- Dalla pagina sui Volapük di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto e integrato da Stefano Iardella)

L'avventura successiva di Guigou Chenevier dopo gli Etron Fou Leloublan fu Encore + Grande, come documentato su Total Bliss (1987).

Volapük si è formato nel 1993 nel sud della Francia: un trio di clarinetto, violoncello e percussioni che attingeva liberamente dalle partiture orchestrali di Frank Zappa, dal balletto fauve di Stravinsky, dalle tecniche minimaliste, dal jazz-rock di Canterbury, dal jazz da camera, coronando il tutto con pezzi di musica circense.
I pezzi strumentali del loro album di debutto, Le Feu Du Tigre (Cuneiform, 1995), sono essenzialmente fanfare di diversa grandezza e funzionano molto meglio delle canzoni. Ciò che dà credibilità alle composizioni è essenzialmente l'infrastruttura muscolare dei loro arrangiamenti. Per quanto semplici e ordinati possano sembrare i temi melodici, sono intrisi di colpi di classe da parte di un trio di improvvisatori esperti. Più lo stile è ambizioso, più il senso dell'umorismo è gradito e rinfrescasnte. A regnare sono i tempi divertenti. Il contrappunto è comicamente perfetto. Gli assoli sono vivaci e pazzi. Abbondano le parodie della musica classica e popolare. Stravinsky si trasforma in un clown nella title-track, Bach Is Back e Chandelle Verte. Le fanfare da circo esplodono senza vergogna (We Can e El Sombrero). La filosofia di Dada permea suite surreali come Des Objects De La Plus Grande Importance. Coca Cola crea un ibrido tra i Fugs e gli Art Bears. Un tocco di latin jazz (La 7e Nuit) dissipa ogni dubbio sul fatto che si tratti di musicisti seri. Per coloro che amano gli sforzi più d'avanguardia, questo sound progressivo potrebbe sembrare un po' troppo tradizionale, ma la pura eleganza del progetto dà la garanzia di poter conquistare tutti i cuori.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Con Slang (Cuneiform, 1997) la musica strumentale dei Volapük eguaglia e forse sorpassa quelle dei loro antenati transalpini (Art Zoyd, Universe Zero) sia in fatto di composizione sia in fatto di esecuzione. Siamo ormai al limite della musica classica più forbita, anche se questa è orchestrata soltanto per violoncello (Guillaume Saurel), clarinetto (Michel Mandel) e percussioni.
Il rock strumentale dei Volapük si discosta dal genere di progressive-rock classicheggiante che è la tradizione della Francia. I loro temi ricordano un'Art Ensemble Of Chicago senza il jazz, o un Lol Coxhill senza la banda, o il Fred Frith di Speechless senza la chitarra. Sono esperimenti curiosi e spesso divertenti sul modo di organizzare le note.
In questo disco il trio eccelle soprattutto nelle nervose partiture da camera al confine fra Penguin Cafè Orchestra e Michael Nyman, talvolta (Dunaj) sorrette dalla ritmica più bislacca (un frenetico tip tap, droni di didgeridu e acrobazie della batteria), talaltra (Taragot) imbastite stravolgendo rondò settecenteschi e adagi barocchi, o ancora (Les Enfants De La Guerre) abusando melodie da bistrò intrise di spleen. Gran parte del loro repertorio ha il piglio del teatro dell'assurdo. Apici comici sono la musica per marionette di 2.3.4. e la musica per carovana araba di Machine A Coudre. Il loro semi-minimalismo buontempone si regge sui duetti fra violoncello e clarinetto, ora petulanti ora clowneschi, ora cervellotici ora fanfaroni, e sulle spettacolari invenzioni ritmiche.
Come precedente, il disco è frammentato (altro fatto che li accomuna a Frith), e molti dei quindici pezzi sono soltanto degli spunti a seguire, che il gruppo rifiuta rigorosamente di seguire, secondo i più ortodossi canoni del dadaismo.
Il batterista Guigou Chevenier (ex Etron Fou Leloublan e titolare anche dei Les Batteries con Rick Brown dei Run On) ruba spesso la scena ai compari.
La sua statura di compositore è garantita da piece come L'Esqulve Est Superleure A L'Attaque, tanto sgrammaticata quanto il titolo, dalla quale è assente proprio la batteria.


(Tradotto da Stefano Iardella)

L'album solista di Guigou Chevenier Les Rumeurs De La Ville (Cuneiform, 1998) è stato in realtà eseguito dai Volapük e da amici ma sovrainciso con musicisti di strada. Raccoglie composizioni per settetto (sax, clarinetto, violoncello, tastiere, chitarra, basso, batteria) e improvvisazioni di musicisti amatoriali. Il risultato sono brani semi-classici come Les Yeux Sans Visage, Petit Piano, El Zorro, Les Phoques , Guerre, Poisson Magique. Chevenier ha anche composto la musica di scena per Le Diapason Du Pere Ubu.

La formazione dei Volapük composta da violoncello, clarinetto, batteria e adesso anche violino (Takumi Fukushima, un ex dei giapponesi After Dinner, attualmente residente in Italia e interprete per ensemble francesi e cechi) ha pubblicato il proprio lavoro più coeso finora, Polyglot (Cuneiform, 2000).
Quelli che sembravano esperimenti ora suonano come composizioni classiche, strutturate freddamente ma condotte con calore. Vieux Futur mescola musica da camera espressionista, folklore dell'Europa orientale e l'orchestrale Theme Friom Burnt Weeny Sandwich di Frank Zappa. L'immaginazione del combo vola alle fiere etniche e medievali con Nusrat e si dirige verso il laboratorio minimalista di Michael Nyman con Des Liens Invisibles. Si aggiunga un po' di Stravinsky e Ravel, affinchè la maggior parte di questi pezzi (in particolare il drammatico Tante Yo) si possano facilmente evolvere in balletti fauve. Inoltre, il proverbiale senso dell'umorismo di Chevenier si è sviluppato in un elemento compositivo a sé stante, che emerge in innumerevoli cenni alla farsesca musica vaudeville, due dei quali spiccano: la superbamente nostalgica Valse Chinoise (con una sfumatura dall'arguzia della Bonzo Band) e soprattutto Technovo, la loro composizione più divertente e orecchiabile, che suona come una versione frenetica della Penguin Cafè Orchestra. Mentre il combo di Chevenier aumenta l'enfasi sull'orchestra e minimizza la rock band, il suo lavoro assomiglia sempre più da vicino al lavoro di Simon Jeffes con la Penguin Cafè Orchestra. Chevenier dirige in modo magistrale, mettendo in risalto la drammatica tensione tra percussioni e strumenti ad arco.

L'ultimo album dei Volapük è stato Where is Tamashii (2003).

Guigou Chenevier ha anche collaborato con Nick Didkovsky su Body Parts (2000) e ha pubblicato gli album solisti Le Batteur Est Le Meilleur Ami Du Musicien (2003) e Pieces Musicales Avec Vue (2006).

Dopo 17 anni di attività, i Volapük annunciarono il loro scioglimento nel marzo del 2010.

Guigou Chenevier si innamorò poi del gamelan e riunì cinque musicisti francesi e sette indonesiani per realizzare Kudu Bisa Kudu (Cuneiform, 2022), registrato dal vivo nel maggio 2017 e accreditato a Balungan. L'esperimento produce sia l'attesa fusion dada-gamelan (Javanese TGV e The Guy I am), ma anche il prog-gamelan teatrale degli otto minuti di Wewarah e soprattutto gli otto minuti di Meet, distorto e psichedelico. I dodici minuti di Beteng trovano un modo per bilanciare free-jazz, gamelan e canto da musichall finto-operistico.


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