The last dance "cross-over" of the 1990s was to be the one between techno and
rock music (or "big beat"). This happened almost by accident, as a number of
British producers and djs reacted to the intellectual wing of dance-music
by focusing on more accessible dance-music that relied on shameless, old-fashioned catchy breakbeats and silly, novelty-like samples. Because it did not
depend so much on studio trickery, it could be performed live, thus meeting
the demand of the rock audience. Because it could be performed live, it
reasserted the importance of the "front-man", the distinctive trait of rock
music.
The idea was pioneered in England by Liam Howlett's Prodigy with the hyperkinetic numbers of Experience (1992), the versatile and cosmopolitan Music For The Jilted Generation (1995) and the super-synthesis of The Fat Of The Land (1997), which ran the gamut from ambient to heavy-metal (albeit in a very superficial manner). The Prodigy became the first superstars of the rave culture. Howlett was the brain behind the act, but Keith Flint (the singer) attracted the tabloids. It was techno for the rock market.
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I Prodigy furono per qualche mese fra i piu` interessanti artisti techno
britannici: a un battito violento e una chitarra rock (ovvero a uno spirito
punk) accoppiavano lo show di due dei massimi istrioni degli anni '90.
All'inizio degli anni '90 Liam Howlett, in combutta con Keith Flint e
Maxim Reality, Howlett invento` la miscela ipercinetica di
What Evil Lurks (1991)
e soprattutto Charly (1991),
tracce da ballo che facevano leva
praticamente soltanto sul brio, ma che crearono di fatto un genere a se stante.
Experience (Elektra, 1992) e` di fatto un'antologia dei primi successi,
con qualche riempitivo.
Jericho mostra come il trio viro` verso uno stile piu` comico,
nell'ottica della vecchia novelty strumentale (mutatis mutandis):
i poliritmi tribali dell'elettronica, il circo di voci mandate in loop,
le dissonanze accuratamente distribuite, fanno un po' la parodia del genere.
Non meno divertente e` Out Of Space, un sortilegio per vocina petulante
che decade persino in un pigro rap da spiaggia.
Hyperspeed e
Everybody In The Place tornarono invece un po' agli esordi, con un
frenetico battito da discoteca fino a se stesso.
Poco da dire per gli altri brani. Music Reach e Ruff In The Jungle Bizness
si rifanno a stereotipi della disco music (il break che lancia la disco diva,
il dj che incalza con voce roca).
Una delle cavalcate piu` epiche e` Wind It Up, che rincorre un ritornello
da girotondo reggae con la solita sequenza di break "duri" e lo rilancia con
un trascinante loop di pianoforte.
Music For The Jilted Generation (XL, 1995) presenta un artista piu`
versatile e cosmopolita, capace di miscelare Nirvana e soul in
Voodoo People (con il suo ritmo piu` scalmanato di sempre), e al tempo
stesso un artista piu` malinconico e adulto (il rumore di cocci in
Break And Enter),
capace di immergersi nei problemi sociali del suo tempo.
Se No Good si riallaccia alla vecchia discomusic,
Poison abbraccia l'hip hop.
Eleganti spunti funk e jazz impreziosiscono anche le ballate piu` cupe.
Howlett torna alla sua adolescenza di mostro del ritmo soltanto con il
techno brado di The Heat e la carica epilettica di Full Throttle, che
sembra una colonna sonora western suonata a folle velocita`.
Soltanto in un episodio minore, la fanfara tropicale di One Love, Howlett
si ricorda dell'ironia del primo disco.
Il riff di heavy metal in Their Law (una delle tracce piu` potenti) apre
invece nuovi orizzonti alla sua fame di violenza.
Convince di meno invece il techno di "progressivo" della Narcotic Suite, in
tre movimenti, un tentativo di ricreare le elucubrazioni intellettuali di Yes o
Genesis in ambito techno.
Liam Howlett ha il pregio di saper fondere un'energia esplosiva alla
sofisticazione dell'artigiano.
A ruota dei singoli Firestarter e Breathe, che avevano anticipato
un sound sempre piu` brutale, esce The Fat Of The Land (XL, 1997),
un album-manifesto che in pratica serve da raccordo fra i vari generi della
fin de siecle, dall'ambient all'heavy-metal.
Firestarter, un rap recitato con foga punk,
e Breathe, con un rap furibondo e un riff degno
degli Stooges, sono i primi singoli.
Lo scratch indemoniato di Smack My Bitch Up e` vivacizzato da
timbriche e salmodiare indiani.
Il lungo collage di Narayan funge da summa stilistica, alternando
(in maniera un po' gratuita) una canzone soul al tribalismo drums'n'bass, un
carillon spaziale alla Robert Miles a una litania tibetana.
Il programma di fondere hard-rock, hip hop e techno culmina semmai nel
melodramma di Serial Thrilla.
Forse non e`, pero`, un caso che il brano migliore del disco sia una
jam strumentale, Climbatize, suonata con un impeto sta a meta`
strada fra gli Who di We Won'T Get Fooled e una banda scozzese di
cornamuse.
Il difetto maggiore del disco e` la prevedibilita`: la cantilena hip hop
di Diesel Power, il "treno" techno di Funky Shit, la novelty
synth-pop di Mindfields sono impeccabili, ma rimestano soltanto stereotipi.
Laddove i Chemical Brothers
fanno di tutto per sorprendere a ogni pie` sospinto, Howlett compie l'operazione
esattamente opposta: ogni secondo di musica e` assolutamente banale nel suo
contesto. Prodigy da` all'ascoltatore esattamente cio` che l'ascoltatore si
aspetta. La banalita` ha un suo pregio, soprattutto nel campo della musica
da ballo, ma, perso per perso, forse erano piu` divertenti i singoli dei
primi tempi.
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