Dalla pagina di Piero Scaruffi
(Tradotto da Stefano Iardella)

I Perfume Genius, il progetto del pianista e cantautore di Seattle Mike Hadreas, è emerso con i racconti popolari lo-fi basati sul pianoforte del mini-album Learning (2010), in particolare Mr Petersen.

Hadreas ha improvvisamente adottato arrangiamenti lussureggianti su Put Your Back N 2 It (Matador, 2012) per canzoni come la dilatata e ultraterrena AWOL Marine (una canzone schiacciata dal senso di apocalisse imminente che emana) ma il suo forte è rimasto il modo in cui ha raccontato le sue brutali, commoventi cronache di ordinaria aberrazione come quello scarno, lento, delicato di 17, quello straziante di Hood, quello assolutamente abbattuto e piangente All Waters. In realtà è stata l'assenza di musica a rafforzare la drammaticità. Il fatto stesso di non appartenere ad alcun genere o stile (solo una voce e un pianoforte lamentoso, borbottante, agonizzante) ha coniato un nuovo genere.

Mike Hadreas si è rivolto al pop in modo piuttosto obliquo con Too Bright (Matador, 2014), coprodotto da Adrian Utley dei Portishead. Le canzoni sono pesantemente arrangiate e cantate con un tono quasi operistico (anche se sofferente). Lo spettro di David Bowie si nasconde dietro l'inno marziale Queen. Fortunatamente, i costrutti sono spesso molto più intriganti. Ci vuole un'eternità prima che la suspenseful di Fool si alzi, ma il finale è la sua melodia più solenne fino a ora. No Good è una triste elegia pianistica tra inni di strumenti a corda fino a quando un attacco di strimpellate violente la trasforma in un inno trascendentale. My Body è uno shock psicologico: uno psicodramma pulsante di linee di basso inquietanti alla Suicide deragliate da voci spettrali. La nevrosi del suicidio è plagiata ancora più apertamente nella epilettica Grid, che la sposa con voci di bambini urlanti e propulsione boogie di livello panzer. Longpig si muove ulteriormente nella direzione ritmica scatenando un vortice di ritmi elettronici maniacali. D'altro canto, il delicato lie da camera Don't Let Them In, il sussurrato canto funebre I'm a Mother (che sembra tratto dalla colonna sonora Blue Velvet di Angelo Badalamenti) e la chiusura nostalgica del valzer All Along sembrano appartenere a un altro album, l'album di un cantautore vulnerabile. Hadreas si è reinventato come un mago stilistico.

No Shape (Matador, 2017), prodotto da Blake Mills, adotta un suono pop più forte e stupido, mostrato nella modo migliore (o peggiore?) nel roboante singolo Slip Away. L'album è dominato da brani power-pop aggressivi e sovraprodotti come Wreath. Hadreas finisce in un nuovo minimo con le ballate languide, idiote e neosoul Go Ahead e Die 4 You (quest'ultima salvata da ritmi trip-hop e da una sensualità lenta, morbosa, alla Sade). L'unica melodia che spicca, Just Like Love, evoca i gruppi femminili degli anni '60, e sarebbe stata una canzone molto minore per ognuno di quei gruppi (molto minori).

Il balletto The Sun Still Burns Here (2019) è stato una collaborazione con la coreografa Kate Wallich.

Nel 2019 ha pubblicato due singoli: Eye In The Wall, di nove minuti, forse il suo capolavoro, che intreccia un canto quasi liturgico attorno a frenetiche percussioni sincopate ed effetti d'organo riverberati, con una coda jazz-psichedelica degna dell'album End of the Game di Peter Green che nasconde un inno fratturato; e Pop Song, una ballata dance più convenzionale tratta dal balletto The Sun Still Burns Here.

Il suo pop da camera ha mostrato una doppia personalità in Set My Heart on Fire Anyway (2020), dove arrangiamenti stravaganti coesistevano con canzoni sommesse. Il fervore liturgico sul valzer neoclassico di Whole Life coesiste con il melodramma romantico synth-pop in stile Pet Shop Boys Your Body Changes Everything. Alcune canzoni sono banali canzoncine dance come On the Floor e altre sono pura atmosfera distillata come Leave. Il canto ultraterreno Just a Touch è la controparte del pulsante, febbrile e nevrotico Nothing at All. La ninna nanna sonnolenta One More Try, che suona come gli Everly Brothers prodotti da Burt Bacharach, incontra la chitarra distorta e il pianoforte martellante di Some Dream, che suona come un perduto sproloquio di Warren Zevon (prima di trasformarsi in un lamento angosciato). Il picco melodico è il marziale e orecchiabile Jason (con clavicembalo barocco e archi svettanti). A dominare tutto il resto c'è il singolo shoegaze Describe, spinto da un riff di chitarra hard-rock in stile Neil Young abbinato a un jam folk e una melodia angelica. Purtroppo ci sono anche diversi riempitivi.

Abbandonando in gran parte la canzone pop, Ugly Season (2022) ha rappresentato una deviazione importante nella sua traiettoria artistica, a volte pretenziosa e autoindulgente, altre volte il suo passo più creativo. La caratteristica migliore di questi pezzi sono le loro eleganti mutazioni. La fotografia accumula un ritmo paludoso, una distorsione rosicchiante, un’elegia funebre, una cacofonia strumentale e un coro femminile estatico. I morbosi droni d'organo di Just a Room evocano la musica post-liturgica di Nico prima di implodere in una sonata da camera appena udibile e risorgere come un'ondata di accordi d'organo.
Hellbent, di sette minuti, è fondamentalmente una ballata alla David Bowie su una forte distorsione di chitarra e un ritmo elettronico pulsante alla Welcome to the Machine dei Pink Floyd, con una coda di jam rumorose e caotiche (ahimè, una coda piuttosto amatoriale). La sua voce è una benedizione mista o, in realtà, nient'affatto una benedizione. Il lamento sensuale di Pop Song difficilmente aiuta quello che è già un banale mescolamento dance-pop. D'altra parte il suo lamento vacillante in Teeth, una canzone che unisce elementi neoclassici e gamelan, aiuta a costruire un'atmosfera piena di suspense e a risolverla in un'agonia moribonda. Se il canto in falsetto mediorientale è innocuo all'interno della jam acid house di nove minuti, onirica ed esotica, in lenta decomposizione, Eye in the Wall, un falsetto "angelico" più fastidioso decora la musica lenta, trance e new age dei sette minuti di Herem. Lo Scherzo, la novità reggae Ugly Season e la musica ambient per pianoforte e synth di Cenote possono essere visti, nella migliore delle ipotesi, come intermezzi.


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