- Dalla pagina sui Verlaines di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

I neozelandesi Verlaines di Graeme Downes sono emblematici dell'erudizione e dell'austerità che permeano il pop neozelandese.
Nelle loro mani la "canzonetta" diventa una composizione tanto seria quanto un pezzo di musica classica, tanto profonda quanto una poesia di Verlaine.

Formati nel 1981, dopo un primo EP pubblicarono il singolo Death And The Maiden (1984), con un minuto di assolo d'organo stonato che sembra parodiare In A Gadda Da Vida degli Iron Butterfly o la Light My Fire dei Doors. L'EP Ten O'Clock In The Afternoon (Flying Nun, 1985) è il loro manifesto artistico: Joed Out dichiara apertamente il loro amore per il beat, quello incontaminato dei primi anni '60, ma le sonorità ruvide e spavalde di Baud To Tears lasciano anche intuire che il punkrock non è passato invano (nè tantomeno Elvis Costello). L'incedere spigliato di You Say You fa pensare ai Feelies, ma con un'infiltrazione di eventi atonali qua e là.
Il vero capolavoro è Burlesque, che spezza il ritmo in continuazione senza mai perderlo e inframezza un assolo d'organo fiacco e fuori tempo. Downes riforma il pop in maniera più radicale di quanto facciano i Chills o i Clean, e per questo sarà punito con una emarginazione più lunga.
I primi singoli ed EP verranno raccolti su Juvenilia (1987).

Sull'album Halleluja All The Way Home (Slash, 1985) fa la sua comparsa l'oboe di Downes; ma si tratta di un disco di transizione, che non sfrutta appieno le intuizioni dell'EP.

A spingersi più avanti è semmai Bird-Dog (Slash, 1987), nel quale le canzoni sono sì semplici e dimesse, di una malinconia che va oltre il crepuscolare e lambisce patologie da manicomio, ma al tempo stesso sono ciascuna abbellita da uno strumento (a fiato, ad archi, pianoforte) più nobile del convenzionale trio rock. Sommata ai ritmi sempre un po' obliqui (merito del batterista Robbie Yeats), tanto dimessi che dovrebbero essere trascurabili, ma tanto irregolari che finiscono per essere protagonisti, e sommata alle liriche coltissime, questa trovata ha un effetto quasi "straniante". Così Makes No Difference avanza fiacca e insicura, ma è punteggiata da un corno e un'armonica; il ritornello frizzante di Dippy's Last Trip è propulso da un pianoforte da saloon; i fagotti incalzano la novelty alla Bonzo Dog Band di Icarus Missed; fino al gran finale di C.D. Jimmy Jazz And Me, una filastrocca alla Richman che pure sfodera quasi un'intera orchestra e di conseguenza tutta una serie di metamorfosi sinfoniche.
L'effetto più suggestivo, per quanto quasi imbarazzante, è quello del coro femminile da anni '50 (la bassista Jane Dodd più Caroline Easther), impiegato ad arte in You Forget Love, uno dei suoi beat innocenti, e in Just Mum, una predica affettuosa da timido adolescente (ma con testi degni di un saggio filosofico). Il suo crooning impazzito sulle cadenze febbrili alla Feelies di Slow Sad Love Song, la ninnananna a passo di valzer di Only Dream Left, la cantilena infantile sul cadenzato rhythm and blues della title-track ne fanno un genio della musica capace degli accostamenti più audaci.

Meno versatili ed eccentrici, il successivo Some Disenchanted Evening (Flying Nun, 1990), con Jesus What A Jerk e The Funniest Thing Ready To Fly (Slash, 1991), con la squisita Tremble, Gloom Junky e Such As I (ma anche con qualche arrangiamento orchestrale di troppo), non riusciranno a ripetere quel miracolo, anche se poco a poco conferiranno a Downes lo status di cantautore più erudito della Nuova Zelanda.

Way Out Where (Slash, 1993), che aggiunge una seconda chitarra alla line-up, segna invece il ritorno a uno stile più spontaneo, quasi rock and roll, e sfodera un paio dei loro brani più riusciti: Mission Of Love e I Stare Out.

Nel 1994 Downes si è laureato con una tesi su Mahler e ha diretto il dipartimento di Musica dell'Università di Otago (Nuova Zelanda) fino al 2020, quando gli è stato diagnosticato un tumore che avrebbe necessitato di cure e riabilitazione.


(Tradotto e integrato da Stefano Iardella)

Over The Moon (Sony, 1996) è stato l'ultimo album dei Verlaines.

Nel 1999 Graeme Downes ha composto, suonato e registrato Hammers And Anvils (Matador, 2001). Il drammatico canto di Hammers And Anvils, la tensione caotica di Cattle Cars And Chainsaws, il nervoso blaterare di Day Of The Dead e l'epica disperazione di Rock'n'Roll Hero mostrano al meglio la personalità intrepida, anche se insicura, di Downes. I suoi maldestri tentativi di pop (sia quello in stile Beatles, come in Alright By Me, sia quello romantico, come in Shoreleaves e Mastercontrol) tendono a risultare piatti, ma la sua interpretazione della tradizione dei brani da show (January Song, Getting Out Of It) e della tradizione del folksinger anni '70 (Song For A Hollywood Road Movie potrebbe essere una rarità di Joni Mitchell) risultano convincenti.
Le abilità di Downes come narratore sono intatte. Può raccontare una storia con passione, rabbia, rimpianto, disprezzo, umorismo e passare da uno stato d'animo all'altro con elegante nonchalance. I Verlaines a volte venivano meno quando la canzone risulta troppo "sottile", fragile, incompleta. Si veda la differenza che fa un vero arrangiamento in Rock'n'Roll Hero, una mini-epica potente e una delle canzoni più straordinarie della carriera di Downes.

You're Just Too Obscure for Me (Flying Nun, 2003) è un greatest hits dei Verlaines, contenente 18 canzoni.

Dunedin Spleen (2019) è l'ultimo studio album dei Verlaines, reso disponibile tramite download digitale, e successivamente pubblicato in formato vinile e CD nel 2020/2021 dalla Schoolkids Records.


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