Summary.
Main, the new project of Loop's Robert Hampson, was an obsessive probe into the power of drones. Over the course of a number of EPs, Hydra (1991), Calm (1992), Dry Stone Feed (1993) and Firmament (1993), and the album Motion Pool (1994), Hampson's style evolved from a dark, cold, dynamic sound to a softer, static, almost mystical sound. The two colossal tracks of Firmament II (1994) and the six multi-part suites of Hz (1996) coined a sophisticated art of nuances that, far from being only cacophonous and monotonous, was rich in the way that a black hole is rich of invisible gravitational energy. Hampson's technique was perhaps the closest a rock musician had come to repeating Karlheinz Stockhausen's experiments of the 1960s.
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Main e` il nuovo progetto del britannico Robert Hampson, gia` leader del
complesso Loop. Al suo fianco rimane soltanto l'altro chitarrista Scott Dawson.
I Main nascono con una serie di EP usciti a coppie "gemelle":
Hydra (Situation Two) nel 1991 e Calm (Situation Two) nel 1992,
Dry Stone Feed e Firmament nel 1993.
Gli EP scandiscono la progressione di Hampson da un
scuro, teutonico, influenzato da Can e Faust,
verso una psichedelia sempre
piu' cosmica e sperimentale, verso un sound sempre piu' minimalista e
ambientale.
Flametracer avanza caracollando fra turbolenze pneumatiche degne dei Neu e voci spaziali degne dei Grateful Dead di Aoxomoxoa.
Quella di Main e` una musica che si avviluppa nei pulviscoli di rumore a
ritmo frenetico di Time Over, che si distende negli accordi subacquei e negli "om" sterminati di
Suspension, che risuona con le distorsioni folli e i tam-tam marziali di
There Is Only Light.
L'immane dilatazione psichedelica di Remain, fitta di trilli elettronici, di droni dissonanti e di gemiti
psicanalitici, e le nubi elettroniche minacciose di Sever sono le porte da cui si entra nella terra desolata dei
venti minuti di Thirst (soltanto sulla versione CD di HydraCalm),
battuta senza pieta` da lunghi ronzii snervanti, minata da piccoli rumori viscidi.
Il progetto e` degno dei concerti piu` radicali della musica d'avanguardia.
Motion Pool (Beggars Banquet, 1994)
e Firmament II hanno ormai eliminato del tutto il ritmo, e quindi
ogni parvenza di musica rock.
Portando agli eccessi gli insegnamenti di Robert Fripp,
le dodici "canzoni" del primo (quasi ottanta minuti di musica)
coniano l'ambientale per chitarre
(quella di Hampson piu` quella di Scott Dawson), in cui rumori e voci popolano
un sottofondo di microtoni surreali.
Di fatto si tratta di una lunga suite, di un lungo gioco di contrasti,
che fa seguire ai droni impercettibili di VII il loop di riff distorto di
Rail,
che porta dagli ostici ritmi industriali dei Neu (Core)
al mantra stordente dei Velvet Underground (Spectra Decay),
dalle seghe elettriche di Rotary Eclipse ai disturbi intermittenti di
VIII.
Il limite di tutte le intuizioni di Hampson e` che non vengono sviluppate,
vengono ripetute un po' bovinamente, con l'ausilio dei loop, per cinque/sei
minuti.
E` un limite a cui Hampson tenta di porre rimedio nelle composizioni piu`
ambiziose, che diventano lunghe escursioni senza trama, cacofoniche e
disordinate, giustamente dedicate a paesaggi desolati
(Crater Scar, Heat Realm).
Le due sinfonie del secondo (IX e X) completano la metamorfosi
dando luogo a una musica classica delle distorsioni chitarristiche.
IX (25 minuti) e` forse la piece di Main piu` simile alle glaciali
superfici di Karlheinz Stockhausen. Dopo cinque minuti di introduzione (un
insieme casuale di dissonanze) si libra un ronzio siderale che cambia
lentamente tonalita`.
Dopo cinque minuti di pausa, Main
riprende a filare rumori industriali da una moltitudine di micro-eventi sonori.
Gli ultimi nove minuti sono fatti di respiri, campanelli, tonfi.
X (26 minuti) e` un pezzo piu` scuro e meno dinamico. Dopo otto minuti
viene vivacizzato da timbri quasi percussivi in lenta, continua evoluzione
su un ronzio quasi di sitar. Al tredicesimo minuto il processo di arresta
e dal buco nero fuoriesce un getto di sibili galattici.
Hz (Beggars Banquet, 1996) testimonia della smisurata ambizione di Hampson.
Raccogliendo sei EP pubblicati nell'arco di sei mesi, ciascuno a sua volta
suddiviso in movimenti, Robert Hampson, coadiuvato da Scott Dawson (chitarra)
e Benny Green (basso), mette assieme un saggio monumentale della sua arte
della manipolazione acustica. Le due parti di Corona ripetono lo stesso
schema: un inizio di suoni cosmici in lenta evoluzione, un crescendo di violente
scansioni metallurgiche e una dissolvenza finale in "om" mantrico.
Terminus e` opera minore, ma anche le frequenze instabili del terzo movimento
raggiungono il nirvana, sia pur con una serie di mutazioni piu` rocambolesche.
Il basso e` protagonista di Maser, forse per bilanciare le dissonanze
insolitamente squillanti (i sibili lancinanti del terzo movimento hanno poco
di ambientale) e i rumori sismici del quarto movimento.
L'esperimento continua con Haloform, che esplora frequenze stridenti, fino
alle vibrazioni stordenti del terzo movimento. piu` subdole e statiche le
cinque parti di Kaon, che tornano sul terreno prediletto di Hampson, quello
dei droni trascendenti. Un buon esempio del processo di disintegrazione delle
masse sonore che e` centrale nella sua tecnica si ha anche nel terzo movimento
di Neper.
Hampson ha anche registrato con Jim O'Rourke Whelm (Touch, 1995),
accreditato agli Indicate.
Orr Mute, 1996), registrato con Bruce Gilbert e Paul Kendall, risale in
realta` al 1990 e testimonia la transizione dal suono dei Loop a quello
ambientale dei suoi lavori solisti.
Firmament III (Beggars Banquet, 1996) continua senza particolare fantasia
la serie omonima, forse piu` per ragioni contrattuali che per reale bisogno
artistico. L'unica novita` sostanziale e` costituita dalla presenza di Paul
Schutze e dall'assenza del fido Dawson, forse stancatosi (anche lui) di
ripetere all'infinito una canzone che non esiste.
La psicoacustica di Hampson progredisce finalmente con
Firmament IV (Beggars Banquet, 1997), che dimostra maggiore
padronanza dei mezzi tecnici e una qualche apertura a nuove tecniche.
Il limite di Hampson e` sempre quello di non avere una mano particolarmente
elegante alla ricerca timbrica. E di essere sempre ridondante oltre misura
(c'e` chi ha fatto di meglio in cinque minuti).
Come omaggio al minimalismo di LaMonte Young e alla musique concrete
si fa ascoltare, ma forse LaMonte Young non prenderebbe con se` un
allievo tanto mediocre. Brian Eno, invece, faceva tutt'altro.
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