Will e` la formazione originale (Chris Peterson alle percussioni e John McRae al
canto) di Rhys Fulber, il co-protagonista dei
Front Line Assembly e dei loro svariati progetti
collaterali.
I Will realizzano una suggestiva fusione di techno con armonie classiche
nell'album Pearl Of Great Price (Third Mind, 1991), una sorta di messa
pagana composta fra il 1987 e il 1990 che anticipava gli Enigma.
I cerimoniali comprendono vespri austeri per coro di monaci e organo a canne
(come Summoning) o per coro di morti e percussioni marziali (Sacrament Of Penance). Il
brano piu` riuscito e` anzi forse quella fuga barocca per campane e organo dell'Epilogue.
L'espediente compositivo piu` usato e` quello della ripetizione di una figura
ritmico-melodica elementare, talvolta in crescendo ma piu` spesso soltanto iterata meccanicamente; su di
essa si stagliano poi le urla agonizzanti di McRae e motivi dimessi di elettronica. Ne scaturiscono tanto
incubi terrificanti come Exhaust Inhibits, quanto esuberanti fanfare minimaliste come
Crowning Glory. Non a caso Fulber azzecca persino un bolero per campane e tamburi,
Crusade, sempre avvolto in sinistre sonorita` medievali.
La sensazione di tragedia universale trascende in visione apocalittica quando
l'elettronica e la ritmica prendono il sopravvento sulle scansioni, come in Visible Second Coming;
ma il brano di maggior effetto e` forse Furnace Of Souls, proprio quello in cui la prassi viene
abbandonata a favore di un lento popolarsi di rumori e voci subliminali. Nell'insieme il disco riesce a
comprimere in un'ora una tensione spasmodica, di gran lunga superiore a quella accumulata in dieci anni
di Front Line Assembly.
Il minialbum Word Flesh Stone del 1992 ne costituisce l'epilogo fra
apoteosi epiche e suspence agghiaccianti. Tutta la loro raffinata arte paleo-gotica e` riassunta ed esaltata
dalla polifonia spettacolare di Furnace Rekindled: su una cadenza stentorea si corica un filo di
elettronica tenebrosa, un coro di monaci intavola melodie sempre piu` ardite sovrastato da uno scampanio
in crescendo minimalista. Le musiche da processione di Triumph lasciano intuire cerimoniali
orripilanti, con quelle variazioni "bachiane" alle tastiere, il passo da marcia funebre scandito da tamburi
militari e da rintocchi di campane e le urla sempre piu` invasate del coro.
L'apice drammatico viene toccato dal coro titanico di Kingdom Come,
che sembra uscito dal requiem di Verdi. Anche i balletti con meno pretese, come Father Forgive,
sono orchestrati in maniera barocca, tripudi di fughe clavicembalistiche, di dizioni alla Laibach, di
turbinose sezioni d'archi.
Il loro metodo compositivo si regge su una variante del minimalismo, ma un
minimalismo utilizzato per dar luogo alla sua antitesi, per generare atmosfere magniloquenti, opprimenti,
tesissime. Alla fine rimane la sensazione di aver visto un documentario i cui protagonisti sono corpi morti
rianimati.
Al tempo stesso e` ulteriormente aumentata l'enfasi bellica/teutonica, fino ai
vertici spasmodici di All Victorious.
I loro sono i rituali pagani di un evo futuribile, avvolti nella nebbia in rapido
movimento degli incubi.
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