- Dalla pagina sui Creedence Clearwater Revival di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
In breve.
I Creedence Clearwater Revival hanno coniato un linguaggio unico che affonda le sue radici nel blues della Louisiana e nella musica cajun. Uniscono i ritmi delle "paludi" con le melodie del folk-rock, il fervore della musica religiosa, la febbre ribelle del rock'n'roll e l'angoscia esistenziale di Bob Dylan. I loro migliori album, Bayou Country (1968), Green River (1969), Willy And The Poorboys (1969) e Cosmo's Factory (1970), che è forse il loro capolavoro, raggiunsero una forma classica di roots-rock piena di sinistre premonizioni, che evocano il voodoo gotico, proiettandolo però nella loro epoca e nei loro tempi.
In qualche modo questa miscela diversa si fuse in canzoni semplici e orecchiabili che incarnavano la quintessenza della musica americana: Proud Mary (1968), Bad Moon Rising (1969), Down On The Corner (1969), Run Thru The Jungle (1970), Looking Out My Backdoor (1970), Who'll Stop the Rain (1970), Have You Ever Seen the Rain (1971).
Bio.
I Creedence Clearwater Revival coniarono un linguaggio unico con radici nella
musica blues e cajun della Louisiana. Sposarono i ritmi delle "paludi" con
le melodie del folk-rock e lo spirito di Bob Dylan.
In qualche modo quella fusione creò uno stile semplice e orecchiabile
che rappresenta la quintessenza della musica americana.
I fratelli Fogerty, John (canto, chitarra) e Tom (chitarra), erano in realtà cresciuti a Berkeley, nella San Francisco Bay Area, e avevano militato fin dal 1959 in un complesso di rhythm and blues (Tommy Fogerty & the Blue Velvets), pubblicando alcuni 45 giri a partire dal 1964, negli anni "caldi" della British Invasion.
Nel 1967 cambiarono nome in Creedence Clearwater Revival (CCR in breve) e pubblicarono due
cover di Jay Hawkins, Suzie Q e Put A Spell On You,
che li catapultarono subito in classifica.
Sono i cardini del primo album,
Creedence Clearwater Revival (Fantasy, 1968).
Il segreto della loro musica stava non tanto nelle melodie quanto nei ritmi.
Il ritmo era stata
la grande riscoperta di quegli anni, grazie al "blues revival" che veniva da
Chicago e che aveva messo piede nella stessa San Francisco. Il folk-rock, il
surf rock e l'acid-rock avevano per lo più lasciato in secondo piano il ritmo, ma
il blues revival stava riportando prepotentemente in primo piano la "groove".
I CCR puntarono proprio sulla "groove".
John Fogerty iniziò a comporre materiale originale, lasciandosi alle spalle
le cover che lo avevano educato.
John compose tutti i classici del 1968-70, definendo
un sound che scaturisce dalle blues jam, dalle ballate talking di Dylan,
e dai trip lisergici della Baia; che si addolcisce con il country
chitarristico del Sud e che si rigenera al ritmo di palude della Louisiana;
e, concentrato in pillole di emozioni epidermiche, si insinua in un limbo
senza tempo del folklore.
Bayou Country (Fantasy, 1968), pubblicato nello stesso anno di CCR, è un album molto più robusto. Annovera innanzi tutto Proud Mary, la loro canzone più celebre, che,
facendo leva su un ritmo febbricitante,
fece da ponte tra lo spirito festoso del folk-rock e quello cupo del
blues-rock, e altri brani costruiti sulla groove,
come Bootleg e Graveyard Train,
blues delle paludi dai toni sinistri che si affidavano a una
pulsazione forte e sinistra, quasi tribale in
Born On The Bayou. La chitarra aveva un compito puramente atmosferico:
non solo gli assoli erano limitati a pochi secondi, ma la sezione ritmica era
in primo piano.
Green River (Fantasy, 1969) continuò la progressione verso quel sound
tetro e torbido con
Lodi (1969), una miscela di elementi blues e gospel accelerata secondo
la stessa prassi di Proud Mary,
Bad Moon Rising, sempre più immersa in sinistri incubi voodoo,
Green River, la prova generale per Run Thru The Jungle,
e Tombstone Shadow.
John Fogerty era la linfa vitale del complesso, con la sua voce marziale, cupa e
un po' roca, il cui tono oscillava da vero bluesman del Delta a profeta
apocalittico.
Fogerty esibiva però la tendenza a ripetersi, ad auto-citarsi,
a sfruttare all'infinito riff, ritornelli e cadenze celebri delle sue canzoni,
e per questa ragione la sua gloria resta affidata a poche geniali idee, più
che a un opus sostanzioso.
Willy And The Poorboys (Fantasy, 1969), un concept dedicato alla classe proletaria, fece leva su canzoni meno ossessive e su testi più realisti. I pezzi forti sono Down On The Corner, quadriglia sincopata e caraibica, e Fortunate Son, primo dei loro tre grandi rock and roll acrobatici.
Cosmo's Factory (Fantasy, 1970), probabilmente il loro capolavoro,
punta fin da Ramble Tamble sulle
cadenze viscerali e trascinanti del blues del Delta e
sulle atmosfere inquietanti dei rituali della jungla.
Nasce così Run Thru The Jungle, l'incubo più tetro e ipnotico
della loro carriera.
Ma il gruppo ha raggiunto la maturità nel reinterpretare la tradizione e
lo dimostra con
Travelin' Band, secondo dei loro grandi rock and roll,
Looking Out My Backdoor, ragtime orecchiabile ed effervescente,
Up Around The Bend, ruggente shout a ritmo boogie,
e Who'll Stop The Rain,
gospel accelerato su un incalzante jingle-jangle.
Pendulum (Fantasy, 1971) sembra quasi la brutta copia del precedente. Fogerty ricopia uno per uno quei classici. L'unico degno degli originali è Have You Ever Seen The Rain, nel tono vaticinante di Dylan. Molina, Hey Tonight, It's Just A Thought e Hideaway sono brillanti ma generiche canzoni roots-rock. Il gruppo esaspera gli elementi che hanno reso grande il disco precedente nelle lunghe Pagan Baby e Born To Move. Ciò nonostante, l'album divenne il best-seller del gruppo. Tom Fogerty aveva già lasciato il gruppo (morirà di tubercolosi nel 1990).
Il gruppo si sciolse dopo il mediocre Mardi Gras (Fantasy, 1972), che conteneva Sweet Hitch-hiker, ultimo dei loro grandi rock'n'roll.
In quegli anni i CCR dominarono le charts dei 45 giri, pur non essendo affatto un gruppo commerciale. Il fatto è che avevano coniato un linguaggio in cui l'americano medio si identificava subito, prototipo del rock per famiglia dei '70.
Chronicle (Fantasy, 1976) è l'antologia delle hit.
John Fogerty lanciò la carriera solista con due album in cui suonava tutti
gli strumenti:
The Blue Ridge Rangers (Asylum, 1973), tributo agli eroi della musica
country (Hank Williams, Jimmie Rodgers), e
John Fogerty (Asylum, 1975), sul quale compaiono due discreti rock
and roll, Rockin' All Over The World e
Almost Saturday Night.
Il terzo album, Hoodoo, rifiutato dalla casa discografica, rimase
inedito, e Fogerty si ritirò dalle scene.
Tornò in sala d'incisione dopo dieci anni e fece centro (letteralmente).
Centerfield (Warner, 1985) fu un grosso successo, grazie soprattutto
alla verve di Rock And Roll Girls e
The Old Man Down The Road, una palese revisione di
Run Thru The Jungle per la generazione che si era perso l'originale.
Eye Of The Zombie (Warner, 1986), però, fu un'altra delusione,
nonostante Sail Away e Change In The Weather.
Dopo altri dieci anni di assenza dalle scene, Blue Moon Swamp (Reprise, 1997), contenente tiepide ballate blues-rock come Swamp River Days, Southern Streamline, Blue Moon Nights, e il live Premonition (Reprise, 1998) lo riporteranno un'altra volta in auge.
Continuerà imperterrito a registrare un paio di album per decennio: Deja vu (All Over Again) (2004), la cui title-track è un atto di critica alla guerra intrapresa dagli USA in Iraq (paragonata a un altro Vietnam), e soprattutto Revival (2007), con Don't You Wish It Was True.
John Fogerty ha pubblicato un altro album solista, a distanza di oltre un quarto di secolo dal suo debutto come solista (The Blue Ridge Rangers), The Blue Ridge Rangers Rides Again (2009), una raccolta nostalgica di cover country, una delle quali annovera la partecipazione di Bruce Springsteen (When Will I Be Loved?).
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