After perfecting arrangements and heightening the rhythmic tension, the band began resembling a less accomplished Saint Etienne on Jamboreebop (RCA, 1996). Simmonds is no disco diva and can't lift the songs from their torpid hypnosis. Mostly, the epic fanfare of Fluorescent Sea, the arcane and desolate atmosphere of And Love Will Fall (reminiscent of Lycia), the symphonic Smile and the sexy Hello (the 1995 hit single, with Curved Air-y violin and middle-eastern percussion) fluctuate in a limbo between dream-pop and synth-pop, enveloped in dense cloud of meandering keyboards and psychedelic guitars.
State Of Grace are on their home turf when they stretch out in extended rave tracks. Bitter Sun (11 minutes) starts with a breezy Cocteau Twins-style solfeggio over a surreal organ carillon and a thick carpet of booming percussions, but later accelerates in a wild Stone Roses shuffle that soars in a deafening crescendo. Two of the early singles appear again: the Camden remix (8 minutes) is an ethereal, dilated raga-infected psychedelic jam; the Ruby Sky remix (10 minutes) has a folkish feeling, as if the Fairport Convention played Magical Mystery Tour. All in all, the album is a milestone of British dance-pop.

Everyone Else's Universe (3rd Stone, 1997) puts progressive-rock to a dance rhythm with the 22-minute six-part suite Conspiracy and indulges in seductive, languid ambient with See-Saw (9 minutes).

Sometimes (State of Grace, 1999), and its remixes on More (State Of Grace, 2000), are even too stubborn in their quest for atmospheric albeit danceable sounds.

State Of Grace, un complesso dance-pop inglese guidato dalla cantante Sarah Simmonds e dal chitarrista Paul Arnall, debuttano con una rosa di singoli memori del dream-pop dei Cocteau Twins, ma indirizzandoli ad un pubblico rave: Camden (1992), Love Pain And Passion, Miss You. I singoli sono raccolti più tardi su Pacific Motion (3rd Stone, 1994), insieme con altre rarità. Il loro punto forte è il remix esteso di questi singoli, lunghi “trip” acidi che soddisfacevano la domanda del rave di una musica dance altamente caricata.

Dopo aver perfezionato gli arrangiamenti ed aumentato la tensione ritmica, la band comincia a somigliare ai Saint Etienne su Jamboreebop (RCA, 1996). Simmonds non è una diva della disco music e non può sollevare le canzoni dalla loro torpida ipnosi. Soprattutto, la fanfara epica di Fluorescent Sea, l’atmosfera arcana e desolata di And Love Will Fall (che ricorda Lycia), la sinfonica Smile e la sexy Hello (la hit del 1995, con violino e percussioni medio-orientali alla Curved Air) fluttuano in un limbo tra dream-pop ed synth-pop, circondate da una densa nuvola di tastiere vaganti e chitarre psichedeliche.

Gli State Of Grace sono a casa quando si esprimono in tracce rave estese. Bitter Sun (11 minutes) comincia con un fresco solfeggio alla Cocteau Twins su un carillon surreale di organo ed uno spesso tappeto di percussioni esplosive, ma più tardi si lancia in un selvaggio shuffle alla Stone Roses che si libra in un crescendo assordante. Due dei primi singoli appaiono ancora: il remix di Camden (8 minutes) è un’eterea jam psichedelica, influenzata dai raga; il remix di Ruby Sky (10 minutes) ha una atmosfera folk, come se i Fairport Convention suonassero Magical Mystery Tour. L’album è una pietra miliare del dance-pop inglese.

Everyone Else's Universe (3rd Stone, 1997) unisce il progressive-rock al ritmo dance con la suite da sei parti in 22 minuti Conspiracy ed indulge in un ambient seduttivo e languido con See-Saw (9 minutes).

Sometimes (State of Grace, 1999) e i suoi remix su More (State Of Grace, 2000), sono anche troppo ripetitivi nella loro ricerca di suoni atmosferici ma ballabili.