- Dalla pagina su Dubit di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

Dubit, il progetto del produttore italiano Pier Alfeo (Molfetta, 1985), residente a Berlino, ha esordito nella scena della musica techno con singoli come Boomland (2011), di nove minuti.

Il suo primo album Fragmenti (Several Reasons, 2015) è un esperimento confuso che abbraccia più generi ma generalmente non riesce ad amalgamarli. Ciò nonostante, Quarrel è un'efficace miscela di sfumature industriali e techno, e la danza ambient Human sembra un concentrato di paura; ed è intrigante come Alfeo riesca a generare un beat techno dalla polvere cosmica di Apice. L'album è certamente più coeso (seppure meno originale) quando si concentra sul forte di Alfeo, ad esempio nella locomotiva techno N.Ice.

Nel 2016 Alfeo ha iniziato a insegnare composizione elettroacustica in Italia e ha iniziato a lavorare su Vitriol (2017), un album di elaborazione digitale altamente sofisticata. Le composizioni sono creature viventi che crescono e metabolizzano iniettando continuamente nuovi suoni in una scena in continua evoluzione. Il nucleo dei nove minuti di Visita è una nebulosa ambientale glitch che irradia tentacoli metallici contorti. Anche qualcosa di relativamente semplice come Occultum, una combinazione di carillon e ritmo da dancefloor, è sempre in movimento. I 16 minuti di Tectum accoppiano una macabra pulsazione di tipo industriale e un ritmo sincopato e lasciano che la prole cresca in una danza poliritmica della giungla intersecata da aspri droni sibilanti; dopo circa 11 minuti un pianoforte intona una lenta e semplice melodia jazz ma viene inghiottita da un turbolento paesaggio sonoro elettronico.
L'atmosfera generale non è né quella dell'esplorazione austera né quella dell'avventura gioiosa. In effetti è generalmente buio. Il ronzio abrasivo e la vibrazione di Interiora creano un'atmosfera minacciosa e claustrofobica. Pezzi densi, dinamici e disorientanti come Invenies sembrano nascondere una tensione violenta. Anche le sfumature mistiche di Rectificando sono oscurate da una frenesia un po' nevrotica. Lapidem, di nove minuti, è l'unico che gode di una relativa calma. Ma niente qui è veramente ambient. Il mondo di Dubit è lungi dall'essere un luogo idilliaco.


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