- Dalla pagina sugli Stabscotch di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Gli Stabscotch, un combo di Bloomington (Indiana) guidato dal cantante Tyler Blensdorf, hanno debuttato con l'album di dieci canzoni Eldritch (2014), diviso tra hardcore maniacale che implode nella depressione psicologica (come su Genganger e Trough Cult) ed esperimenti sonori (come Anhedonia).
Tuttavia, gli otto minuti di chiusura, Holiday, sono una bestia diversa, un lungo dramma espressionista su elettronica distorta, rumore fragile e percussioni creative.
La composizione da 12 minuti dell'EP Ziggurat (2015) è principalmente un esercizio di declamazione espressionista.
Gli Stabscotch hanno poi registrato tra novembre 2015 e luglio 2016 il vasto album da 18 canzoni Uncanny Valley (Visual Disturbances, 2017), un'opera che sfida le leggi della fisica o, almeno, le leggi dell'armonia. Il trio, con il chitarrista Zack Hubbard e il percussionista James Vavrek, copre un'enorme varietà di stili, tempi e stati mentali, rifiutando metodicamente la razionalità in nome dell'eloquenza espressiva. La metà delle canzoni sarebbe sufficiente per candidare l'album come prodotto artistico più intenso del decennio. Open Sesemji, che si apre con le urla ossessive del vocalist in mezzo a un rumore ruggente, è un'opera da camera che procede con un'andatura balbettante. Hide Me, un tableau di chitarra che strimpella senza scopo e di un rumore spettrale, si perde nelle terre desolate di musica a forma libera dei Pere Ubu, fino a quando, all'improvviso, non si libra in un tuono post-metal. Il vorticoso caos di voci e cacofonia di Hands Undressed si deteriora sino a diventare uno sketch tipico dei Gong.
Nick of Time inizia con una calma e delicata declamazione di Frank Zappa che si trasforma in un attacco epilettico, sprofonda in un collage Zappa-iano e termina ancora una volta con una isterica tirata alla Zappa.
L'influenza di Zappa continua nei nove minuti di Tanic, una mini opera che è anche il tour de force del vocalist, con un apice di pathos di sette minuti dopo che tutti gli strumenti si sono scontrati l'uno contro l'altro. Il pezzo da sette minuti Along Alligator Drunes (un picco viscerale) lotta con accordi sparsi e recitazione alla Jim Morrison prima di trasformarsi in uno sproloquio punk e in una catastrofica jam funk-metal, concludendo con una strana coda di chitarra acustica che riecheggia il pezzo Astronomy Domine dei Pink Floyd.
Radio Spiricom è un intermezzo strumentale di musica concreta spettrale e gamelan tintinnanti infantili con un finale sinfonico assimilabile a quello di Stockhausen. Tdykila-Thuru Wara è l'opposto: una torrenziale esplosione di tamburo, un bombardamento a tappeto di rumore chitarristico e voce solenne. Creature Control costruisce magniloquenza sulle corde marziali di Runnin' with the Devil dei Van Halen in alternanza con elettronica dell'orrore.
La jam session strumentale di nove minuti The Fugal Brooden Rainforest è un caos assoluto: una danza tribale africana e possibilmente cannibale con flauti suonati orribilmente che, dopo quattro minuti, è ulteriormente inquinata dal ritmo accelerato di chitarra che ripete un riff crunchy. La voce ritorna nei sette minuti di Black Effigy Speaks, che mette in contrasto un motivo di chitarra acustica come in Learning to Fly dei Pink Floyd verso una chitarra distorta e un clangore industriale. La voce e gli strumenti competono nel breve Unkown Pleasures nel creare musica estremamente dolorosa (punk, metal o qualsiasi altra cosa), un altro picco di pathos ma questa volta realizzato attraverso un disordine incontrollato in stile Captain Beefheart.
I nove minuti The Spires indulgono nella ripetizione minimalista e in una voce lisergica prima di avventurarsi in un forsennato/psichedelico paesaggio chitarristico, deformato e avvolto in infinite trasformazioni. Il folle tornado di I Master cova un terrificante kammerspiel, il terzo pilastro sadico dell'album con Along Alligator Drunes e Unkown Pleasures. La meno emotiva delle loro canzoni, Liberation/Dimensional Snot, nonostante la sua coda esplosiva, dimostra che avrebbero potuto offrirci una power ballad, se avessero voluto.
Fortunatamente ci hanno rinunciato.
Blensdorf ha debuttato da solista con l'album Anthrocide (2018), attribuito a Dizayga.
Gli Stabscotch hanno pubblicato anche Witness (2017), da 100 minuti, che consiste in tre lunghe composizioni ronzanti: Inside Room (29:22), Thieves (30:57) e Tihkal (39:53).
Twilight Dawn (2020) raccoglie il mini-album 7 is a Cycle e l'EP Drama Dragon. Canzoni come The Last Alchemist e Glass Bubbles sembrano influenzate dalla new wave di Residents e Pere Ubu.
Blood Loves // Satyrs è uno spettacolo di declamazione impressionante, ma poco musicale, che termina con un tornado di rumore. Gli undici minuti di Gravity sono invece una delle loro terapie d'urto più potenti, un incubo psicotico di suoni spasmodici e urla sciolte, violente e distorte.
Le quattro canzoni di Drama Dragon includono l'hardcore furioso di Jump on the Urinal and Stand on Your Head, con un'accelerazione siderale nel finale, e la dislocata ballata jazz NRG Pesci.
Dizayga ha anche pubblicato il mini-album Room on Fire (2021).
Gli Stabscotch hanno collaborato con Five Star Hotel (progetto di Melanie Jerome) per le caotiche canzoni elettroniche di Radioactive Boss Baby (2022). La maggior parte di queste canzoni, a cominciare da Bitch Baby Boss Killer, sono dei collage sonori astratti, ma troppi di essi sono rovinati dalle petulanti parole pronunciate da Tyler Blensdorf. Ciononostante il progetto offre la demoniaca voodoo-polka industriale di Kids 4 Christmas e la selvaggia danza hardcore digitale di Human Coloured Walls, entrambe decorate con una giungla di arrangiamenti rumorosi.
Gli Stabscotch erano un quartetto su Prison Jar (2022): il cantante e bassista Tyler Blensdorf, il chitarrista Zack Hubbard, il batterista Scott McGough e Dominick Grande al sax, flauto e sintetizzatore.
Probabilmnte sotto l'influenza di Radioactive Boss Baby, la nuova formazione abbraccia più elettronica e jazz, ma i suoni elettronici non possono nascondere il fatto che le canzoni siano infantili e banali, tanto il violento collage sonoro Xallelujah Daemon o la virulenta jam punk-jazz Monkey With a Bomb quanto il roboante teatro noise-rock di Sugar Asshole.
La collisione tra punk-rock e drum'n'bass in Hyper Xtal Immolation, o la convergenza esplosiva della musica da videogames e dell'heavy metal in Life Beam, potrebbero essere interessanti se andassero da qualche parte, ma rimangono invece occasionali e incerte.
I sei minuti di Prison Jar hanno diversi momenti di puro terrore ma anche il doppio di momenti di totale irrilevanza. L'altra lunga canzone, Love Me Feed Me but Please Don't See Me, è un esempio migliore di vomito industrial punk... per circa tre minuti, prima di decadere in inutili scarabocchi, rendendo il catastrofico finale una sorta di nota a piè di pagina anziché un picco emotivo.
Per quello che ha da dire, l'album è troppo lungo. Avrebbe potuto essere un EP di tre canzoni, e anche in tal caso non sarebbe stato particolarmente interessante.
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