Sleeper
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Smart, 6.5/10
The It Girl, 6/10
Pleased To Meet You, 6/10
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Smart (Indolent/Arista, 1995) rivela gli Sleeper. Il canto "fatale" di Louise Wener, imbevuto di versi oltraggiosi e piu` o meno esistenziali come "What kind of A to Zed would get you here?", sulla traccia-manifesto Inbetweener, prende lo spunto (piu` di uno) dalle dive decadenti della new wave (Blondie e Pretenders su tutte). La musica del gruppo e` un diligente compromesso fra Elastica ed Echobelly, pop ma non troppo, chitarristico (senza gli orpelli barocchi del brit-pop) ma non troppo, progressivo ma non troppo.
L'album raccoglie diligentemente i singoli che l'hanno preceduto nei due anni di vita del complesso: Delicious, con un ritmo brillante e un registro mutuato dalla prima Nico; Swallow, con un rap sensuale e una base strumentale che riecheggia la Sister Ray dei Velvet Underground; Alice In Vain, con la sua ipnotica e angosciata atmosfera; e In Betweener, con le chitarre ancor piu` scorbutiche e un ritornello piu` arioso.
Il resto del disco costituisce un tour de force della cantante, la cui personalita` viene progressivamente e prepotentemente alla ribalta. Il fantasma di Nico affiora in tutta la sua spettralita` nella soffice ballad di Hunch, mentre l'indole di malvagia ragazzina trionfa nel garage-rock sguaiato di Bedhead. L'arringa di Lady Love Your Countryside fa pensare agli shuffle disincantati di Sheryl Crow. La recitazione si fa sempre piu` ardita, man mano che ci si allontana dai singoli, immersa in contesti sempre piu` complessi, per culminare nel decor di violini e tromboni di Vegas.
Il finale, a sorpresa, recupera invece il formato tradizionale della canzone rock, con finalmente riff e cadenze e melodie come dio comanda, e allora sventolano il ritornello epico di Twisted e il rock vibrante in stile Pretenders di Pyrotechnician.
A favore del gruppo e della cantante gioca l'arrangiamento chitarristico, che rifuggendo dai riff affilati, produce un subdolo rumore di sottofondo, fatto di distorsioni, dissonanze e accordi sgraziati in liberta`, un ruvido barrage di suoni che funge piu` da motore che da staffilata. Le ondate di cimbali della batteria non fanno che seguire questo spirito

The It Girl (Indolent/Arista, 1996) segna una svolta. La produzione piu` professionale, con la parte strumentale quasi assordante, e un continuo ricorso ad arrangiamenti sofisticati, non giova al sound degli Sleeper, che era felicemente ancorato alla teatralita` sommessa di Louise Wener (uno dei pochi veri talenti canori ad essere emerso dall'intero brit-pop). Questo e` il sound degli Oasis, metti o togli un decibel. Le fanfare swinganti e i girotondi infantili di Feeling Peaky o l'impeto marziale di Dress Like Your Mother confondono piu` che altro le idee. Gran parte delle canzoni non hanno ossatura. Peggio: il canto di Wener e` diventato un concentrato di stereotipi del momento. I singoli What Do I Do Now (un brit-pop con arrangiamenti synth-pop) e Sale Of The Century (il reggae dei Clash) non aggiungono molto al loro pedigree. I ritmi da ballo che affiorano qua e la` sfociano nella disco-music di Nice Guy Eddie, perfetta imitazione della piu` sbiadita Blondie.

Pleased To Meet You (Indolent, 1997), il terzo album, che ruba il titolo a una pietra miliare dei Replacements, rivela una Wener sempre piu` attrice e meno cantante. Questa piccola Nico pennella una She's A Good Girl, ma non riesce a tenere in piedi un disco che, come i precedenti, manca fondamentalmente di idee e ha l'unico pregio di essere piu` originale e soprattutto personale del brit-pop (almeno in Romeo Me e Motorway Man) senza neppure perdere in orecchiabilita` (Rollercoaster). Non sorprende pertanto che gli arrangiamenti si siano piegati agli standard di moda in Gran Bretagna, con violini ed elettronica in primo piano.

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