- Dalla pagina sui Chesterfield Kings di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
I Chesterfield Kings hanno aperto la via al revival psichedelico dei primi anni '80, di cui erano stati precursori, verso la fine degli anni '70, gruppi come i Distorted Levels con canzoncine bizzarre come Hey Mister (1978).
Formatisi nel 1979 a Rochester (New York) dall’ex cantante dei Distorted Levels, Greg Provost, giornalista musicale underground e fervido collezionista di dischi, con l’enfant prodige Andy Babiuk (all’epoca appena sedicenne) e con il tastierista Orest Guran, i Chesterfield Kings hanno offerto una visione oleografica ed eccessivamente nostalgica della psichedelia.
Il loro repertorio era infatti composto interamente di cover sconosciute, e inoltre la band mirava a riprodurre il look e le atmosfere dei gruppi garage-punk degli anni '60. Here are (Bomp, 1982) è stato l’album che ha contribuito all’inizio del revival psichedelico degli anni '80.
Il sound della band è rimasto perlopiù ispirato a gruppi come la Chocolate Watchband, anche quando hanno iniziato a comporre materiale proprio, cioè She Told Me Lies e Cry Your Eyes Out su Stop (Mirror, 1985).
L’album Don’t Open Til Doomsday (Mirror, 1987), disordinato e privo d’ispirazione, ha messo in evidenza i loro limiti come compositori (Selfish Little Girl è una delle poche eccezioni).
Night of the Living Eyes (Mirror, 1989) raccoglie rarità e tracce dal vivo.
Con l’aggiunta del chitarrista blues Paul Rocco, The Berlin Wall of Sound (Mirror, 1990) ha adottato un sound più duro e ha rivelato un atteggiamento macho e arrogante (Love Hate Revenge, Sick and Tired of You). Coke Bottle Blues è una imitazione degli Howlin’ Wolf, che anticipa Drunk on Muddy Water (Mirror, 1990), un disco di cover blues.
Dopo una lunga interruzione, la band è tornata in scena con Let’s Go Get Stoned (Mirror, 1995), una divertente imitazione dei classici dei Rolling Stones. E’ stato l’inizio di una nuova carriera, dedita allo scimmiottamento di musicisti e stili del passato.
Surfin’ Rampage (Mirror, 1997) è un altrettanto fedele tributo alla musica surf (con 32 pezzi).
Where the Action Is (Sundazed, 1999) segna il ritorno alle loro radici garage-rock e, parallelamente, un ritorno al formato cover (cio sono soltanto quattro canzoni originali, tra cui A Lovely Sort of Death).
Yoko (Velocette, 2003) è un lavoro più moderato. Il suono e la verve sono probabilmente le loro cose migliori, ma il materiale è ancora mediocre (oppure non è loro).
Mindbending Sounds (Sundazed, 2003) completa la trilogia della ricostruzione musicale con impeccabili melodie dal suono retrò come I Don't Understands, Non-Entity, Flashback. Gli arrangiamenti sono così barocchi che spesso evocano gli Electric Prunes (Transparent Life, Disconnection). L'album contiene anche una rara apparizione di Jorma Kaukonen nei due intermezzi filosofici: Mystery Trip e Death Is The Only Real Thing.
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