Dalla pagina sugli How to Dress Well di Piero Scaruffi (Editing di Stefano Iardella):
Il musicista newyorkese Tom Krell ha debuttato con il suo progetto How to Dress Well su Love Remains (Lefse, 2010), una raccolta di ballate al rallentatore, cantate in un falsetto androgino, che sembrano strisciare fuori lentamente dalla psiche devastata di un tossicodipendente. La spettrale ninna nanna You Hold The Water solca un sottile ritmo voodoo e striduli droni elettronici. La portata della devastazione psichica è rivelata da Ready For The World, in cui il lamento agonizzante nuota in un paesaggio sonoro digitale fatto di linee di basso balbettanti e ritmi catatonici come un naufrago solitario alla deriva in un oceano senza rive; e, infatti, dopo qualche richiamo di sirene, le tastiere intonano una versione pacata delle trenodie dei Suicide. Can't See My Own Face e My Body sono così spartani ed eterei (con i ritmi più banali) che la loro atmosfera confina con la psichedelia astratta. Lover's Start sostituisce i ritmi con il riff in loop di una chitarra elettrica mentre la voce si avvolge in modo simile attorno a una melodia dilatata. Suicide Dream 1 e Suicide Dream 2 si sbarazzano completamente del beat, e il noir estatico delle voci si avvicina a uno stadio di nevrosi molto avanzato. Il duetto di Decicions, tuttavia, sembra fare riferimento ad antiche cerimonie esotiche e ad una contorta forma di spiritualità. Un po' di sollievo arriva dal lied ambient di pianoforte Escape Before The Rain, in cui Krell sembra fare i conti con la propria follia.
Per quanto riguarda le cose più vivavi, una chitarra strimpellata casualmente accompagna una melodia in stile Beach Boys su You Won't Need Me Where I'm Goin, e il ritmico blues elettronico di Walking This Dumb (un pezzo straordinario) duetta con i suoni di natura aliena. Tuttavia, è significativo che Krell non faccia granchè con i ritmi più orientati alla danza (Date Of Birth, Endless Rain, Mr By & By).
Le canzoni sono deliberatamente prodotte come bderoom music, condite con il sibilo e la staticità degli LP analogici (per riflettere lo stato mentale danneggiato dell'artista?) Krell è il Nick Drake della musica pop-soul post-dubstep.
Love Remains era una raccolta di ballate soul lo-fi, ma l'EP Just Once (Love Letters, 2011) vantava un suono quasi barocco per i suoi standard.
La produzione era quasi esattamente l'opposto del "lo-fi" di Total Loss (Acephale, 2012). La sua atmosfera intima è impostata dalla funebre, subacquea e quasi gotica When I Was in Trouble, "impreziosita" da terrificanti sonorità elettroniche. Il ritmo paludoso e gli arrangiamenti sofisticati che danno vita a Cold Nites rovinano quella magia, ma allo stesso tempo creano un paesaggio totalmente nuovo, una musica che unisce perfettamente trip-hop ed Enya. Se la sognante ed eterea Say My Name o Say Anyway appartiene più al secondo che al primo (anche se arricchito dalla ripetizione minimalista di un pianoforte alla Steve Reich), il primo, o una variante deformata del primo, permea gran parte del riposo senza sufficiente ispirazione o emozione per mantenere vivo l'interesse. Il materiale è debole: a volte Krell suona troppo nevrotico (Set It Right, con un crescendo oceanico che avrebbe potuto farne l'inno dell'album) e a volte ingenuamente derivativo (Il Michael Jackson-iano & It Was U?)
Ci sono davvero due album in What Is This Heart? (Weird World, 2014): uno riguarda la voce e i testi, che è moderatamente divertente grazie alle abilità vocali di Krell ma per lo più derivativi e stimolanti, e l'altro riguarda i paesaggi sonori creati dagli arrangiamenti elettronici (uno sforzo collaborativo con il produttore Rodaidh McDonald). Per quanto riguarda il primo album, 2 Years On e soprattutto See You Fall portano al limite il suo duttile falsetto, ma il canto letargico di Krell è più un'arma di distruzione di massa che una risorsa. Per quanto riguarda il secondo album, l'apice è il singolo Face Again, disseminato di effetti sonori e accompagnato da cori distorti (e non importa il ritornello scadente), ma ci sono molti altri tentativi di andare fuori dagli schemi, come gli archi sinfonici neoclassici di Pour Cyril. L'orecchiabile Precious Love (che prende in prestito il ritmo da Irreplaceable di Beyoncé) si sbarazza dell'isteria vocale, minimizza gli effetti di produzione, e finisce per essere la hit del giorno. Troppe canzoni fanno da riempitivo.
Care (Weird World, 2016), prodotto principalmente da Jack Antonoff, è un album di cantautori perseguitato dal falsetto alla Michael Jackson di Krell. I singoli Lost Youth Lost You e What's Up sembrano essere stati scelti deliberatamente per ferire la carriera di Krell: sono i peggiori della sua carriera. Fortunatamente, l’album contiene materiale migliore: la dolce e orecchiabile Can’t You Tell, la cinematografica The Ruins e la vivace Salt Song, arrangiata da Dre Skull con chitarra surf e magniloquenza prog-rock. Ma almeno la metà delle canzoni sono inutili. Questo avrebbe dovuto essere un EP di quattro canzoni.
A volte il fallimento è utile, poiché la rinascita generalmente richiede prima una crisi di qualche tipo. Krell è rinato su The Anteroom (Domino, 2018), registrato dopo essersi trasferito a Los Angeles. Le canzoni qui non hanno quasi nulla in comune con la schifezza pop-soul degli album precedenti. Sono kammerspiel minuziosamente arrangiati come Humans Disguised as Animals / Nonkilling 1. Krell crea i suoi paesaggi sonori più distopici (in particolare la seconda metà di Nonkilling 3 / The Anteroom / False Skull 1 e inserisce le sue litanie in falsetto nelle sue ambientazioni cinematografiche più memorabili (in particolare A Memory, The Spinning of a Body / Nonkilling 2). Sembra prendersi gioco di se stesso con il falsetto altissimo e sognante e gli archi isterici di Brutal / False Skull 5. E per quelli con una scarsa capacità di attenzione, l'album include anche l'orecchiabile canzoncina Nonkilling 6 / Hunger su un ritmo house galattico, così come la semplice ballata sussurrata Love Means Taking Action.
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