Dalla pagina di Piero Scaruffi
(Tradotto da Stefano Iardella)

Celeste Waite, nata a Los Angeles ma cresciuta in Inghilterra, ha perfezionato un sensuale fraseggio jazz nella tradizione di Billie Holiday attraverso l'EP di tre canzoni The Milk & the Honey (2017) e l'EP di cinque canzoni Lately (2019). Quest'ultimo contiene le notturne e blues Both Sides of the Moon e Father's Son, in cui suona come una Macy Gray più enfatica. La sua reputazione come cantante è cresciuta grazie a singoli come Coco Blood, She's My Sunshine e soprattutto l'elegia al pianoforte Strange, la sua prima grande collaborazione con il cantautore e produttore Jamie Hartman. La Compilation 1.1 raccoglie i brani degli EP e dei singoli.

Nel 2020 ha pubblicato altri singoli preparatori, tra cui il drammatico I'm Here, l'inno Hear My Voice, e soprattutto la frenetica samba Stop this Flame (un'altra miscela di Hartman, coprodotta da lui assieme a John Hill) il cui impennato grido gospel ricorda i Florence and the Machine di Dog Days are Over. La più ballabile Love is Back non era dovuta da loro.

Il primo album di Celeste, Not Your Muse (2021), composto e prodotto per lo più da Jamie Hartman, ha riciclato alcuni successi e ha aggiunto una manciata di ballate, la maggior parte delle quali non singles elevano alla gloria passata. Gli unici punti salienti sono la lounge tropicale Beloved (composta da Hartman e prodotta da Josh Crocker) che evoca dancehall e lounge tropicali degli anni '50, con il suo epico crooning melismatico, e A Kiss, composta da Hartman con il duo svedese di Mattias Larsson e Robin Fredriksson, che suona come una versione neoclassica di Stairway To Heaven dei Led Zeppelin e House Of The Rising Sun degli Animals. Ci sono tracce di showtunes di Broadway in A Little Love, una delle canzoni che ricordano Macy Gray, mentre l'energica Tell Me Something I Don't Know e Tonight Tonight sono ulteriori tentativi di sfondare nelle discoteche. Il nuovo materiale è per lo più deludente, e le acrobazie vocali di Celeste non sono sufficienti a giustificare un intero album.


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