Dalla pagina di Piero Scaruffi
Il quartetto di Londra Black Midi (il cantante Geordie Greep, il chitarrista
Matt Kwasniewski-Kelvin, il bassista Cameron Picton e il batterista Morgan
Simpson) ha debuttato con Schlagenheim (Rough Trade, 2019) che sembra mettere
in scena un revival del post-rock degli anni 90. Si apre con 953, che
suona come un medley tra Captain Beefheart e i Sonic Youth, a parte la
transizione quasi immediata in una litania soul-rock in stile Family. Atonali e
irregolari, pezzi come Speedway e Ducter evocano il post-rock
degli Slint combinato
al prog-rock di scuola Canterbury. La piu viscerale, Near DT MI, suona come gli Unwound con una
coda di dance-punk vorticoso. Gli otto minuti di Western sono la loro versione
di ballata pop con un pizzico di follia
Hanno anche pubblicato i singoli Crow's Perch
(2019), Talking Heads (2019), Ducter (2019), 7-Eleven
(2019), e Sweater (2020)
Cavalcade (2021) è un'opera inferiore. La frenesia prog-rock di John L e la nevrotica jam jazz-rock di Slow sono lavori svogliati e facili. L'unico pezzo sostanziale, l'enfatica ballata di dieci minuti Ascending Forth, confina con la musica folk, con le melodie degli spettacoli di Broadway e con il lieder neoclassico. E' l'unica ragione per cui questo album esiste.
Hellfire (Rough Trade, 2022), prodotto da Marta Salogni, vanta arrangiamenti roboanti e soffre di nevrosi urbana. Sugar/Tzu mostra la spavalderia di un musical di Broadway. Eat Men Eat è emblematico delle loro strutture di canzoni in continua mutazione, ma i pezzi più lunghi (Still e The Race Is About to Begin) tendono a essere un po' troppo caotici. Welcome to Hell è più confuso che teatrale, ma alla fine è entrambe le cose. 27 Questions è una semplice scenetta di vaudeville, ma almeno coesa e, ancora una volta, suona come la chiusura di un musical di Broadway.