- Dalla pagina sui Syko Friend di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
La cantautrice residente a Los Angeles Sophie Weil (travestita da Bitch Lady Twat) ha cominciato con una band punk chiamata Tips For Twat che ha registrato i crudi canti funebri di Squeeze My Pad (2010), sulla scia della no-wave di fine anni '70 (in particolare il baccanale blues di sette minuti We're Going Down to Cuba), per poi dedicarsi a suonare come solista, adottando il soprannome di Syko Friend, per demo come la cassetta da otto brani Shai e Inbrist (2012).
Problem Child (Mind Rider, 2015) è una raccolta di litanie psichedeliche per voce e chitarra distorta. Il rumore della chitarra accentua i sei minuti di Problem Child. Big Talk, più distanziato e sciamanico, avrebbe potuto essere nel primo album di David Crosby. I nove minuti di Calamity mettono in risalto il suo modo di suonare la chitarra, in uno stile post-blues dissonante e vulcanico che può virare al "grunge" con poco o nessun preavviso.
Angel's Ride (2017) contiene due lunghe composizioni psichedeliche di questo tipo. Dopo alcuni minuti di droni di fisarmonica, parla, urla, canta e canta a metà in Cherry Eyes (11:40) su un letto di toni di chitarra distorti. Rachel (11:53) è una dolce ninna nanna folk che mostra reali abilità vocali e perde progressivamente il controllo in una palude di rumore fangoso.
Fontanelle (Post Present Medium, 2020) sembra un'estensione di quel mini-album. Il suo sussurro e il suo canto nei nove minuti di Liberty fluiscono sull'anemico rumore oscillante della chitarra per creare un senso di mistero e rovina. Ha padroneggiato il suo strumento meglio della sua voce: ne è testimone il modo in cui gli overtones di chitarra creano il paesaggio sonoro dei sette minuti di Earth Kit. Il canto funebre astratto e sconnesso Earth Spit si rifà a Charalambides o Roy Montgomery. La maestosa assurdità dei nove minuti di Peel sembra un remix di una cerimonia buddista realizzato da qualcuno come Azalia Snail. Si prende il suo tempo prima di iniziare la sua surreale recitazione sulla sonnolenta e ripetitiva distorsione di chitarra dei nove minuti di Ancient Dog. In un caso impressionante di doppia personalità musicale, Kitten Coop e Window sono l'esatto opposto: due semplici brani folk per voce e chitarra acustica.
Ha anche formato il trio Pink Trash Can (con Robbie Cody alla chitarra ed Evan Burrows alle percussioni e tastiere), progetto che ha debuttato con What are they Saying is the PTC? (2021), una raccolta di brani jazz psichedelici e strumentali.
Stars Fight Many (Unifactor, 2021) sembra un collage mal registrato di frammenti audio casuali, che a volte indulge in sibili e distorsioni del nastro, comprese le cover di I'll Keep it with Mine di Bob Dylan e Reason to Believe di Tim Harden.
A spiccare è l'inquietante brano Don't You Find Me Honey?.
The Code (Post Present Medium, 2022) è stato una sorpresa, presentando un personaggio completamente diverso, una cantante folk fortemente meditativa dedita a ninne nanne folk semplici e orecchiabili per voce e chitarra, e allo stesso tempo una chitarrista nella tradizione di John Fahey. Il suo fingerpicking lento e solenne è disturbato solo da un piccolo rumore elettronico e da voci riverberate. Canto immacolato e fingerpicking scolpiscono Balloon. Il rumore teso della chitarra appare solo alla fine di Pluto. L'ipnotica e sussurrata Rubberband, la blues Blonde e persino l'allegra Bell (con lei stessa alla voce di sottofondo) sembrano provenire da una lontana utopia. La maestosa Black Cow si trova a metà strada tra Donovan e Joni Mitchell. L'unico momento di trance psichedelica arriva con Star's Fight Many, dove canta come se fosse sballata, sopra una chitarra distorta e un rumore metallico.
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