Mo Boma
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Jijimuge , 7/10
Myths Of The Near Future, 8/10
Myths Part 2, 6/10
Myths Part 3, 7/10
Seremonie , 6/10
Skuli Sverrisson: Seremonie (1997), 6.5/10
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Mo Boma e` un progetto che ha coniato uno dei dialetti piu` suggestivi di musica esotico-ambientale, incrociando le intuizioni di Brian Eno, di Jon Hassell, di Klaus Schulze, del jazz-rock più soffice e dell'edonismo dei rave.
Si tratta di un singolare duo multinazionale formato dal tedesco Carsten Tiedemann (percussioni, chitarre, sintetizzatori, campionamenti), già membro dello U.S. Steel Cello Ensemble e collaboratore tanto di sperimentatori come Robert Rutman quanto di musicisti rock come Allan Holdsworth, e dall'islandese Skuli Sverrisson (basso), già in un complesso rock (Pax Vobis) e in un combo jazz (Full Circle) e collaboratore di Leo Smith, Arto Lindsay, Nana Vasconcelos, John Lurie e Peter Scherer, entrambi laureati alla Berklee School Of Music.

Jijimuge (Extreme, 1992) costituisce così uno degli eventi musicali dell'anno. Il fascino dell'opera e` dovuto in gran parte al gioco di elay e armonizzatori, che creano cicli infiniti, alterano la timbrica degli strumenti, immettono suoni mai uditi nella base apparentemente innocua di Go Sneak It e Invocation. La chitarra ha ancora un ruolo preminente (vedi il fuzz di Ituri Spaceman), come nella musica rock, ma la fusione fra salmodiare arabico e percussività gamelan di Ah Bobe o il jazz-rock incantato di The Drums Must Never Stop sono trasfigurati fino a diventare soltanto tracce evanescenti di brani musicali. Gli interventi occasionali di Jamshied Sharifi all'elettronica e a vari strumenti fatti in casa contribuiscono alla suggestione del disco.

Un soggiorno in Sudafrica frutta le registrazioni che daranno luogo a Myths Of The Near Future (Extreme, 1994) ai due dischi successivi. Myths aumenta il fascino del disco di debutto ricorrendo a un arsenale di apparecchiature elettroniche ancor più sofisticate e dimenticandosi quasi del tutto il retroterra culturale del duo. Il duo vi articola la propria filosofia, al tempo stesso primitivista e futurista, dilaniata degli opposti attrattori dell'esotico e della fantascienza.
Food Of The Gods è tipico della cura con cui Tiedemann dispone i blocchi di suoni: in primo piano il tribalismo delle percussioni africane crea un'atmosfera ipnotica e i cinguettii molto realisti trasportano nel mezzo della giungla, mentre in secondo piano stentano sibili elettronici di palude e imitazioni della tromba di terra di Jon Hassell. In un certo senso l'ordine tradizionale dei suoni viene invertito: ciò che era sfondo, pura coreografia per lo svolgimento dell'armonia, e, in ultimo, pura suggestione, diventa adesso protagonista del brano. In Garden Of Time la musica (un frenetico strimpellio di basso e i soliti gorgoglii impercettibili del sintetizzatore) è soltanto il sottofondo per il fitto ronzio degli insetti.

Tutti i pezzi sono fondati su questo schema: su un tappeto minimalista di percussioni fluttuano con discrezione accordi degli altri strumenti, ma senza mai coagulare in una melodia o in un contrappunto; sono soltanto leziose esclamazioni nella bufera dei sensi.
Fanno eccezione il liquido languore di Slolooblade, in cui il suono si frantuma in puri riverberi e in nuvole di segni indecifrabili, creando una sensazione onirica e surreale degna dei quadri di Dalì, e Jijimuge 3, in cui la chitarra improvvisa disturbi intestinali funky su una trance di assordanti percussioni tribali e di figure minimaliste in sordina.

Tiedemann è anche co-autore di Big Waves (sotto lo pseudonimo di Spacebow) con il musicista d'avanguardia Robert Rutman.

La seconda parte di Myths Of The Near Future (Extreme, 1995), con Jamshied Sharifi al sintetizzatore, non abbandona quelle atmosfere magiche e quei richiami a rituali ancestrali, ma propende per il soft-jazz sofisticato di Pat Metheny e compagni (Mo Fonk, Bataloo che attenua il tribalismo dei brani primitivisti (Little Morf). L'equilibrio fra le due facce dei Mo Boma produce "canzoni" al tempo stesso ariose e incalzanti, arrangiate in maniera lussureggiante e sostenute da vibranti temi di chitarra (Bombolionheart) o fiati (The Day Of Creation, Bambuke'). Mancano pero` composizioni di largo respiro. Il duo sembra intento soprattutto a coniare una nuova forma di etno-jazz, di fanfara esotica per strumento solista e percussioni. Il vero spettacolo e` costituito dai giochi sulle timbriche, che creano novelty e divertissment di lusso come Loony Toon I Mo Boma rivelano insomma che il loro raffinato laboratorio sonoro e` saldamente ancorato nella tradizione jazz.

Con la terza parte, Myths Of The Near Future Part III (Extreme, 1996), registrata (come le precedenti) nel 1993 ma pubblicata soltanto tre anni dopo, i Mo Boma completano la trilogia "sudafricana". Tiedemann e Sverrisson creano il sound utilizzando quasi esclusivamente basso e chitarra, e in qualche punto i sintetizzatori di Sharifi (le percussioni soltanto in un brano). Non ci sono campionatori o nastri. E ascoltando il disco si fa fatica a crederci: la loro world-music ha lo spessore sinfonico che normalmente si ottiene impiegando plotoni di macchine elettroniche. Invece questo trio di maghi dello studio ottiene quasi tutti gli effetti manipolando suoni acustici. Ciascuno dei dieci acquerelli occupa una nicchia stilistica al confine fra jazz soffice della scuola ECM e world-music ancestrale della scuola di Jon Hassell. Ma pochi hanno un tema melodico ben definito, come Memories Of The Space Age. La maggioranza appartiene a un'arte astratta di schizzi e di ombreggiature.
Rispetto a Hassell, che e` piu` intento ad analizzare i cerimoniali umani, i Mo Boma propendono per quadri impressionisti di aspetti microscopici della natura, come nel lento distendersi dell'elettronica e nei languori amorfi della chitarra di Whirl, come nel ralenti` incantato e negli echi dilatati di Crystal World, come nei lamenti esotici e nei vortici estatici di Three Beaches, come nelle cupe tinte e nei moti notturni di Molimo. Le visioni di questi ambienti naturali sono deformate da uno stato di trance quasi psichedelico.
L'ouverture, Water Baka, prova a dare un senso al tutto ponendo in primo piano un crescendo titubante di percussioni e sullo sfondo una fitta parete di ronzii naturali. Quel tema di fusione fra uomo e natura viene ripreso piu` avanti da Dreaming Weavers, in cui le percussioni e il basso intonano un passo di danza e i vagiti della chitarra hanno l'eleganza della vita animale. Mentre nel delirio mediorientale di Secret Cargoes e nel funk tribale di Day Of Forever si celebra soltanto l'edonismo umano.

Skuli Sverrisson e` autore in proprio di Seremonie (Extreme, 1997), un album di ambient world-music preziosa alla Jon Hassell, benche' realizzato con un solo basso.

Tiedemann ha inventato un genere che supera world-music, ambientale e minimalismo, una musica per impronte di fantasmi che non ha ancora un nome.

Tiedemann si e` trasferito a Buenos Aires.

Mo Boma, the duo of German multi-instrumentalist Carsten Tiedemann and Iceland-born jazz bassist Skuli Sverrisson, achieved a brilliant fusion of Brian Eno, Jon Hassell, Klaus Schulze, Weather Report and Pat Metheny, for the age of raves on Jijimuge (1992) and especially on the more electronic, primitive-futurist Myths Of The Near Future (1994). The first part of a trilogy recorded in South Africa in 1993, the latter set the foundations for the sophisticated ethno-jazz of Myths Of The Near Future Part Two (released in 1995) and the lush, symphonic "thickness" of Myths Of The Near Future Part Three (1996). Overall, the trilogy represented a majestic celebration of the human race.
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