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Fra i tanti che hanno tentato di riprendere il discorso pan-etnico e psichedelico
della Third Ear Band
ci fu anche il trio Tuu formato in Inghilterra dal
percussionista Martin Franklin, dal flautista Richard
Clare e dal tastierista Mykl O'Dempsey (ex
Magic Mushroom Band).
Franklin e O'Dempsey iniziarono durante gli anni '80 a suonare a spettacoli multimediali.
Franklin si uni` poi a Clare e registro` alcune composizioni per elettronica
e flauto, pubblicate soltanto anni dopo su Invocation
(Hic Sunt Leones, 1995).
I tre unirono le forze per realizzare un suono liberamente ispirato alla musica new age, e in particolare alle piece di Steve Roach.
Le piece di One Thousand Years (SDV, 1992) immergono i colpi dei gong in
un melma digitale ottenendo effetti che sono a meta' strada fra il psichedelico
e l'arcano. Il principio che presiede all'intera opera e` il manierismo
piu` lambiccato. L'enfasi e` quasi tutta sulle sonorita` cristalline,
pulitissime, quasi sacre. Ogni brano viene "scolpito" piu` che suonato, con
un'attenzione meticolosa, quasi ossessiva, per il dettaglio. Lo svolgimento
drammatico viene pertanto ridotto all'accostamento e alla sovrapposizione di
timbri. Il ritmo non esiste piu`, la musica si scioglie con una lentezza
esasperante.
Franklin registro` anche un album con Michael Northam,
An Opening Of Earth (SDV, 1993), contenente una lunga jam di live
electronic music.
All Our Ancestors (Waveform, 1995), con Rebecca Lublinski subentrata al flauto, estende
l'arsenale delle percussioni (pentole d'argilla, tamburelli, campane
tibetani, flauti bansuri, oltre a una batteria di sintetizzatori, loop
e campionatori) e ottiene risultati tecnologicamente piu' brillanti.
Rainfall perfeziona la loro prassi di improvvisazione spirituale:
il timbro ovattato del flauto intona una dolce melodia, ma il brano vale per
la lenta trance di suoni luccicanti disposti con un gusto per la nitidezza e
la severita` degno di un giardino zen. Le parti si invertono invece
in Triple Gem Of Wisdom, quando sul borboglio sinistro degli oggetti
prendono il sopravvento i canti fatati dei flauti.
Tracce della world-music sognante di Jon Hassell affiorano in
Stillpoint In Motion, tracce delle filigrane minimaliste di Harold Budd
affiorano in Illumination.
Il massimo di movimento ha luogo nella lenta e marziale cerimonia di
All Our Ancestors. Shiva Descending e` avvolta in un rombo cupo, che,
unito ai tinni dei campanelli, crea un'intensita` liturgica, ma la messa
non comincera` mai, si alternano soltanto rumori indecifrabili e flebili
note di flauto.
I TUU sembrano riuscire meglio quanto piu` si allontanano dalla facile
suggestione dell'esotico e si avvicinano invece all'austerita` della musica
da camera.
Sono tutti trucchi che la new age aveva gia` scoperto vent'anni fa, e che
innumerevoli musicisti hanno sfruttato fino alla nausea, ma i fan dei TUU
non lo sanno. Come nel caso della new age, a seconda dei gusti, questa e`
musica sublime o semplicemente snervante.
Franklin si concede una pausa e da` vita con il flautista Nick Parkin e
il percussionista Eddy Sayer dei
Lights In A Fat City
al progetto Stillpoint, di cui esce
Maps Without Edges (Beyond, 1996 - City Of Tribes, 1998).
Sempre melodiosa ed elegante, senza peso, in lenta evoluzione, la musica di
Mesh (Hearts Of Space, 1997)
vive di questo suo non essere, non diventare, non terminare. E` pura
ispirazione, lasciata fluttuare nell'etere delle idee musicali.
Protagoniste delle composizioni sono quasi sempre le percussioni, che guidano
e condizionano lo svolgimento della musica. Quando prendono il sopravvento,
l'atmosfera di fa piu` etnica, e in particolare indiana, come in Migration.
La title-track si immerge in uno scenario primitivo, fra battiti di giungla
(sempre un po' indianeggianti) e sibili gentili di elettronica.
Quando interpretano il ruolo piu` subdolo e psicologico di controcanto
all'elettronica, nascono gli affreschi ambientali piu` suggestivi, come
Kalpa Taru, una tela di droni sospesi su cui ricamano un forte ronzio di
conchiglia e suadenti campanelli tibetani, o come Stone To Sand, una
trance per rumori d'acqua, voci di fantasmi e veli d'archi.
L'aspetto piu` originale del loro sound e` pero` il suono del flauto.
Lo strumento sa essere tanto voce nel deserto quanto fioca luce di stella quanto
sibilo di vento, e complementa in tal modo con un elemento umano e positivo le
angosciose partiture dell'elettronica.
Crack Between The Worlds e` di fatto un lungo assolo improvvisato di flauto,
con accompagnamento di elettronica e percussioni, ed e` anche il brano che
ricorda piu` da vicino la musica del deserto di Roach.
Nel paesaggio spettrale di Four Pillars il flauto d'inalbera come una brezza
fra le colonne di un tempio antico.
La sofisticazione del suono ha pochi rivali in Europa, a parte Vidna Obmana
e Lightwave. Rimane qualche dubbio su un'operazione affidata esclusivamente
alla suggestione dei timbri. Manca a questi brani una reale consistenza.
Manca a questa musica un reale messaggio. E` il barocco della vecchia musica
elettronica, non il romanticismo della nuova musica da camera.
Il gruppi si e` ridotto al duo Martin Franklin e Mykl O'Dempsey, e meta`
dei brani sono anzi del solo Franklin.
Terma (Hearts Of Space, 1998) e` in realta` una collaborazione fra
il solo Martin Franklin (titolare della sigla TUU) e il flautista Nick Parkin.
Il disco contiene sette suite ispirate al Buddismo del Tibet. Franklin stende
un soffice tappeto di percussioni etniche e Parkin fa librare i vagiti
eterei del suo flauto. Il progetto evita accuratamente di indulgere nella
trance da diporto, e risulta stucchevole soltanto quando tenta di enucleare
il folklore etnico del Tibet (Djinn, Serpent Fire).
La coppia ottiene effetti suggestivi soprattutto in Water Memory,
quando gli echi del flauto incalzano da tutte le direzioni e subentra un senso
inquietante di alienazione, e in Ghosts In The Landscape, quando
l'elettronica e le percussioni affrescano panorami d'incubo nello stile
psico-cromatico di Steve Roach. Magus vegeta
all'incrocio fra l'invocazione fatalista dei flautisti pellerossa e
i richiami agonizzanti di Jon Hassell. Completa un'opera varia e seducente
la paesaggistica di Terma e Plateau, distese desolate di piccoli
rumori angoscianti.
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