- Dalla pagina su Nice e Keith Emerson di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In breve:
I Nice introdussero l'idea di arrangiamenti di musica classica e jazz guidati dalle tastiere. Invece di scrivere nuove canzoni e attenersi al formato pop, i Nice si affidarono agli standard del repertorio classico e jazz, deformandoli però attraverso delle jam in stile psichedelico. Ponevano l'accento su esecuzioni virtuosistiche (in particolar modo del tastierista Keith Emerson) e su lunghi assoli. Era la stessa idea della Jimi Hendrix Experience e dei Cream, solo che lo strumento principale in questo caso era l'organo.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi, modificato da Stefano Iardella)

Bio:
I Nice lanciarono in Gran Bretagna la moda effimera del "classic rock" (musica classica interpretata con strumenti e ritmo rock, nonchè esecuita con sceneggiate rock) e il loro organista, Keith Emerson, ne fece una carriera. All'inizio Emerson tentò semplicemente di diventare l'Hendrix delle tastiere, ma in seguito si specializzò nei concept album.

Keith Emerson proveniva dal circuito del rhythm and blues e i Nice erano nati come gruppo di accompagnamento di una cantante di musica leggera.
Emerson era indubbiamente un virtuoso delle tastiere (anche se forse in questo caso "virtuoso" non vuol dire "genio"), ma gli altri membri dei Nice erano nettamente inferiori alla media. La mediocrità compositiva del leader e quella esecutiva dei gregari fece si che i Nice si dedicassero quasi esclusivamente a cover, anche se rifatte in maniera drasticamente diversa dall'originale.

I Nice esordirono alla fine del 1967 e sarebbero sempre stati celebri per i pezzi classici (il Rondo di Dave Brubeck, l'America da West Side Story di Bernstein, l'Intermezzo dalla Karelia Suite di Sibelius, il terzo concerto Branderburger di Bach e la Pathetique di Tcajchovsky), che dal vivo erano animati da torrenziali parti improvvisate, secondo i canoni del jazz più che della classica, ed erano congeniati per esaltare i passaggi più trascinanti, secondo i canoni del rock. La loro funzione era in pratica quella di mettere in luce l'istrionica personalità del leader.

Su The Thoughts of Emerlist Davjack (Immediate, 1968), in realtà, i brani piu` sperimentali sono Bonnie K e War & Peace, e fa capolino anche il pop psichedelico della "summer of love" in Flower King Of Flies e The Thoughts of Emerlist Davjack.

Ars Longa Vita Brevis (Immediate, 1969) affoga nei pretenziosi adattamenti classici, ma in realtà Daddy Where Did I Come From e Happy Freuds sono felici appendici di psichedelia (peraltro nulla che decine di complessi americani di garage non avessero già fatto due anni prima).

Nice (Immediate, 1969), metà in studio e metà dal vivo, contiene una versione jazzata di Hang On To A Dream di Tim Hardin, una versione sterminata e ancor più "free-form" di She Belongs To Me di Bob Dylan, e l'elegante Azrael Revisited.
I difetti dei Nice sono invece evidenti nella pomposa suite For Example.

La Five Bridges Suite (Charisma, 1970), eseguita con tanto di orchestra, è semplicemente imbarazzante, ma il live Elegy (Mercury, 1971) è forse proprio il disco in cui i Nice trovarono la fusione di classica, rock e jazz che avevano cercato per anni.
Ciò che rese davvero celebre Emerson furono le sceneggiate da vivo, tumultuose celebrazioni sado-masochistiche del suo amore-odio per lo strumento.
La breve saga dei Nice ebbe invece ben poco di musicale.

Nel 1969 Emerson si unì al bassista Greg Lake dei King Crimson e al batterista Carl Palmer (che aveva suonato con Arthur Brown e negli Atomic Rooster) e diede vita agli Emerson Lake & Palmer (in breve EL&P), fedele quindi alla sua grande invenzione: il power-trio basato su organo-basso-batteria.
Il gruppo esordì all'Isle of Wight Festival del 1970 con una versione delle Pictures At An Exhibition di Mussorgsky.
Emerson si affermò definitivamente come show-man (anche se forse dimostrò i propri limiti come organista) e divenne finalmente una star internazionale. Con gli EL&P il progressive-rock divenne un genere commerciale, invece che un genere intellettuale.
Emerson Lake & Palmer (Atlantic, 1970) venne lanciato con gran fanfara nell'era dei "supergruppi" (era appena uscito il disco dei Crosby Stills & Nash).
L'influenza di Lake (meno interessato a reinterpretare i classici) è positiva, ma Emerson conserva il difetto di rovinare con i suoi esibizionismi i pezzi più ambiziosi (Tank, The Barbarian, Knife Edge).
E' significativo che il complesso riesca meglio nella ballata rilassata e cristallina Lucky Man (di Lake) che nella piece classicheggiante Three Fates.

Tarkus (Atlantic, 1971) voleva forse essere un disco di musica futurista, ma era in realtà un disco di retroguardia (in Germania stava succedendo ben altro nel 1971). La suite eponima fa leva su un tema mitologico da fumetti e scimmiotta il sinfonismo trionfale dell'Ottocento. Rimane comunque la composizione più rappresentativa e meno epigonica del gruppo.
Il sinfonismo di Frank Zappa viene adattato a scenari apocalittici e all'ansia dell'era tecnologica.
Alla fine però uno scherzo rock and roll, eseguito con il piglio dell'entertainer pirotecnico, come Are You Ready Eddy arriva come una boccata d'aria pura.
Per quello che conta, Battlefield ha forse il miglior lavoro chitarristico di Greg Lake.

Pictures At An Exhibition (Atlantic, 1972) consegnò finalmente al pubblico la composizione con cui avevano debuttato. La mediocrità dei tre musicisti era appena mascherata dall'imponenza dell'impresa. Il brano migliore e` quello meno serio, la quadriglia di The End Nutrocker.

Trilogy (Atlantic, 1972) ritorna alla relativa umiltà del primo album, ben rappresentata dalla nuova ballata acustica di Lake, From The Beginning, e da The Endless Enigma.

L'altalena continua con Brain Salad Surgery (Manticore, 1973), che forse rappresenta il loro picco "technologico" (Emerson al sintetizzatore Apollo e Palmer alla "batteria elettronica") e che fa perno sulla smodata suite Karn Evil 9.
Datata nella concezione e gelida nell'esecuzione, fece rimpiangere i Nice. Tecnicamente scadenti (nonostante gli insistiti "virtuosismi") e incapaci di comporre musica, gli EL&P non avevano molte chance.

Un triplo dal vivo sembrò archiviare il gruppo fra i paradossi di quell'epoca, con Emerson a sbarcare il lunario registrando cover spiritose (il celebre Honky Tonk Train Blues di Meade Lewis).
Invece i tre elementi si riunirono e ripresero a sfornare dischi pretenziosi doppio album Works Vol I (Atlantic, 1977), comprendente un ridicolo Concerto No 1 di Emerson (e forse una migliore Pirates), seguito da un Vol II altrettanto (involontariamente) comico.
C'è anche la loro cover più celebre, Fanfare For The Common Man (di Aaron Copland).

Love Beach (1978) sembrò chiudere definitivamente la storia all'insegna di un easy-listening da salotto (ma Emerson non poteva esimersi da una suite in quattro movimenti, Memoirs of An Officer and Gentleman). Emerson si dedicò alle colonne sonore (genere in cui non fu molto più geniale che con i dischi degli EL&P), mentre Palmer si unì agli Asia, e fu l'unico dei tre a rimanere sulla breccia.

Emerson e Lake rifondarono il gruppo (ancora EL&P) con Cozy Powell alla batteria, pubblicando Emerson Lake and Powell (Polydor, 1986).
Un altro bassista affiancò Emerson e Palmer su To The Power Of Three (Geffen, 1988), accreditato ai 3 (ovvero Emerson, Barry e Palmer).
Emerson e Lake si riunirono finalmente con Palmer per registrare Black Moon (Victory, 1992).
In The Hot Seat (1994) è l'ultimo obbrobrio.

The Atlantic Years (Atlantic, 1992) è un'antologia.


(Tradotto e integrato da Stefano Iardella)

The Atlantic Years (Atlantic, 1992) è un'antologia.
I Refugee erano stati una rivisitazione dei Nice, con la sezione ritmica originale (Lee Jackson e Brian Davison) più il tastierista svizzero Patrick Moraz al posto di Keith Emerson.
Pubblicarono Refugee (Charisma, 1974) e registrarono nel 1987 il live Live in Concert Newcastle City Hall (Voiceprint, 2007), che sarebbe stato pubblicato vent'anni dopo.
Emerson si suicidò a Santa Monica nel marzo 2016, all'età di 71 anni, e Greg Lake morì nove mesi dopo, per un tumore al pancreas, all'età di 69 anni.


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