Lightwave
(Copyright © 1999 Piero Scaruffi | Legal restrictions - Termini d'uso )
Nachtmusik , 6/10
Tycho Brahe , 8/10
Mundus Subterraneus , 8.5/10
In Der Unterwelt , 6.5/10
Cantus Umbrarum, 6.5/10
Caryotype , 6/10
Bleue Comme Une Orange (2004), 6/10
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French combo Lightwave was still composing electronic tonal poems in the spirit of the German "cosmic couriers" of the 1970s, but they added intrepid new ideas. Serge Leroy and Christoph Harbonnier harked back to Klaus Schulze's early works on Nachtmusik (1990), but enhanced that cliche' with techniques borrowed from classical avantgarde. Tycho Brahe (1993), that added Paul Haslinger (ex-Tangerine Dream) and violinist Jacques Deregnaucourt to the line-up, offered elegant, dramatic and highly-dynamic chamber electronic music of a kind that had never been heard before. Electronic music had matured into something both more conventional (like a traditional instrument) and more alien (like a supernatural harmony). Mundus Subterraneus (1995) reached new psychological depth, while furthering their soundpainting both at the microscopic and at the macroscopic levels. A spiderweb of metabolizing structures, an organic blend of timbres, drones and dissonances, it blurred the line between rationality and chaos, showing one as being the sense of the other. The spirit of Lightwave's music recalled the allegorical, encyclopedic minutiae of medieval treatises, an elaborate clockwork of impossible mirages and erudite quotations. Ultimately, it was a journey back to the roots of the human adventure.
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I francesi Lightwave appartengono alla storia della musica elettronica melodica degli anni '90 uscita dalla musica new age e dalla musica cosmica. Dalla loro i Lightwave hanno un'eleganza e una sensualita` che mancava tanto agli intrepidi corrieri cosmici quanto ai languidi bozzettisti new age.

Serge Leroy (fondatore dell'associazione "Crystal Lake" per i musicisti elettronici francesi) e Christian Jacob (Wittman) formarono i Lightwave nel 1985. Christoph Harbonnier si uni` al duo nel 1986 e Leroy lascio` il gruppo nel 1988 (contribuira` comunque alla produzione dei primi dischi). Le prime registrazioni, che avrebbero dovuto comparire sull'album Clara, sono tuttora inedite.

Nachtmusik e Just Another Dream, su Nachtmusik (Erdenklang, 1990), propongono una musica ultra-minimalista, all'insegna delle fasce sonore di Ligeti e dei sibili cosmici del primo Klaus Schulze, ovvero di un universo sonoro che si muove lentamente e in sordina, straripante di mistero e di suspense.

Hector Zazou, Paul Haslinger (ex Tangerine Dream) e il violinista Jacques Deregnaucourt si aggiungono a Wittman e Harbonnier su Tycho Brahe (Crystal Lake, 1993), una raccolta di affreschi astratti a tema.
Uraniborg è il tour de force del disco, un'altra massa amorfa di dissonanze in lenta rotazione. I nove aforismi che l'accompagnano non sono però meno sconvolgenti nel loro nichilismo.
La musica elettronica da camera di Apogeé e di Cathedral, fatta di accordi lunghissimi e slegati fra di loro, priva di svolgimento drammatico, di melodia, di identità e, in ultimo, di senso, costituisce in realtà la colonna sonora ideale per un'osservazione del cosmo al telescopio. Le dissolvenze di Mapping The Sky e Fuga Stellarum proiettano l'angoscia dell'irrazionale e dell'infinito sulla Terra, un'angoscia che prende forma nei sibili lancinanti di Poetics Of The Sphere e nei ronzii ossessivi di Virtual Mechanics e si concretizza nelle allucinazioni di The Art Of Clockmakers e Hymn For The Guild Of Astronomers, ovvero nelle relazioni fra i mestieri umani e i loro referenti spaziotemporali. In tal modo l'intero significato della presenza umana nel cosmo viene ricondotto a una gigantesca allucinazione.

Mundus Subterraneus (Hearts Of Space, 1995) e` non solo il capolavoro di Lightwave, ma uno dei capolavori della musica elettronica, del progressive-rock e della musica new age. L'album, ispirato dal resoconto di un viaggio nelle viscere del Vesuvio da parte di un sapiente del Seicento (Athanasius Kircher), e registrato dal quartetto di Wittman, Harbonnier, Haslinger e Deregnaucourt, prosegue l'allegoria musicale dei Lightwave, fatta di visioni impossibili e di citazioni erudite nelle lingue dell'antichità. I rumori percussivi e i frammenti melodici di De Motu Pendulorum e le nuvole armoniose di Mapping The Earth sembrano sottolineare la qualità nobile e titanica dello studio umano, che è sempre una discesa nelle profondità più oscure del mondo.
Ma i due Cabinet De Curiosites trasducono la ricerca scientifica in una ragnatela di suoni disorganici, trasducono la razionalità in caos, trasducono la conoscenza sistematica in incubi terrificanti, trasducono la sapienza in suspense. E' come se scomparissero di colpo le pareti del laboratorio e lo scienziato si sentisse librare nell'etere senza punti di riferimento, senza appigli. E' come se, osservando la materia al microscopio, venisse risucchiato dentro le maglie dei legami molecolari. La musica esprime una sorta di crollo psicofisico al cospetto dell'impenetrabilità della realtà. Le tensione psichica è al massimo nelle vertigini di Nekyomanteia e nell'assordante squittire di Roma Barocca, veri e propri brani-allucinazione.
Il cuore del disco è costituito dai tre brani centrali di nove minuti. Il quadro surrealista di Sonnensturme ritrae il moto perpetuo degli elementi, le ineffabili geometrie della natura che nessun compasso può replicare. Il gesto del pittore è brusco e nervoso, i colori si accatastano sui colori, il pennello violenta la cartilagine pulsante del disegno, la tela si squarcia in diversi punti, lasciando ricorsivamente intravedere le tele sottostanti, altrettanto colorate e vulnerabili. Il crescendo sinfonico di dissonanze di questo brano prepara alla gestualità gratuita di Towards The Abyss, che recupera l'impianto scenografico e drammatico del post-serialismo europeo degli anni '60 (Boulez, Nono, Stockhausen) in un contesto altamente emotivo. Il dosaggio degli effetti sonori è ancor più meticoloso e snervante in Glissement D'Ame, nella cui melma armonica si fanno largo pigolii di violino, tempeste di pianoforte, voli a stormo di sezioni d'archi.

In Der Unterwelt (Plans Sonores, 1996), una sola suite di venti minuti, e` un'opera su commissione che non rende giustizia al genio del duo, ma mette comunque in luce la loro subdola arte di suoni "sotterranei", impalpabili, perduti nel vuoto, esistenziali piu` che siderali. La narrazione (in tedesco) delle voci femminili trasforma la suite in un lungo lied espressionista.

Con questi lavori i Lightwave si immergono sempre più nella cultura umanista, tentando di rendere le sensazioni di uno studio della natura che ancora non è approdato alle equazioni differenziali, ma deve basarsi soltanto sull'osservazione diretta dei fenomeni naturali, entrando a far parte, comunicando con essi, assorbendone l'informazione come una spugna di sapere. In tal modo la loro opera si configura come un omaggio all'avventura umana, alla scoperta delle proprie origini.

Magistrali miscelatori di timbri, di droni e di rumori, i Lightwave stanno trovando una via dell'elettronica che non è quella melodiosamente tonale dei cosmici e degli ambientali e non è quella pedantemente ostica dell'avanguardia classica. E' qualcosa di grandiosamente intermedio, che unisce la sensibilità gotica dei romantici e dei decadenti a quella psicotica dei surrealisti e degli espressionisti.

Di tutta la musica elettronica moderna quella di Lightwave è la più paziente e profonda, capace di sondare gli abissi più reconditi dell'animo umano con le sue ipnotiche immersioni sonore.

Rocco Stilo scrive:

Cantus Umbrarum (Horizon, 1999), che raccoglie materiale preparato dal gruppo fin dal 1997, raffina il discorso impostato con "Mundus Subterraneus", cui sembra voler dare uno sbocco più concretamente "operativo". L'immaginifico sound perseguito dal gruppo è già tutto prefigurato dalle circostanze in cui è stato progettato: una squadra di speleologi ha infatti guidato i musicisti alle grotte Choranche, nelle viscere dei monti Vercors, in Francia, dove i Lightwave hanno installato tutta la strumentazione e le apparecchiature necessarie per comporre il disco. La musica scorre in un continuo accavallarsi di folate travolgenti, di cori profondi e sonorità struggenti e arcane, inframezzate dalle voci austere e imponenti che, a tratti, recitano versi ed estratti di Mallarmé, Shelley, Hugo, Hoffmann, Dante, Baudelaire, Platone, Verne. Un viaggio emozionante e affascinante verso mondi sommersi, sorretto dalla certezza di scoprire la vita di sotterra, fra miriadi di specchi d'acqua, meandri tortuosi e graffiti immemori. Se Steve Roach è appena reduce da temi analoghi, egli ne esplora però il versante microcosmico, mentre i Lightwave prediligono il macrocosmo, senza angosce nè incubi, ma con l'intento di trasmettere il senso delle pulsanti recondità della natura. Essi ci prendono per mano e ci trascinano "Giù, Giù, Giù", "In Profondità", "Nel Labirinto" (così i titoli di alcuni brani), a visitare depositi acquei, stalattiti, giochi di luce e sentieri dalle mille diramazioni. Musica da centellinare a poco a poco, ogni cui riascolto fa intravedere percorsi sonori inizialmente trascurati, come quando, nell'esplorare le caverne delle visceri terrestri, si sceglie di proseguire in questo o quel cunicolo, consci che rimane ancora molto da visitare.
Se queste considerazioni possono valere per uno sguardo d'insieme sul disco, cenni specifici meritano i momenti salienti di questa avventura, degna degli alchimisti del passato e degli splendori dei poemi danteschi. Innanzi tutto, "Mirror of Shades", la sintesi di un realismo vissuto e scevro da ogni teatrialismo, l'ingresso nei mondi sotterranei, in cui si viene investiti di suoni intensi e arcani, senza per questo risultare minacciosi. Una volta abituati e rassicurati da queste presenze, possiamo dedicarci alle bellezze ineffabili di un mondo sconosciuto: "A Mineral Light in the Subterranean Sky", altro episodio memorabile segnato dall'ingresso dei clarinetti, che quasi contrappuntano la trama sonora del mezzo elettronico. La magica atmosfera di "Down Down Down" sembra costituire l'inizio del viaggio: il suono si intensifica, affiorano presenze di vita, e l'ordine continuamente ripetuto di scendere sottolinea che da quel momento in poi non si tornerà più indietro. E poi, "To the Deep!", il cuore dell'avventura, una voce che fa da guida per inoltrarsi con sicurezza "in profondità", un episodio avvincente fatto di lontani rimbombi e folate sonore sospese nell'aria, che sfociano nella brevissima e densa "Waterfalls", e nel fragore esplosivo di "The Deep Music of a Rolling World". Il viaggio prosegue con "Drops and Life", le gocce d'acqua che stillano dalle stalattiti, e con l'inebriamento galattico di "Silent Souls", uno dei momenti più brevi ma più salienti dell'opera. L'ultimo versetto dell'Inferno dantesco ("e quindi uscimmo a riveder le stelle") viene rievocato irresistibilmente all'ascolto di "Farewell to Darkness", il ritorno in superficie che conclude il viaggio, lasciandosi dietro già un senso di nostalgia e la voglia di ritornare. Discorso a parte per "Musical Map of the Underworld", il brano conclusivo diviso in due parti, registrato nelle grotte "dal vivo"; il gruppo ripesca uno dei temi che gli sono più cari, quello del ridisegno geografico di un mondo perduto. La prima parte, "Erebus", è una superba cavalcata fra altitudini e ghiacci eterni, una musica travolgente fra cori impossibili e voci dell'aldilà, il pigolare dei violini e il senso delle forze immani della natura. La seconda, "Elysian Fields", suggella felicemente l'opera, lasciando ampio spazio ai clarinetti, vagamente jazzati e altrettanto vagamente minimalistici, che si fanno largo nei trapunti percussivi del mezzo elettronico. "Cantus Umbrarum" è quasi certamente il capolavoro dei Lightwave; sicuramente è quello della loro compiuta maturità, e colloca di diritto il gruppo fra le espressioni più significative e creative degli ultimi venti anni.
Caryotype (Signature, 2001) is a suite in eleven movements that continues the scientific thrust of Mundus Subterraneus (this time the focus is the human genome project). Percussive noises that recall small furrowing animals and swarms of insects turn into an ethnic vignette with tribal drumming (Serge P). Cosmic waves lead into a labyrinth of alien lives, of robotic movements (Robert H), of space factories (Leonie A). A black hole of electronic drones swallows frenetic, Meredith Monk-ian vocals (Susan B). The menacing dissonances of Philippe D rise a cosmic whirlwind. Then the majestic Bach-ian toccata Alfred H drifts towards Klaus Schulze's Irrlicht. Caryotype is a futuristic soundtrack that articulates a script rather than simply delivering photogenic snapshots. The last three "movements" are not as well integrated as the others, and also happen to be the most experimental Dany C recalls Morton Subotnick's dadaistic suites. Pierre J, the centerpiece of the album, is a symphonic poem that climbs epic heights and plunges into terrifying crevices. Evelyn H is a cosmic landscape sailed by fluttering engines. The piece ends in the whirling depths of the cosmos.
The narrative is extremely complex. Each sound is accompanied by armies of contrasting sounds. Lightwave prefer "discrete" sounds: percussions, tones, dissonances. They are easier to manipulate, stretch, cut, rotate, overlap. They are easier to set on the stage of their intricate drama. Unlike, say, Steve Roach, who creates an atmosphere (a soundscape) via drones and ambient noises, and mostly leaves the story out of the picture, Lightwave concentrates on the story, on the many minuscule events that the mental traveler encounters along the trajectory. Rather than one encompassing feeling, as in Steve Roach's music, Caryotype is a rapid-fire sequence of emotions.

Lightwave (now pared down to the duo of Christian Wittman and Christoph Harbonnier) veered towards chamber music by introducing the instruments of the classical orchestra into Bleue Comme Une Orange (Signature, 2004). The role of the electronic keyboards is thus reduced, and the emphasis shifts towards balancing the discrete timbres of the acoustic instruments with the floating tones of the electronic instruments.
The result is 14 graceful panels that straddle the border between neoclassical elegance and Lightwave's trademark oneiric atmospheres. Blue Tango is typical in the way it juxtaposes the languid atonal phrases of a string quintet and the usual aquatic reverbs. Ivoire sculpts a somber nocturnal soundscape haunted by a lament of bass clarinet. Never Blue concocts an evanescent breeze of hazy mirages. Light Sea Green (which actually does not feature either member of Lightwave, being a duet between Paul Haslinger and clarinetist Renault Pion) borders on the claustrophobic atmosphere of Webern's music.
More or less inevitably, this experiment also marks the encounter with jazz music: a trumpet engages dissonant droning in Huang / Hong; a clarinet surfaces from the desolate Jon Hassel-ian swamp of Chocolat Bleu Pale; a bass clarinet toys duets the chaotic texture of Hei/Bai; etc.
The weakest tracks are the ones with solo electronica: Oraiste, Dark Turquoise, Porphyra, and Pale Aquamarine, a solo number by guest Paul Haslinger. They are rather uneventful and more predictable.
While the concept of an ambient and minimalist music for electronics and chamber ensemble (string and wind instruments) is intriguing every time they pursue it, it sounds like Lightwave stopped short of fully taking advantage of its potentialities. In many cases, the live instrument often enters the picture only as an afterthought

(Translation by/ Tradotto da Ascanio Borga)

Caryotype (Signature, 2001) e' una suite in undici movimenti che continua la carica scientifica di Mundus Subterraneus (questa volta il fulcro e' il progetto sul genoma umano). Rumori percussivi che richiamano piccoli animali e sciami di insetti si tramutano in una vignetta etnica percorsa da un drumming tribale (Serge P). Onde cosmiche conducono in un labirinto di vite aliene, di movimenti robotici (Robert H), di fabbriche spaziali (Leonie A). Un buco nero di droni elettronici inghiotte dei frenetici vocalizzi alla Meredith Monk (Susan B). Le dissonanze minacciose di Phillippe D evocano un vortice cosmico. Quindi la maestosa toccata Bachiana Alfred H scivola verso lo Schulze di Irrlicht. Caryotype e' una colonna sonora futuristica che si svolge su un canovaccio invece che consistere di semplici istantanee. Gli ultimi tre "movimenti" non sono cosi' ben integrati come gli altri, ma sono anche i piu' sperimentali. Dany C richiama le suite dadaistiche di Morton Subotnick. Pierre J, il pezzo centrale dell'album, e' un poema sinfonico che scala altezze epiche e si tuffa su pendici terrificanti. Evelyn H e' un paesaggio cosmico percorso da motori fluttuanti. Il pezzo termina nelle turbinanti profondita' del cosmo. La narrativa e' estremamente complessa. Ogni suono e' accompagnato da orde di suoni contrastanti. I Lightwave prediligono i suoni "discreti": percussioni, toni, dissonanze, piu' facili da manipolare, allungare, tagliare, ruotare, sovrapporre, e in definitiva da mettere sella scena del loro intricato dramma. Diversamente, ad esempio, da Steve Roach, che crea un'atmosfera (un soundscape) attraverso droni e suoni ambientali, e per lo piu' lascia la storia al di fuori, i Lightwave si concentrano sulla storia, sui molti minuscoli eventi che il viaggiatore mentale incontra lungo la traiettoria. Piu' che - come nella musica di Steve Roach - una sensazione circostante, Caryotype e' una sequenza a fuoco rapido di emozioni.

I Lightwave (ora ridotti al duo Christian Wittman e Christoph Harbonnier) virarono verso la musica da camera introducendo gli strumenti dell'orchestra cla ssica in Bleue Comme Une Orange (Signature, 2004). Cosi' il ruolo delle tastiere elettroniche e' ridotto, e l'enfasi si sposta verso il bilanciamento dei timbri discreti degli strumenti acustici con i toni fluttuanti degli strumenti elettronici. Il risultato sono 14 leggiadre vignette che vivono al confin e tra l'eleganza neoclassica e le classiche atmosfere oniriche dei Lightwave. Blue Tango e' tipico nel modo in cui giustappone le languide frasi atonali d i un quintetto d'archi e i soliti riverberi acquatici. Ivoire scolpisce un s obrio soundscape notturno percorso dal lamento di un clarinetto basso. Never Bl ue genera una brezza evanescente di miraggi indistinti. Light Sea Green (che di fatto non annovera nessun membro dei Lightwave, essendo un duetto tra Pau l Haslinger e il clarinettista Renault Pion) sconfina nella claustrofobica atmosfera della musica di Webern. Piu' o meno inevitabilmente, questo esperimento segna anche l'incontro con la musica jazz: una tromba ingag gia un droning dissonante in Huang / Hong; un clarinetto si affaccia dalla desol ata palude Jon Hassell-iana di Chocolat Bleu Pale; un clarinetto basso si tra stulla in duetti nella caotica tessitura di Hei/Bai; etc. I brani piu' deboli sono quelli con solo elettronica: Oraiste, Dark Turquoise, Porphyra, and Pale Aquamarine, un numero solista dell'ospite Paul Haslinger. Essi sono piu ttosto blandi e piu' prevedibili. Sebbene il concetto di una musica ambient e minimalista per elettronica ed ensemble da camera (archi e fiati) sia int rigante ogni volta che lo ricercano, sembra che i Lightwave si siano bruscamente fermati dall'avvalersi pienamente delle sue potenzialita'. In molti casi, lo strumento live spesso entra in gioco solo come diversivo.

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