- Dalla pagina su Julien Baker di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

La cantautrice di Nashville Julien Baker (Bartlett, 1995) ha debuttato all'età di 20 anni con "voce e chitarra" essenziale, solitaria e popolare su Sprained Ankle (2015), un autoritratto di una lesbica cristiana maniaco-depresso ex tossicodipendente.
L'album contiene elegie emo-folk crude e malinconiche. È una sfilata di nenie confessionali oneste e devastanti sulla depressione, la dipendenza e il crepacuore, uno degli album più tristi mai usciti da Nashville (il quartier generale della musica country), soprattutto per una donna.
Canzoni come Blacktop e Good News coniano una sorta di trance del dolore. I lamenti anemici Brittle Boned e Vessels appartengono al tipo di musica folk sanguinante per voci insignificanti inaugurata da Nick Drake negli anni '60. All'estremità opposta dello spettro, Baker offre anche Everybody Does e Go Home, leggermente vibranti e più musicali (che sostituisce la chitarra con un pianoforte).

Turn Out the Lights (2017) utilizzava un'ampia gamma di arrangiamenti (chitarre elettriche, pianoforte, fiati, archi), ma il risultato è stato un'esperienza leggermente più monotona, invece del desiderato opposto. Canzoni come Appuntments flirtano con il pop da camera (piano, clarinetto e sassofono). La musica più raffinata non dissipa il senso di nulla esistenziale che pervade canzoni come Turn Out the Lights e testi come "Più fortemente nuoto, più velocemente affondo" (il distico di chiusura di Sour Breath).
Spiccano anche Shadowboxing e l'ipnotizzante Claws in Your Back.

La Baker formò poi il super gruppo femminile Boygenius con Phoebe Bridgers e Lucy Dacus. Hanno pubblicato l'EP Boygenius (2018).

Un suono più ampio era l'ovvio obiettivo di Little Oblivions (2021), in cui la Baker ha suonato tutti gli strumenti, come una vera e propria "one-woman band", oltre a comporre tutte le canzoni. Dal punto di vista tematico, una ripetizione dei temi della dipendenza e della salute mentale che l'hanno resa famosa, vanta arrangiamenti ancora più audaci (Hardline, Heatwave, la poppy Faith Healer, di fatto una deviazione nella musica mainstream, e persino nel pesante synth Crying Wolf) e nadir della depressione in Relative Fiction e soprattutto in Song In E. Nel complesso, gli arrangiamenti strumentali non fanno molto per rendere la musica più potente. Ne rendono soltanto più facile la metapolizzazione.

Nonostante l'hype, il primo album completo accreditato alle Boygenius, The Record (2023), è stato deludente. Julien Baker, Phoebe Bridgers e Lucy Dacus inventano pochissimo, soltanto Not Strong Enough and Satanist e Satanista spiccano.


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