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Honore' de Balzac (1799)
"Les Chouans" (1829) "Le Pere Goriot/ Old Goriot" (1835) ++ "Le Peau De Chagrin/ The Wild Ass's Skin" (1831) ++ Romanzo romantico (amore fatale per Foedora, talismano con poteri soprannaturali, destino); è un poema dell’egoismo, dell’insaziabilità. "Le Cure' De Tours/ The Vicar of Tours" (1832) + "Louis Lambert" (1832) "Le Medecin De Campagne" (1833) + "Eugenie Grandet" (1833) ++ "La Recherche De L'Absolu" (1834) + "La Fille aux Yeux d'Or/ The Girl With the Golden Eyes" (1835) "Les Lys Dans la Vallee" (1836) "Ursule Mirouet" (1841) "Les Illusions Perdues" (1843) ++ "Cesar Birotteau" (1837) + "Le Cure' De Village/ The Country Doctor" (1839) +
"Splendeurs et les Miseres des Courtisanes/ A Harlot High and Low" (1847) La protezione e l'astuzia dell'abate gli stanno spianando la strada e stanno mettendo a tacere le malelingue che ricordano ancora l'avventura giovanile di Lucien. Nel frattempo, però, il perfido banchiere ebreo polacco di Nucingen, vecchio spasimante di Esther, deperisce a vista d'occhio da quando lei è scomparsa; disperato, incurante della moglie e della gente, decide addirittura d'assoldare un investigatore privato. Herrera, che ha già speso una fortuna per il suo pupillo e deve pagare dei debiti, medita di vendergli Esther per una cifra enorme; Lucien è completamente in balìa del demone, incapace di ribellarsi alle sue ingannevoli strategie, dal giorno in cui questi l'aveva distolto dal suicidio. In realtà, sotto la tonaca si nasconde l'evaso Jacques Colin, il quale, dopo aver assassinato in Spagna il vero abate Herrera ed averne assunto le sembianze con una rozza plastica facciale fatta da sé dinanzi al cadavere, si ricostruì una vita con i soldi d'una vecchia bigotta che gli aveva confessato, in punto di morte, d'averli ottenuti con un omicidio. Salvato dal suicidio il giovane poeta, ne aveva fatto il proprio strumento, ed ora, con il genio della corruzione ed una rete di fidati servitori, lo spingeva avanti. Rastignac, amante della signora di Nucingen, era l'unico ad aver visto e riconosciuto il potente protettore di Lucien, e ne era rimasto terrorizzato, perché, in passato, Herrera aveva tentato di adescare anche lui. Adesso Lucien era ammaliato dalle gioie della corte e legato a Herrera da cento patti demoniaci; anche se Esther non riesce a capire l'origine di quell'inerte schiavitù, Herrera sa d'averlo completamente in pugno: oltre ad approfittare della disperazione di Nucingen, Herrera sta preparando il terreno anche per un matrimonio fra Lucien e Clotilde de Krandlien, la brutta 27enne secondogenita dei duchi, invaghita dal giovane a dispetto dei pettegolezzi dei salotti, cinicamente e falsamente ricambiata dal giovane. Lucien desidera quanto Herrera questo matrimonio d'interesse, ed Esther si piega per amore a rimanere un'amante prigioniera; ma per convincere i genitori serve un patrimonio, almeno un milione. Intanto Nucingen sta contattando i migliori agenti di Parigi, in particolare La Peyrade, una vecchia spia politica. Le due reti di spionaggio, quella di Herrera e quella di La Peyrade, tramano l'una contro l'altra: Herrera è più furbo, e Peyrade si rende conto d'essere turlupinato dall'ignoto rivale, ne capisce il gioco, ma ne ignora il nome. Herrera muove con grande abilità le sue pedine: usa i suoi sguatteri per raggirare i ricchi e perversi signori di Parigi, facendo leva sui crimini, le nefandezze, gli oscuri passati tenuti segreti ma a lui noti; manovra i pezzi grossi che gli servono corrompendo e ricattando; d'altronde, le sue vittime non sono migliori di lui: nascondono tutti una miseria morale proporzionale al loro splendore materiale; Herrera ne è soltanto la sublimazione, il genio titanico di quella civiltà malata, ne è lo spirito. Lucien è un'anima fragile e vanesia di poeta e di bello, che sogna l'amore perfetto ma al tempo stesso non vuole perdere gli ambiziosi obiettivi che gli sono a portata di mano, non vuole rinunciare a nessuna delle due cose, benché siano chiaramente incompatibili, ed Herrera lo tiene in pugno sbandierandogliele entrambe sotto il naso, nelle figure di Clotilde e di Esther. II. Asia ed Europa, le due serve messe da Herrera a guardia di Esther, lavorano per bene il barone, ed Esther stessa si presta al raggiro per amore di Lucien; il barone paga ogni cifra, prima per essere introdotto all'amata e poi per saldarne i presunti debiti (in realtà cambiali fasulle fattele firmare da Herrera). Herrera, che aveva fatto di Esther una virtuosa chiudendola in convento, ora la getta di nuovo fra le cortigiane, e lei, pur di non dover rinunciare al suo Lucien, accetta. Il barone è un patetico stupido: per la prima volta in 66 anni s'è innamorato da star male, ed è inerme nelle grinfie dello spietato abate. Nel frattempo sono arrivate al punto cruciale le schermaglie di spionaggio e controspionaggio fra Herrera e Peyrade (spalleggiato da Corentin e Contenson): Peynade ha scoperto la tresca di Herrera ai danni di Nucingen per scucirgli il patrimonio con cui far spossare Clotilde a Lucien, e decide di ricattarlo: ottenuto un secco rifiuto, manda una lettera anonima al duca di Grandlieu, il quale chiude subito le porte del suo palazzo al pretendente ed incarica un'abile spia, neanche a farlo apposta Corentin, di prenotare informazioni sulla vera origine della fortuna di Lucien. Peynade si finge un gentiluomo inglese e diventa l'amante di Suzanne de Val-Noble, amica di Esther, rovinata dai debiti. Ma Herrera gioca allora l'ultima carta: rapisce la pura Lydie, figlia di Peyrade, e manda Asia a dirgli che l'avvierà alla prostituzione e lo ucciderà se Lucien non sposa Clotilde. Corentin esegue, ignaro, il compito assegnatogli dal duca e decreta così la fine del fidanzamento di Lucien: il giorno dopo Lydie viene ritrovata in pietose condizioni, sottoposta per dieci giorni ad ogni genere di sozzura, e Peyrade fa in tempo a rivederla prima di straziare avvelenato. Corentin giura vendetta sul cadavere dell'amico. A far precipitare gli eventi è Esther, che s'è prestata alla commedia ma deve ora andare a letto anche con il lascivo barone; dopo l'orgia si suicida; Europa ed il servo Paccard non resistono alla tentazione e fuggono con il malloppo accumulato da Esther e che Esther aveva lasciato a Lucien. Nucingen avverte la polizia di quello che crede un assassinio a scopo d'estorsione, e la polizia fa arrestare sia Herrera (che tenta la fuga sui tetti ed uccide Contenson) sia Lucien. Herrera ha però fatto in tempo a redigere un falso testamento in cui Esther lascia a Lucien tutti i propri averi (un patrimonio che ha ereditato morta dallo zio) e le potenti amicizie femminili di Lucien intercedono a suo favore. III. Esperto di prigioni e di processi, Herrera dirama ordini dalla cella ed Asia trama dall'esterno. Herrera tiene testa al giudice Cannisot, negando d'essere l'evaso che parecchi testimoni hanno riconosciuto; una lettera scritta da Esther in punto di morte li scagiona dall'accusa d'omicidio, ma Lucien è debole ed in pochi minuti d'interrogatorio compromette tutto, rivelando la vera identità dell'abate; nonostante ciò, Leontine de Seriay, la più accanita delle sue amanti di mezza età, aggredisce Cannusot e riesce a strappargli i verbali firmati degli interrogatori; d'altronde, tutti i magistrati di rango più elevato sono ormai conquisi alla causa del giovane e Cannusot, difendendo con tanto zelo la giustizia, si gioca soltanto la carriera. Intanto, divorato dal rimorso d'aver vilmente tradito il suo benefattore, Lucien s'impicca nella cella, e la contessa de Suray impazzisce di dolore. IV. Jacques Colin, alias Vautrin, alias Tromp-le mort, riesce a risollevarsi con le solite armi della corruzione e del ricatto: in cambio delle lettere scritte a Lucien dalle sue potenti amanti chiede ed ottiene di diventare capo della polizia. Un mondo infame, dove non esiste altra etica al di fuori dell'intrico, un modo d'apparenze splendenti che nasconde un viscido repellente intrico di bassezze. "La Rabouilleuse" (1842) "Memoires de Deux Jeunes Mariees" (1842) "La Cousine Bette" (1846) + Confidente di Hortense è la brutta e povera Bette, cugina di sua madre, che nutre fin dall'infanzia un profondo astio per Adeline, che fu allevata come una nobile, mentre lei doveva lavorare nei campi, che fu sposata ad un barone e visse nel lusso, mentre lei e rimasta zitella e lavora ancora come sarta. Bette non ha mai smesso di pensare alla vendetta ed aspetta soltanto il momento opportuno. Ama un giovane esule polacco vicino di casa, Wenceslav Steinbock, uno scultore che lei ha salvato dal suicidio e che ha mantenuto con i propri risparmi; ora anche lui comincia a guadagnare, lei si sente come una madre entusiasta del proprio figlio, ma la verginità la porta a pretendere totale fedeltà e devozione dall'uomo che lei ha costruito; lo descrive a Hortense come il proprio innamorato, e lo descrive tanto romantico che Hortense se ne innamora. Deciso a strapparlo alla cugina, acquista una sua opera e chiede al padre di raccomandare l'artista alle autorità per l'assegnazione di commesse pubbliche. In tal modo si prepara il matrimonio da sé; il polacco la ricambia, e non appena arrivano le prime grosse ordinazioni i due convolano a nozze. Bette viene a sapere troppo tardi della tresca, e, nonostante cerchi di tenere prigioniero in ogni modo l'amato e protetto, alla fine deve fare buon viso a cattivo gioco, e riesce perfino a far la figura della generosa. Nel frattempo Hulot s'è del tutto rovinato correndo dietro a Valerie Marneffe, la bella e giovane moglie d'un uomo mediocre e malaticcio, una passione che Bette ha fatto di tutto per attizzare, mentre Adeline è ormai disperata, ridotta a centellinare ogni moneta; oltretutto Valerie tradisce Hulot con Crevel, che s'è quindi preso la propria rivincita sull'amante, ed un bel giorno compare il conte di Montejanos, cugino ed ex amante di Valerie, al quale la fatale borghese fa giurare eterno amore. Valerie è una sgualdrina cinica e spietata, che, non contenta di manovrare (con il beneplacito del marito, che, per quanto moribondo, ha brame di carriera) quattro uomini, accetta di vendicare l'amica ed alleata Lisbeth seducendo anche Wenceslaw; Hortense quasi ne muore e torna da sua madre. Lisbeth gongola d'averle fatto provare ciò che sofferse lei , e Valerie si diverte a confondere i quattro amanti attribuendo a ciascuno di loro la paternità della sua gravidanza, traendone qualcosa da ciascuno. Hulot è il più in crisi: ha contribuito ad arricchire Valerie, ma ora è pieno di debiti (che il figlio Victorin deve garantire); il suo protettore, lo zio Johan Fisher, è fallito, la sua stessa posizione al ministero è in pericolo e, come se non bastasse, Marneffe lo ricatta e vuole subito un avanzamento, che in questo momento sarebbe lo scandalo e la fine sicuri. D'altronde il raggiro di Marneffe è perfetto, e quando lui si rende conto che i due coniugi sono in combutta, che lei non lo ama per nulla, è troppo tardi: per evitare la prigione deve promuovere Marneffe, segnando la fine della propria carriera. Chi guadagna di più è Lisbeth, che passa per eroina in casa Hulot e riesce a farsi fidanzare con il fratello maggiore di Hulot, maresciallo arciricco e prossimo alla fine; ovviamente promette che quando sarà una ricca vedova, penserà a sostentare anche Adeline e Hortense, ridotte in miseria dalle passioni dei rispettivi mariti; oltretutto lo zio Fisher minaccia di suicidarsi se non riceve subito un'ingente somma per tirarsi fuori dai guai, e, non sapendo Hulot come fare, Adeline decide, a 57 anni, di sacrificare la sua virtù vendendosi a Crevel, ma Crevel cede alla compassione e le darebbe la somma gratis se non fosse per Valerie, perfida prostituta al punto d'offendersi del rispetto portato ad una donna onesta, che lo obbliga a non darle un franco, godendo poi al pensiero delle catastrofi che s'abbatteranno su casa Hulot, degna vendetta per la cara amica Lisbeth. Fisher si uccide, scoppia lo scandalo, il maresciallo sprofonda nella vergogna e ne muore, a 72 anni Hulot deve ripartire da zero, senza lavoro e senza casa, perché non ha più il coraggio di vivere sulle spalle dei figli. Hulot cerca aiuto da Josepha, la vecchia amante, che, impietosita, si premura di trovargli un posto presso il suo protettore ed una giovane amante, la sedicenne Olympe Bijou: scende così sempre più in basso. Alla morte di Marneffe, Valerie è pronta a sposare Crevel: qualche anno con quest'altro vecchiardo e poi, alla sua morte, la bella vita con il cugino conte Montejanos. Victorin, avvocato, è disperato: il padre annientato e fuggito, il suocero abbindolato, e per di più dall'amante del marito di Hortense, sua sorella; decide allora di ricorrere ai servigi della malavita ed incarica una vecchia strega di uccidere Valerie. Valerie viene avvelenata dal suo stesso cugino, il conte de Montejanos, debitamente aizzato con le prove del tradimento e del doppiogioco: la cinica calcolatrice si disfa orrendamente in una lenta agonia; prima di morire si pente e lascia tutto agli Hulot. Ristabilito il patrimonio, s'intraprendono le ricerche del vecchio barone: la buona Adeline lo trova nella più completa miseria ed abiezione (è l'amante d'una bambina!); si lascia convincere a tornare a casa, e finalmente Adeline sembra poter ritrovare la meritata pace. Ma Hubert è ormai del tutto rimbecillito e, una notte, propone alla cuoca il matrimonio non appena la moglie sarà morta; Adeline lo sente e ne muore davvero, stroncata dall'ultima cattiveria del marito. Anche Lisbeth, che ha visto fallire tutte le sue vendette, è morta di tisi, ma s'è tolta la soddisfazione di veder piangere al proprio capezzale tutta la famiglia, ancora convinta che lei li abbia sempre aiutati. Dramma delle personalità estreme: il degradato barone, la perfida Lisbeth, la seduttrice Valerie, la buona Adeline compiono fino in fondo il loro destino, senza mai deflettere; muoiono le tre donne, ma il barone no: la sua ostinata abiezione resiste anche alla morte. tutto il romanzo si trascina nel più assoluto squallore: vecchi che amano bambine, trame crudeli, ricatti e vendette, furti, suicidi ed omicidi. "Le Cousin Pons" (1847) + Un affresco sull’avidità e sul cinismo e, al tempo stesso, un lamento della solitudine dei vecchi. Amaro e grottesco. Balzac introduce i vari personaggi come tipi della sua Parigi, maschere di una terribile commedia dell’egoismo. |
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