- Dalla pagina su Ilyas Ahmed di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

Ilyas Ahmed, nato in Pakistan e residente in Minnesota, ha debuttato come uno dei tanti prolifici chitarristi solisti sulla scia di John Fahey e Jack Rose, ma si è orientato verso l'estremità raga-psichedelica dello spettro.

Nel suo album di debutto Between Two Skies (2005) la chitarra acustica non è l'unica protagonista, ma il centro di massa di un paesaggio sonoro sfocato di voci senza parole, pianoforte, inquietanti droni e percussioni sparse. Queste rapsodie post-folk con acustiche e fingerpicking confinano con la musica new-age in Black Midas e con la trance pastorale in Night Song (come Leo Kottke che esegue un concerto minimalista), ma creano un'atmosfera gotica trascendentale in As Those Above ed evocano un purgatorio spettrale in Samanjhna. I sedici minuti di To You Soon/ Silence the High sono inizialmente una jam caotica e discordante nella vena del free-jazz e del soundscaping astratto, e poi una danza esotica surreale.

Le quattro improvvisazioni di chitarra acustica di Towards The Night (2006) rappresentano le registrazioni che lo hanno consacrato accanto ai classici. Circular Sky (7:44) è un flusso di coscienza pensieroso, e Golden Eyes (7:36) un tormentato ritratto colloquiale. Satanta's Hand (14:56) abbraccia un ibrido di lenta trance Zen e riflessione blues. A coronare l'album c'è Shumsun (13:05), un concerto più aggressivo di armonici a cascata.

Century Of Moonlight (2006) si apre in un'atmosfera di mistero spirituale con Softly Tomorrow, che suona come il remix di una preghiera buddista, e raggiunge l'apice con i tredici minuti di Red Spring, una delle sue improvvisazioni più criptiche e subliminali, abbinata a un paesaggio sonoro straziante che combina un drone alieno con rumore percussivo. L'album gioca con la dissonanza nella jam che si liquefa lentamente, The Gathering. Kabhi Ma Boley Ashista, di tredici minuti, è un raga per voci ronzanti e tanpura contro jam di chitarra e sitar in forma libera.

Yahan Aur Wahan (2006) è un altro set di quattro lunghe improvvisazioni, ma questa volta la coesione e il pathos sono in gran parte assenti, specialmente nella cantata (e monotona) Suddenly Expected (11:23) e nella flamenco-ish 1000 Lights (7:40). Il brano alla Fahey 100 Veils (9:57) e l'eterea e impressionistica Descend Again (9:21) suonano meglio.

Nel 2006 si è trasferito in Oregon. Il lamento/preghiera di 31 minuti Speaking Of Shadows (2006) è per lo più guidato dal canto, forse influenzato dalla musica vocale pakistana, con un intermezzo di musica da camera dissonante.

The Vertigo Of Dawn (Time-Lag, 2008) raccoglie i primi lavori.

Goner (Root Strata, 2009) è stato il suo album "rock": chitarra elettrica, basso e batteria e praticamente nessuno strumento acustico. Canzoni roboanti come Earn your Blood sono uno strano ibrido di southern boogie ruggente e jam prog-rock. Il suo canto è un ululato torbido in canzoni come Out Again e un sussurro indistinto e strascicato in Enter a Shadow; difficilmente piacevole. Il ritmo caraibico quasi samba di As Another è un fastidioso supporto per il brano dream-pop di nove minuti.

Ahmed, tuttavia, ancora non padroneggiava completamente la chitarra elettrica e il canto sul confuso With Endless Fire (Immune, 2012), contenente la meditazione monotona di nove minuti Now Sleeps, la vignetta allucinatoria Sapphire e la sognante ninna nanna dilatata By The Light, ma anche un'enfasi più senza meta nello stile di Goner come Stained Sky e gli otto minuti di My Mirage.

Il mini-album di otto canzoni I Am All Your Own (2015) è tornato a un formato acustico più umile, ma ha insistito sulla voce. Ahmed flirta con lo slo-core nella psichedelia soft di City Daze e nella delicata elegia folk The Last Laugh.

Closer to Stranger (2018), che contiene pezzi più brevi, per lo più slo-core psichedelico e vignette dream-pop con testi metafisici (in particolare Meditation On The Split Self e Fever Pitch).

La cassetta Behold Killers (Geographic North, 2019) è tornata nostalgicamente al formato di quattro lunghe meditazioni (beh, in realtà sono tre), tranne per il fatto che Pass No Jazz (15:51) è immersa in un claustrofobico paesaggio sonoro industriale, ben lontano dalle atmosfere bucoliche del 2006. Non meno intrigante è Metal Freedom (10:22), che unisce l'estasi pastorale all'etere psichedelico fluttuante. Wild Violet (8:56) è il nuovo Red Spring, un fragile e scintillante flusso di coscienza che evoca tramonti solitari. Questa umile cassetta segna un sorprendente ritorno alla forma.

Ahmed si è poi rivolto alla musica ambient statica/maestosa con la piece da 40 minuti di How to Transform Into Complete and Total Silence (2020) e con la piece da 20 minuti di Sudden Venom (2020).
You Can See Your Own Way Out (Devotion, 2021) documenta una collaborazione con Jefre Cantu-Ledesma (Tarentel).

I paesaggi chitarristici di A Dream of Another (Geographic North, 2023) si avventurano oltre la musica ambient, in territorio glitch. I sette minuti di Etched in Smoke attivano increspature di suoni metallici torbidi mentre i dieci minuti di A Dream of Something mescolano un lavoro di chitarra jazz con droni di synth.

Ilyas Ahmed suona anche con i Grails.


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