I Pop Will Eat Itself sono un complesso britannico che ha cavalcato un po'
tutte le mode degli anni '80. I "Poppies", come vennero soprannominati,
divennero emblematici di quei gruppi Britannici degli anni '80 cosi` vuoti di
contenuti che ogni loro disco era semplicemente un coacervo di stereotipi.
Il loro merito maggiore, in retrospettiva, fu quello di essere fra i primi
gruppi rock a usare l'elettronica e i campionamenti.
Vennero alla luce durante la follia
del "grebo", un effimero movimento "retro'" della seconda meta` degli anni '80.
Esordirono con l'EP Poppiecock (Chapter 22, 1986) all'insegna del punk-pop
dei Buzzcocks, di un garage-rock sarcastico e straccione (The Black
Country Chainstore Massacreee), di un rockabilly a rotta di collo (Titanic Clown), che sapeva
persino essere epico (Oh Grebo I Think I Love You).
Scapestrati senza possibilita` di
redenzione, cesellavano nel singolo Sweet Sweet Pie dell'anno dopo uno dei rock and roll piu`
melodici e trascinanti dell'era.
Quel periodo e` documentato sull'antologia Now For A Feast (Chapter 22, 1988).
Il cantante Vestan Pance cambio` faccia al complesso spostando
il sound di Box Frenzy (Rough Trade, 1987) verso l'hip hop.
I rap ironici ed esuberanti di
Beaver Patrol e There Is No Love Between Us Anymore
li imposero al pubblico delle discoteche.
This Is The Day (RCA, 1989) si butto` a capofitto nella musica
da ballo, con chitarre piu` affilate e beat-box piu` assordanti, rasentando
talvolta l'heavy metal (Can U Dig It) e talaltra il techno
(Def Con One).
Le
inflessioni mediorientali di Preaching To The Perverted e la melodia orecchiabile di Wise Up!
Sucker servono a smussare la spigolosita` tragica di Wake Up! Time To Die, l'unico
hip hop canonico.
Il gruppo fini` pero`
per commettere l'errore canonico dei musicisti mediocri: prendersi sul serio.
Cure For Sanity (RCA, 1991) ripete il programma del
precedente, ma senza il senso dello humour. La scatenata Dance Of The Mad Bastards, il
melenso synthpop di X Y And Zee,
l'hard-rock melodico di Lived In Splendour, il rap esotico di
Another Man's Rhubarb hanno soltanto il pregio di una produzione impeccabile.
Passata anche quella moda, il gruppo si lancio` subito su quella successiva:
The Looks Of The Lifestyle (RCA, 1992)
propone un "crossover" di hardrock (Eat Me), flamenco (Mother), jazz (Teenage
Grandad) e hip hop (Urban Futuristic).
Karmadrome, Bulletproof,
I've Always Been A Coward Baby e Get The Girl sono i singoli tratti dall'album.
E forse soltanto il primo ne valeva la pena. L'album, nonostante le ambizioni
commerciali, falli` clamorosamente e per un po' parve che i Pop Will Eat Itself
fossero finiti. Uscirono tre antologie e un live.
Anche il singolo
Rsvp (Infectious) rimase in bilico fra heavymetal e hip hop.
Perso per sempre lo spirito leggiadro e gioviale degli esordi, il gruppo si ritrova
a mugugnare nel singolo Everything's Cool (Interscope) e a pontificare a destra e manca sull'EP
Amalgamation (Nothing, 1994),
con RSVP e Ich Bin Ein Auslander.
La profonda crisi di identita` del complesso non viene risolta dall'album
Dos Dedos Mis Amigos (Interscope, 1994).
Questa volta l'ambientale di Babylon e
il techno di Menofearthereaper, mentre i
Nine Inch Nails di Underbelly e i Killing Joke
di Cape Connection sono malamente trasfigurati.
Two Fingers (Infectious, 1995) e` l'album di remix.
Il bassista Richard Marsch formera` poi i
Bentley Rhythm Ace, a cui si aggiungera` in
seguito anche il batterista Fuzz Townshend.
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