Dalla pagina di Little Simz di Piero Scaruffi

Traduzione di Mattia Policano:

La cantante e rapper nigeriana-inglese Simbiatu "Little Simz" Ajikaw ha

avvolto storie tragiche come Dead Boy in una curiosa cacofonia glitch su A

Curious Tale of Trials + Persons (2015). Dopo l'ambizioso ma deludente

Stillness in Wonderland (2016), Grey Area (2019), prodotto da Inflo, ha

rivelato una rapper di classica eleganza su uno sfondo strumentale

tradizionale.

Il quarto album di Little Simz, Sometimes I Might Be Introvert (Rough

Trade, 2021), sempre prodotto da Inflo ma arrangiato anche da Rosie

Danvers, ha avvolto le sue vignette autobiografiche in un caleidoscopio

rotante di paesaggi sonori strumentali e stili musicali, dal boom-bap rap

(I Love You I Hate You) all'afropop (Point and Kill), dal neosoul al gospel

(How Did You Get Here), contrapponendo alla giocosa Protect My Energy

l'orchestrale e cinematografica Little Q Pt 2.

 

Prodotto ancora una volta da Inflo, l'autoritratto introspettivo di No

Thank You (2022) riduce l'esplosione orchestrale e relega i beat in secondo

piano. Il funky di Gorilla ruba l'ouverture dei fiati a Who Am I (1998) di

Beenie Man. C'è il funk-jazz spumeggiante di Who Even Cares e il pianoforte

di Control e, soprattutto, c'è il rapping semplice e il canto angelico

sparso in un paesaggio sonoro rilassato di Angel. La performance

relativamente sommessa di Inflo i suoi frutti nella festa di

campioaturei di No Merci, nella pesantezza orchestrale di Heart on Fire

(che è praticamente un duetto con la canzone soul, campionata), nel caos

controllato di X (ritmo sincopato e un coro gotico ululante, un grandioso

campione orchestrale, tom-tom africani, un motivo gospel a lutto), Il

sottofondo strumentale ruba spesso la scena al monotono, anche se

immacolato, rapping di Little Simz. Questo porta ai due pezzi più

ambiziosi. Il brano Broken, della durata di sette minuti, intreccia i

campioni atmosferici con un malinconico motivo di pianoforte, un coro

gospel e un'orchestra rilassante. Silhouette non solo vanta una delle

migliori performance di rapping, ma anche la migliore architettura grazie

al call-and-response con un coro di supporto, al break strumentale con un

lussuoso campione orchestrale e al beat digitale che si trasforma in

tom-tom africani (ahimè, il tutto è rovinato da un noioso beat ripetitivo).

Se l'album precedente è migliore in termini di rapping, questo vince per la

raffinatezza strumentale.

 

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