsense nel nonsense. Questo e` il barocco della musica
elettronica campionamenta, una forma d'espressione che privilegia l'eleganza
fine a se stessa.
L'arte del remix e` quella per cui FSOL merita davvero di passare alla storia.
I suoi remix sono piu` che semplici variazioni, sono decostruzioni e
ricostruzioni talmente totali da risultare in qualcosa di simile alla sinfonia
classica. Gli album lasciano invece sempre a desiderare, contesi fra idee
ambiziose, mezzi espressivi illimitati ma ispirazione mediocre.
(La copertina elenca 15 brani, ma sul mio CD ce ne sono soltanto 13, e ho
assunto che il disco terminasse con Vit Drowning).
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