- Dalla pagina sui Mogwai di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
I Mogwai sono un quartetto scozzese, formatosi attorno al 1995, che si dedica (prevalentemente) alla musica strumentale. I chitarristi Stuart Braithwaite e John Cummings (anche pianista), il batterista Martin Bulloch ed il bassista Dominic Aitchisin legano il loro sound ad atmosferici suoni chitarristici, passando da celestiali suoni di cornamuse ad infernali muri di distorsioni.
I primi singoli, Tuner (Rock Action, 1996), Summer (Love Train, 1996) e New Paths To Helicon (Wurlitzer Jukebox, 1997), successivamente raccolti su Ten Rapid (Jetset, 1997), hanno svelato l'intento della band di rivistare i paesaggi sonori "slo-core" e desolati di Slint, Codeine e Low con la prassi intellettuale e modernista di un Brian Eno. La loro atmosfera gioiosa ed impressionista, condita con magiche introduzioni chitarristiche alla Pixies, è particolarmente efficace in Summer, Angels vs. Aliens e New Paths to Helicon 1.
L'EP di tre brani 4 Satin (Chemikal Underground, 1997) (Jetset, 1998) ha presentato una band matura e con ambizioni adulte.
Con il batterista Brendon O'Hare (di Teenage Funclub e dei Telstar Ponies) al posto di Bulloch e l'aggiunta del nuovo membro Barry Burns (flauto, tastiere), i Mogwai registrano il loro vero e proprio album di debutto, Young Team (Chemikal Underground, 1997), un lavoro ancora più sperimentale e fortemente influenzato dall'eredità "shoegazer" e dalle suite space-rock dei Bardo Pond, come annunciato dalla seconda metà del pezzo di apertura Yes I Am A Long Way From Home, un raga psichedelico mascherata.
I punti salienti dell'album sono le due lunghe tracce. I dodici minuti di Like Herod, dedicati ai loro idoli Slint, iniziano con pizzicate e strimpellate insicure che improvvisamente esplodono in una sequenza spasmodica di riff mostruosi. L'idea viene ripetuta ancora una volta prima che la musica venga lasciata morire lentamente. I 16 minuti di Fear Satan decollano subito con ruggenti chitarre distorte che portano a un selvaggio fuori di testa post-psichedelico. Dopo dieci minuti il clamore decade in un paludoso reticolo di mistero e suspence guidato dal flauto. A differenza dei loro antenati di progressive-rock, i Mogwai preferiscono improvvisi capovolgimenti di umore anzichè metamorfosi graduali.
L'orchestrazione a strati di Katrien è progettata per ottenere il massimo impatto psicologico. With Portfolio spinge oltre i limiti della dicotomia silenzioso/violento devastando una semplice figura di pianoforte zoppicante con un aspro muro di rumore (che sarebbe rimasta una delle rare avventure della band nella dissonanza).
Il malinconico distacco di R U Still In 2 It è ottenuto fondendo insieme tre elementi di alienazione: le tenere note folk della chitarra, le funebri figure del pianoforte e le inquietanti parole pronunciate dal cantante ospite. Se la violenza dei loro scoppi improvvisi rimanda alla nevrosi, e l'umore dei pezzi lineari allude alla depressione maniacale, l'ipnosi glaciale di Tracy suscita speranze in una prossima catarsi.
Brendon O'Hare è anche il leader dei Macrocosmica, un quartetto il cui album di debutto di sette canzoni, Ad Astra (God Bless, 1997), prende ispirazione dall'hardcore contorto di Fugazi, dalla nevrosi atonale di Big Black, e dall'elegante claustrofobia di Girls Vs Boys, per i riff abrasivi e i ritmi spigolosi di Rusty's Arms e A Horse Can Walk .
Il grido rabbioso e il riff granitico di Lamotta suonano in modo amatoriale ma già impressionante, e la terrificante grandinata di ritmi e distorsioni di Orbit 48 mantiene ciò che le altre canzoni avevano promesso. D'altra parte, il languore psichedelico da sei minuti di I Am The Spaceship Digitalis imita Of Information And Belief dei June Of 44. Uno sforzo derivativo, ma comunque gratificante.
L'EP di quattro canzoni Space Geek (God Bless, 1998) presenta un approccio più rilassato e accessibile a quella virulenta tensione del post-punk.
L'onnipresente Brendon O'Hare dirige anche i Fiend, una band creata appositamente per pubblicare una trilogia di concept album: Caledonian Gothic (God Bless, 1997), un lavoro ambient claustrofobico e letargico ispirato ad Amon Duul, Caledonian Cosmic (God Bless, 1998), un lavoro ispirato ai cavalieri cosmici degli anni '70 (Paranoic Timeslip, The Birthplace Of Star) e Caledonian Mystic (God Bless, 1998), una raccolta di brani strumentali più accessibili (i 16 minuti di Forgotten Sea) e canzoni. O'Hare intreccia pezzi meno strutturati che occasionalmente ricordano i tempi d'oro della musica psichedelica.
Con O'Hare impegnato solo part-time (ha un progetto parallelo denominato Macrocosmica), sono arrivati due album di remix, Kicking A Dead Pig (Eye-Q, 1998) e Fear Satan Remixes (Eye-Q, 1998), e l'EP the No Education=No Future (Chemikal Underground, 1998).
Il secondo album vero e proprio, Come On Die Young (Matador,
1999) offre una sintesi impeccabile delle loro ispirazioni.
Al tempo stesso, Mogwai riescono a trovare un formato che funziona sia dal punto di vista sperimentale che come intrattenimento puro.
In ogni caso, è raro che le loro composizioni confluiscano in una forma
canzone strutturata.
La musica dei Mogwai tende a divagare senza una meta ben precisa,a diluirsi in una miriade di variazioni su uno stesso tema.
E' un'arte di piccoli gesti, come la melodia chitarristica intrecciata
attorno al crescendo psichedelico di Year 2000 Non-compliant Cardia.
E', inoltre, un'arte che non trova realizzazione di sè.
Kappa è l'equivalente musicale dell'impotenza sessuale: gli strumenti preparano il climax per l'esplosione della melodia, ma invece la musica è come trattenuta e la melodia quasi segna da sola la propria condanna.
Tutta l'introduzione noise, la ninnananna pianistica, il drumming marziale dei 9 minuti di Chocky non portano da nessuna parte.
Il magico equilibrio di Helps Both Ways rappresenta meglio di ogni altro la poetica della band:il blues zoppicante e la fanfara da esercito della salvezza che la mettono in moto sono talmente scardinati
dall'esecuzione che non ci si aspetta quasi pi— che qualcosa possa accadere.
La musica è in fondo un business mai condotto a termine,
un'atmosfera eternamente sospesa in cui perlopi— si attende qualcosa che, si sa, non accadrà mai.
Lo svantaggio è che quando la band non riesce a raggiungere tale equilibrio magico, tende ad indulgere in estese tecniche minimalistiche centrate sulle chitarre prese a prestito dai Sonic Youth: May Nothing But Happiness Come Through Your Door (su un valzer
solenne), i 9 minuti di Ex-Cowboy (in un crescendo siderale),i 10 minuti di Christmas Steps (dalla quiete all'esplosione).
E' qui che i Mogwai tradiscono inesperienza e goffaggine.
L'unica ballata, Cody, potrebbe essere il pezzo di punta di un qualsiasi disco country.
Se procederanno in questa direzione, i Mogwai potrebbero trovare la loro vera vocazione nel formato canzone piuttosto che nell'estesi strumentali.
Cody, la ballata di Come On Die Young, era il manifesto di una nuova fase nella carriera dei Mogwai.
Tre brani dell'album dei Mogwai The Rock Action (Matador, 2001) si dispiegano lentamente come "ballads" (ballate cantate); e non portano da nessuna parte, anche se lo fanno in un modo molto affascinante. Take Me Somewhere Nice utulizza strumenti a corde rilassanti e un pianoforte delicato che si abbinano alla delicata melodia sussurrata dal cantante per alcuni secondi. Il ritornello di Dial Revenge, guidato dalla chitarra, si libra come un inno religioso. Il breve pezzo di chiusura, Secret Pint, contrasta il canto catatonico con le tastiere petulanti.
La strumentale da otto minuti You Don't Know Jesus (strati tempestosi di pulsazioni strumentali ipnotiche perforate dalla chitarra spaziale) e i nove minuti di 2 Rights Make 1 Wrong (chitarra e pianoforte epici, piatti deliranti, archi densi e quattro minuti di lenta liquefazione e ronzio multi-voice senza parole) mostrano i migliori elementi dei Mogwai (i crescendo emotivi e il delicato tessuto del contrappunto) ma anche i loro limiti: ripetizione inutile che non riesce a raggiungere una conclusione.
La narrazione come strategia per perdere continuamente il filo.
C'è, ovviamente, un'ovvia obiezione al programma dei Mogwai: se continuano su questa strada, passeranno dieci anni a imparare a scrivere le ballate che Bacharach aveva già scritto vent'anni prima che loro nascessero.
I Mogwai sono un ovvio candidato all'ambito "premio" di band più sopravvalutata del post-rock.
L'EP My Father My King (Matador, 2001) è un lavoro strumentale di 20 minuti che suona come una variazione del raga psichedelico Careful With That Axe dei Pink Floyd, per brucianti distorsioni di chitarra a ritmo serrato. Dopo otto minuti l'ondulata qualità trancey-raga del pezzo decade in una sonnolenta calma jazzistica e gitana, che a sua volta si fonde lentamente in un vortice di forti riff quasi-doom e assoli di chitarra cosmici distorti.
Aidan Moffat (Arab Strap) e Stuart Braithwaite lanciarono un progetto parallelo con l'EP Sick Anchors (Lost Dog, 2002).
Happy Songs For Happy People (Matador, 2003), un lavoro orchestrato
con attenzione, organico, razionale/matematico abbandona gli aspetti
pretenziosi e banali che contraddistinguevano l'album precedente (le ballate
dub), ritornando al loro habitat piu' naturale, i pezzi interamente
strumentali e le dinamiche ondulanti.
I Mogwai mettono molta piu' enfasi sulla melodia, e le ritmiche
tendono a seguire un corso prevedibile. In un certo senso, questo e' l'album
"mainstream" dei Mogwai.
(Gli errori ortografici e grammaticali dei titoli sono dei Mogwai).
Una melodia (tipo mellotron) che emerge dalla tessitura ipnotica di chitarra
in Hunted By A Freak,
il lamento funebre dark (una specie di requiem) di un organo da chiesa
affogato nel tema spettrale degli archi in Moses I Amn't,
la tenera ninnananna fulminata da droni tentennanti in Kids Will Be
Skeletons,
il maelstrom gigante che divora la litania canticchiata di Killing All
The Flies:
sono tutti segni della maturita' raggiunta. I Mogwai riciclano gli stessi
cliche' dei dischi precedenti, e cioe' il lento accumularsi di ritmo e
melodia (espediente ormai abbastanza banale), ma qui speculano sulla
bellezza della melodia piuttosto che su un sensazionale picco dei suoni.
Ratts of the Capital, l'unico brano lungo (otto minuti), vanta il
crescendo piu' compatto e maestoso, supportato da un groove truculento degno
dello stoner-rock.
Il gruppo non riesce a capitalizzare alcune delle idee migliori, come ad
esempio la melodia di Golden Porsche, un pianoforte ambient
rallentato e avvolto in flussi gentili di archi da camera,
o gli strimpellii ostinati di pianoforte (su beat industrial) di I Know
You Are But What Am I?.
Non c'e' innovazione, e non c'e' audacia. Ma e' la presentazione piu'
raffinata e intellegibile dell'estetica dei Mogwai.
Government Commissions (Matador, 2005) raccoglie brani di cinque sessioni registrate per programmi della BBC tra il 1996 e il 2003.
Mr Beast (Matador, 2006) ha segnato il primo grande cambiamento nel formato, poiché I Mogwai hanno optato per composizioni concise invece che estese, e per un suono elegante invece che tumultuoso, come se volessero coniare una versione radiofonica del post-rock.
L'autoreferenziale Auto Rock e la moderatamente divertente Friends Of The Night rappresentavano la via di mezzo tra il brutale dramma di Folk Death 95, Travel Is Dangerous, Glasgow Mega-Snake e la calma maestosa di Acid Food, I Choose Horses, We're No Here.
Per quanto calcolate, la brevità e la voce hanno sminuito il potere emotivo della musica.
The Hawk Is Howling (2008), il loro primo album interamente strumentale, si è distinto come uno dei loro lavori più aggressivi e intensi (Batcat). Tuttavia, contiene anche The Sun Smells Too Loud che, in un universo parallelo, sarebbe fondamentalmente una ballata lounge.
L'EP di quattro canzoni Earth Division (Sup Pop, 2011) era un teaser, che offriva quattro canzoni relativamente semplici (anche l'elegia folk Hound Of Winter); forse la loro offerta più leggera.
Hardcore Will Never Die But You Will (Sub Pop, 2011) è diviso tra esplosioni di pathos romantico e austeri esperimenti ritmici. Quando il centro di massa cade verso il primo, i Mogwai scatenano il crescendo sinfonico di White Noise, e l'apoteosi Pink Floyd-iana di Death Rays; pezzi che rappresentano l'apice della magniloquenza di una carriera. Invece, la moribonda trenodia del Mexican Grand Prix evoca sia Neu! che Suicide. Tuttavia, a parte la meditazione notturna di pianoforte e chitarra di Letters To The Metro, la maggior parte degli strumenti riciclano vecchi trucchi, come ripetizioni minimaliste interrotte, orge di piatti che si schiantano e impennate/decadimenti stereotipati del suono.
Un dejavu del genere, come You're Lionel Richie, sarebbe stato sufficiente. Inoltre l'album include alcuni pezzi davvero orribili, in particolare quelli che tendono allo shoegazing guitar noise.
Special Moves (Rock Action, 2010) documenta le loro esibizioni dal vivo.
A Wrenched Virile Lore (Sub Pop, 2012) raccoglie remix.
Rave Tapes (2014) ha offerto una versione più melodica e rilassata del loro sound, in particolare con alcune elegie Pink Floyd-iane come Heard About You Last Night e Blue Hour, ma senza possedere l'abilità di Roger Waters nel creare pathos. The Lord Is Out Of Control, simile a un inno, è avvolto da effetti elettronici e Remurdered evoca le colonne sonore degli spaghetti western. Tutto sommato, è un album strano ed eclettico, certamente influenzato dal loro lavoro sulle colonne sonore, ma anche una delle loro opere più irregolari e incoerenti.
Prodotto da Dave Fridmann Every Country's Sun (2017), è stato il primo album senza Cummings. Le composizioni, generalmente più melodiche, rientrano in tre categorie: momenti cinematografici come la vignetta impressionista nostalgica Coolverine, ondate di sfarzo alla Pink Floyd come Brain Sweeties, e zoppicanti tentativi di creare una canzone pop, principalmente Party In The Dark.
Poi c'è la jam acid-raga Battered At A Scramble che non si adatta perfettamente a nessuna di queste categorie. È un'altra modesta raccolta di musica innocua.
Central Belters (2015) è una compilation su tre dischi.
Si sono orientati sempre più alle colonne sonore televisive e cinematografiche: Les Revenants (2013), le elettroniche Atomic (2016), Kin (2018) e ZeroZeroZero (2020).
As the Love Continues (2021), prodotto da Dave Fridmann, è stato il primo album dei Mogwai a raggiungere la vetta delle classifiche in Gran Bretagna. Le canzoni più radio-friendly erano il singolo dream-pop elettronico Dry Fantasy e la canzone pop Ritchie Sacramento (una delle due tracce vocali), seguite dalla relativamente allegra Supposedly We Were Nightmares e le elegie emo-pop senza parole Ceiling Granny e We Were Nightmares. La più tipica sottigliezza nelle orchestrazioni e nelle dinamiche permea il canto funebre distorto Ceiling Granny, la cinematografica Midnight Flit (forse il pezzo forte), l'ouverture lunatica To The Bin My Friend, la jazzistica Pat Stains (con il sassofonista Colin Stetson).
Se Every Country's Sun era prevedibile come un souvenir prodotto in serie, As The Love Continues è l'opposto: piuttosto imprevedibile nella sua corsa al mainstream. Per esempio, durante la pandemia da Covid-19, Atticus Ross dei Nine Inch Nails ha diretto da Los Angeles un'orchestra di Budapest, tramite collegamento Internet.
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