- Dalla pagina su Syd Barrett di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In Breve:
Syd Barrett (Cambridge, 1946), una delle menti più luminose e idiosincratiche nella storia della musica rock, e uno dei suoi miti più duraturi, era l'anima eccentrica e idealista dei primi Pink Floyd.
Dopo aver lasciato la band, registrò due capolavori di musica folk psichedelica, Madcap Laughs (1970) e l'ancor migliore Barrett (1970). Le ballate di Barrett sono ispirate (e cantate con il tono di) fiabe e filastrocche, ma tradiscono paranoia e solitudine. La sua voce è così indifferente che è inutile combattere l'agonia. La sua mente trasmette visioni di un altro mondo, e sembra quasi trattarsi di Alice nel paese delle meraviglie che racconta dagli inferi, ma questa è Alice dopo aver realizzato che non può più tornare indietro, Alice paralizzata dalla paura e dall'angoscia. Musicalmente, Barrett, dotato del dono della spontaneità, ha un modo semplice di organizzare una vasta tavolozza, che spazia dallo spiritual (Baby Lemonade) al ragtime (Gigolo Aunt), dal blues (Rats) alla musica da circo e al music-hall. La sua melodia più perfetta, Love Song, e l'inno definitivo della sua ingenua e malinconica follia, Waving My Arms In The Air, si librano sopra un paesaggio alla Dalì. Poiché definirono, una volta per tutte, la relazione tra “l'eccentrico” e il “privato” nella musica (in un modo simile al surrealismo e alla psicoanalisi), quei due album avrebbero esercitato un'influenza senza pari sulle generazioni successive di cantautori. Barrett, la cui salute mentale peggiorò rapidamente, non avrebbe mai più registrato. E' morto nel 2006.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi, integrato da Stefano Iardella)

Bio:
Una delle menti più fulgide e geniali della storia della musica rock, e uno dei suoi miti più grandi, Roger “Syd” Barrett fu l'anima eccentrica e idealista dei Pink Floyd. Purtroppo la sua personalità di sognatore lo portò a far uso (e abuso) di stupefacenti al punto da non essere più utile al gruppo che aveva contribuito a creare. Purtroppo (causa o meno quelle droghe) la salute mentale lo abbandonerà del tutto e lo costringerà a uno dei ritiri più clamorosi e dolorosi di sempre. Nonostante l'assenza dalle scene, i suoi due dischi eserciteranno un'influenza colossale sulle generazioni future di singer-songwriter, definendo una volta per tutte la relazione fra l'“eccentrico” e il “privato” in musica.

Nato a Cambridge nel 1946, dove studiò pittura insieme con Gilmour, Syd Barrett era l'eccentrico e il drogato dei Pink Floyd. Era ridotto in uno stato di semi-catalessi permanente fin dalla fine del 1967, e non si sarebbe ripreso mai più. Se all'inizio la sua personalità era stata trainante all'interno del gruppo, dopo il primo album la sregolatezza lo emarginò progressivamente dagli studi di registrazione, finchè David Gilmour venne chiamato a sostituirlo (nel gennaio del 1968).
Barrett se ne andò ufficialmente dalla band nell'aprile del 1968, dopo alcuni mesi assai complicati, e registrò in solitudine il suo primo album solista, Madcap Laughs (Harvest, 1970), pubblicato nel gennaio 1970.
C'è tuttavia da dire che furono Gilmour e Waters che permisero a Barrett di portare a termine l'album (fu per altro Gilmour stesso a scegliere il titolo).
Fra i Pink Floyd e Barrett correvano comunque “ottimi” rapporti, tanto che lo stesso Gilmour lo aiutò a incidere anche il suo secondo solo, intitolato semplicemente Barrett (Harvest, 1970), suonando un po' di tutto, dalla batteria all'organo, e in quello stesso disco Wright diede alcune delle sue più poetiche prove alle tastiere “umili”.
Dopo aver inciso questi due dischi, Barrett trascorse un periodo in un ospedale psichiatrico, uscendone in data incerta per condurre vita ancor più incerta.

Quei due dischi in proprio lo dipingono paranoico e poeta. Sono raccolte di canzoni psichedeliche apparentemente molto più semplici di quelle dei Pink Floyd, fiabe surreali percorse da una malinconia obliqua che si appoggiano a costrutti armonici molto elementari.

Il folk scarno di Madcap vive di questo umore anemico. A partire da Terrapin le ballate si trascinano senza nerbo in blues sonnecchianti, cantati in uno stato quasi ipnotico. Più sinistre e minacciose sono le canzoni avvolte in riff duri e distorti di chitarra elettrica, e spesso perturbate da tastiere surreali, come No Good Trying, orientaleggiante, e No Man's Land, incubo martellante e marziale.
Il suo fantasioso gusto per il vaudeville colora gemme come il ragtime dissonante e straniato di Love You e il ballabile da piper di Here I Go. In Dark Globe, sgangherata ma appassionata stornellata folk per soli canto e chitarra, e nell'ancor più solitario folk dell'assurdo che infesta la seconda facciata (il blues enfatico e bambinesco di Octopus e gli altri spiritati deliri che lo seguono sprofondando sempre più in un vuoto paranoico) Barrett, abbandonato da tutti, suona con la sola forza della disperazione in uno studio deserto, che sembra già una cella di manicomio. Queste pseudo-canzoni sono carogne scheletriche di sensazioni, tenui bagliori di una mente congestionata, rallentate a dismisura, scarnificate, squarciate da spasimi lipemaniaci.
Late Night dovrebbe essere il finale epico, ma si consuma invece in un bisbiglio dimesso, cullato da ondate di steel hawaiane.

Ovunque Barrett dissemina melodie orecchiabili e le canta sospeso in un limbo che è un ibrido di “sballo” lisergico, preghiera trascendente e onirismo allucinato, con una sottilissima vena di sarcasmo. Dileggiando i generi musicali secondo una prassi che pende più dalla parte degli Holy Modal Rounders che da quella della psichedelia, Barrett crea un nuovo genere di folk-blues psichedelico, che deve molto ai girotondo e agli scioglilingua dell'infanzia.

Sul secondo disco Barrett, pur partendo dalle stesse premesse, è molto più musicale, soprattutto grazie all'organo atmosferico di Wright. Il tono medio dell' opera è ben rappresentato dalla decadenza pallida indolente di Baby Lemonade (uno spiritual a tempo di banda paesana) e di Gigolo Aunt (con tracce di ragtime e filastrocche per l'infanzia), di Dominoes o del lento blues schizoide di Maisie.
Al tempo stesso acquistano maggiore rilevanza le tenebrose danze occulte dei blues di palude, come nel tribalismo voodoo di Rats, mentre si spegne la passione per il vaudeville dadaista, che può sfogarsi soltanto in Effervescing Elephant. Il ritornello malinconico domina il disco, da Wined And Dined alla dolcissima Love Song, forse la melodia più perfetta della sua carriera, avvolta in spirali epiche di organo e con contrappunto incalzante di pianola.
Ma la infinita pazzia innocente di Waving My Arms In The Air, a inseguir aquiloni lisergici e fantasmi di fate, si teme sia stata anche la sua estrema volontà.
Le armonie sono affidate ai riff chitarristici e all'accompagnamento sentimentale dell'organo (doppiato qualche volta dall'harmonium), il ritmo è chiaro ed elementare, la melodia immediata e fiabesca, il canto un po' svagato ma teneramente emotivo, più da psicopatico inoffensivo però che da cantautore romantico. Anche le poche brevi sequenze strumentali improvvisate, pur contenendo diverse discontinuità armoniche, si presentano all'orecchio docili e mansuete, mai ispide o cervellotiche.

Chiuso il contratto con la EMI nel 1972 Barrett partecipò a un'ultima sessione di registrazioni in studio, ad Abbey Road, nel 1974 e poi vendette i diritti dei propri album solisti a una casa discografica, ritirandosi definitivamente dalla scena musicale.
Dopo diversi anni di ricovero ospedaliero e di reclusione casalinga (affidato alle cure della madre), nel 1975 Barrett comparve, grasso e calvo, nello studio di registrazione dei Pink Floyd (durante le sessioni di Wish You Were Here) e soltanto nel 1982 avrebbe rilasciato la sua prima intervista dopo dodici anni di totale silenzio.

Opel (Capitol, 1989) contiene alcuni preziosi inediti.
Wouldn't You Miss Me (Harvest, 2001) raccoglie materiale di tutti e tre gli album.
Crazy Diamond (EMI, 1994) è un boxset di tre CD che contiene tutto il materiale registrato da Barrett (i due dischi ufficiali e Opel).

Barrett è morto a Cambridge nel 2006 per un tumore al pancreas, all'età di 60 anni.


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