- Dalla pagina sugli Smoke & Mirrors di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

Gli Smoke & Mirrors erano un duo strumentale con sede in Arizona composto dal tastierista Michael Ely e dal chitarrista Spider Taylor. Il duo era già stato insieme nei Red Wedding, all'inizio degli anni '80, che rappresentavano una delle rare band apertamente gay nella scena di Los Angeles che suonava disco-punk futuristico, il cui lavoro fu successivamente raccolto su Red Wedding 1981-1985 (Lavanda, 2007).

Le 23 allucinazioni desertiche dell'album di debutto degli Smoke & Mirrors, The Perfume of Creosote: Desert Exotica Part One (Aural Fixation, 2003), mostrano un'ampia gamma di influenze, dall'acid-rock all'elettronica, a volte mescolandole nello stesso pezzo (Surya copre sia l'elegante world-music che la languida chitarra metal). Un po' troppo incline alle melodie kitsch new age, vanta comunque la feroce musica dance di When The Devil Was A Little Boy.

Il concept album su due CD e 22 tracce Deities (Aural Fixation, 2004), dedicato alle rappresentazioni musicali delle divinità indù, si basa su una palette stilistica più piccola ma su un'esplorazione più profonda degli stati d'animo. Alcuni pezzi sono racconti cinematografici complessi. Le tre parti di Brahma the Creator passano dolcemente da un drammatico vortice psichedelico disseminato di dissonanze di pianoforte a una musica orchestrale oscura e martellante che a sua volta porta a un crescendo di percussioni e cori etnici. Un'altra composizione in evoluzione di dieci minuti, Vishnu the Protector, si apre con alcuni minuti di oscuri frammenti melodici prima che un tema maestoso si erga sopra venti turbolenti e scompaia lentamente in un'eco scintillante di colori. Annunciato da una fanfara di corno, Krishna the Divine è strutturato come un pezzo di processione, con poliritmi sincopati di strumenti etnici ed esplosioni sinfoniche per evidenziare la marcia.
Tuttavia, la maggior parte del primo disco è descrittiva piuttosto che cinematografica, poiché ogni traccia crea un ritratto musicale della divinità. Un'ambientazione tipica è la combinazione di Indra the Rainmaker: dolci droni di archi e voci che si combinano con una caotica moltitudine di suoni metallici. Meno tipica è l'allucinazione desertica dei dieci minuti del salmo Saraswati the Wise, che si trasforma in una forma più convenzionale di rock strumentale per chitarra, nonostante languori spirituali alla John McLaughlin.
È uno dei tanti momenti in cui il duo suona sotto l'influenza della musica psichedelica. L'impressionista Peacocks and Swans è un altro di questi momenti: linee di chitarra distorte giocano con suoni di animali, ombre elettroniche e strumenti appena pizzicati.
Ahimè, il secondo disco sembra far emergere il lato edonista delle cose con una serie di brani ballabili. Si va dal tribale Hanuman the Monkey God al brasiliano Durga the Warrior fino all'esotico jazz-rock di Ganesha the Remover of Obstacles e Cobras and Garlands.
Inutile dire che questo secondo disco non è affatto originale, intrigante o addirittura divertente. L'unica eccezione è Parvati the Powerful, dodici minuti di estasi pastorale-psichedelica, che durano forse undici minuti di troppo. Nell'ultima traccia, però, Shiva The Destroyer evoca l'altra connessione più o meno ovvia, quella con il magniloquente rock progressivo dei King Crimson e dei loro seguaci.

Basato sulla storia di "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll, White Roses Painted Red (Aural Fixation, 2005) è una raccolta di vignette strumentali di pop elettronico post-Brian Eno. Tuttavia, la gamma stilistica si è nuovamente ampliata rispetto all'album precedente. Introdotto da un campionamento di un disco classico vintage, Alice è un movimento improvvisato in stile Mozart-iano, con archi sintetizzati e minuetto di pianoforte, impostato al tempo di una drum machine. The White Rabbit è un collage di registrazioni sul campo di animali rurali, un carillon distorto e un orologio che ticchetta. Falling Into the Underground è una fantasia psichedelica (toni di chitarra vacillanti, droni inquietanti, ondate orchestrali, gong). The Duchess ha una melodia semplice che è stata sottoposta a ogni sorta di mutazione, su un costante ritmo sincopato. La continua mutazione è anche il principio alla base di danze esotiche come The Cheshire Cat. Il contrasto nella sequenza può essere piuttosto sorprendente, seguendo un crescendo di archi in stile Michael Nyman con un pezzo di muzak kitsch. Diverse escursioni melodiche sognanti guidate dalla chitarra come The Smoky Caterpillar (un aggiornamento new age di Duan Eddy o dei Ventures) si alternano a pezzi più futuristici.
L'insieme mostra la qualità ingenua e pastorale delle suite di Mike Oldfield. Questa è la colonna sonora definitiva delle avventure surreali di Alice. L'unico inconveniente è la "macchina ritmica", che spesso toglie anziché aggiungere magia al progetto. Solo in una manciata di brani i ritmi sono veramente importanti (in particolare The Mad Tea Party, per stoviglie rotte, poliritmi africani, percussioni metalliche simili a gamelan, melodia di chitarra distorta e crescente cacofonia à la Tusk dei Fleetwood Mac).

Gli Smoke & Mirrors cambiarono nome in Michael and Spider e pubblicarono Iridescent Garden (2008), una raccolta di venti affascinanti brani strumentali nostalgici, che rendevano omaggio al genere Exotica degli anni '50 e '60 (Ventures, Santo & Johnny, Les Baxter, Martin Denny, ecc.).
I pezzi lenti e languidi (spesso arricchiti da ritmi funky) appartengono più allo spirito new age che alla musica rock.
Eccezioni degne di nota sono la vivace White Diamonds e il boogie Davy Jones' Locker (ma non tanto l'esagerata French Sailors). All'estremo opposto dello spettro, Starfish in a Liquid Sky è musica da camera astratta.


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