- Dalla pagina su Klive di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

Klive, il progetto dello scultore di suoni digitali islandese Ulfur Hansson, ha debuttato con Sweaty Psalms (Swollen Glands, 2008 - Mille Plateaux, 2010), una serie di vignette astratte che decostruiscono in vario modo melodie e ritmi. Blck e Giants sono mini-concerti di musica concreta: gorgogliante, rimbombante, tintinnante e ticchettio. Mardi Gras decostruisce le bande in parata di New Orleans attraverso rumori scricchiolanti, ritmi industriali e una triste sezione di ottoni. Facendo da ponte tra passato e futuro, la martellante Common Wealth vanta canti infantili e armonie da radio.
Abbandonando il regno digitale, Don't Give Up The Ghost si addentra in un festival percussivo tribale africano guidato da un flauto pastorale. Sweaty Psalms è un affresco ambient glitch che trabocca di sonorità inquietanti e alla fine mette in moto androidi malvagi. Quale sia il significato di tutto ciò rimane in gran parte ignoto.
Fondamentalmente, è uno spettacolo di vanità personale. È eclettico a tal punto da sembrare soltanto una serie di pezzi transitori di un artista che deve ancora decidere cosa vuol essere.


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