- Dalla pagina sui Backxwash di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Il rapper e produttore transgender di Montreal
nato in Zambia Ashanti "Backxwash" Mutinta (una "lei"),
originariamente membro del collettivo Grimalkin, ha debuttato con gli EP
F.R.E.A.K.S. (2018) e Black Sailor Moon (2018). Ha abbandonato la trap per una
versione punk del boom-bap rap nell'album autoprodotto Deviancy (2019), con
l'horrorcore industriale di Don't Come to the Woods e nell'ancor più viscerale
mini-album di 22 minuti God Has Nothing to Do with This Leave Him Out of It (2020).
Un senso di apocalittica catastrofe morale pervade la monotona ed agonizzante God
Has Nothing to Do with This Leave Him Out of It. La sua cupa arte raggiunge gloriosi
livelli di potenza emotiva in diverse canzoni: il grido esplosivo di Black Magic si colloca in un desolato paesaggio sonoro industriale, vessato da
lamenti spettrali e chitarre distorte; un coro gospel interrompe lo sproloquio
violento di Amen in uno strano esempio di botta e risposta; e la sonorità
“stoned” di Adolescence ruba uno ritmo di batteria dai Led Zeppelin e duetta
con emissioni industriali. Into The Void sembra una trasmissione radiofonica dell'altro
mondo. Il suo flow è più convenzionale in Spells ma conserva ancora quella
sensazione di catastrofe imminente. La distorsione ronzante che infetta Black
Sheep, l’orrido rombo assordante che squarcia Heaven's
Interlude, il drone cosmico che sotterra Hell's Interlude, Redemption.
Il linguaggio cacofonico di Backxwash I Lie Here Buried With My Rings and My Dresses (2021) è una potente dichiarazione che sembra provenire da una mente malata. Il senso di squilibrio è particolarmente evidente in canzoni come Terror Packets, dove le più amare parole vanno alla deriva in un fiume denso di suoni infausti, o In My Holy Name, dove un tuono di parole si scontra con un'eruzione di rumore, o il breve incubo di Blood In The Water con tom-tom jungle, parole profetiche deformate, spasmi industriali e cinguettii surreali. Il paesaggio sonoro è più fitto e instabile che mai, disseminato di eventi sismici come il devastante glissando metal di chitarra che apre Wail of the Banshee e i battiti martellanti che chiudono Nine Hells. La disperata e sinfonica I Lie Here Buried With My Rings and My Dresses si trascina tra rumore videoludico e ritmo da panzer con un'accelerazione demoniaca nella seconda parte. Ci sono elementi melodici inseriti nel mix solo per disturbare il disturbante, come l'apoteosi stranamente Pink Floyd-iana di Songs of Sinners o l'invocazione africana di 666 in Luxaxa. Tutto si riunisce nell'invettiva di chiusura, Burn to Ashes, una combinazione di contraddittori elementi cosmici e infernali in un miasma sonoro in continua evoluzione. Uno degli album hip-hop più potenti di tutti i tempi.
His Happiness Shall Come First Even Though We Are Suffering (Uglyhag, 2022), un altro bombardamento di invettive rabbiose e produzioni dense, non è altrettanto formidabile ma, dove funziona, funziona ancora meglio e in modo più profondo.
Le vette dell'album sono l'esplosivo e sismico Nyama, parente stretto di I Lie Here Buried, e il vertiginoso concentrato di epos di Juju, benedetto da un'introduzione maestosa e galvanizzante di Jaja "Ghais Guevara" Robinson. La produzione è talvolta virtuosistica, per esempio nel modo in cui la viziosa Vibanda incorpora coraggiosamente un campionamento del Requiem di Mozart, o come Muzungu mescola un campionamento di un discorso di Malcolm X con un campionamento di pop ingenuo "chipmunk" degli anni '60, o come Muzaki gioca con un campionamento soul vecchia scuola.
La produzione culmina con l'hip-hop rumoroso e industriale di Zigolo.
- Torna alla pagina sui Backxwash di Piero Scaruffi -