Dalla pagina di Piero Scaruffi
(Tradotto da F.R.Spanò e S.Iardella)

I londinesi Squid, una delle band della scena di Windmill insieme con i Black Country New Road, gli Shame ed i Black Midi, esordirono con l’EP Town Centre (2019) ed alcuni singoli prodotti da Dan Carey, prima dell’album Bright Green Field (Warp, 2021), anche questo prodotto da Dan Carey. La band è capitanata dal batterista Ollie Judge, un cantante fortemente isterico e psicotico nella tradizione di David Thomas degli Pere Ubu, e James Chance dei Contortions. Dietro di lui, la band (i chitarristi Louis Borlase ed Anton Pearson, la bassista Laurie Nankivell ed il tastierista Arthur Leadbetter) mette in scena un circo caotico di canzoni stravaganti, esplosive, caotiche e ballabili a tema distopico. Pamphlets (di otto minuti) è emblematica della loro “modern dance” Pere Ubu-iana, contaminata dalla disco-punk dei B52's e dalla nevrosi no-wave dei Contortions. Narrator (di otto minuti) riporta indietro al funk viscerale e atonale dei Talking Heads (con l’aggiunta dei gemiti sensuali e delle urla da strega di Martha Skye Murphy). Il folle boogie di Boy Racers (di sette minuti) affonda nelle sabbie mobili di un paesaggio sonoro desolato. La post-disco quasi-synthpop di Paddling ribalta LCD Soundsystem sottosopra. L’intero album sfida le convenzioni, dalla funerea fanfara jazz Global Groove alla caotica Peel St e la caraibica-minimalista-sinfonica G.S.K. Tutte le canzoni sono poli-stilistiche, evitando deliberatamente coerenza e identità.

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