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(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Gli Obituary furono protagonisti della scena death-metal della Florida. L'album Slowly We Rot (Roadrunner, 1989) li presento` come "il complesso più pesante del mondo". E' certo che John Tardy è un cantante magistrale di "death metal", in quanto il suo registro roco e grave impersona la voce di un morto tornato dall'Oltretomba. Il disco rappresenta la quintessenza del "grindcore" e del "death metal", nel bene e nel male. Nel mucchio di aberrazioni per mitragliatrici e martelli pneumatici la title-track è l'unica a conservare un contegno musicale. Dopo un po' lo schema di Intoxication e delle altre frustate sonore del disco diventa invece ripetitivo: introduzione a ritmo supersonico, grugnito al ralentì, lungo ponte strumentale, assolo galattico di chitarra, coda catastrofica. L'attrazione principale rimane Tardy, che sembra ripetere il cerimoniale di immedesimazione compiuto nel cinema da Lon Chaney.

La chitarra di James Murphy (ex Death) impreziosisce il secondo Cause Of Death (Roadrunner, 1990), che peraltro, più lento e calcolato, non ha quasi nulla del fascino selvaggio del precedente. Tardy e Murphy intonano comunque alcune delle odi più sinistre del genere (Infected, Chopped in Half, Find the Arise). L'album è meglio suonato e meglio prodotto del precedente, ma rimane il dubbio se il death-metal abbia bisogno di migliore destrezza e produzione piuttosto che verve infernale.

The End Complete (1992), con il vecchio duo di chitarre (Allen West e Trevor Peres), migliora i riff e il cantato, ma deteriora ulteriormente il sound originario.

Con World Demise (1994), album che sperimenta con campionamenti e cambi di tempo, il gruppo tentò di rinnovare un sound che si stava sclerotizzando. Il meglio, comunque, rimane nella musica brutale di canzoni come Don't Care.

Murphy formerà poi i Disincarnate e registrerà con loro l'album Dreams Of The Carrion Kind, all'insegna di un "death metal" puro, esaltato dai suoi assoli tetri e desolati.

Gli Obituary torneranno sulle scene con Back From The Dead (Roadrunner, 1997).


(Tradotto da Stefano Iardella)

Frozen In Time (Roadrunner, 2005), il loro primo disco in studio in otto anni, è un disco senza fronzoli, che fa riferimento ai loro lavori passati ma in modo un po' più professionale. On the Floor e Blindsided suonano come brani del loro primo album ri-registrati in alta fedeltà.

Xecutioner's Return (2007), invece, ha fatto un'inversione di 180 gradi, tornando al death metal vecchia scuola, ma con Ralph Santolla alla chitarra, e il suo contributo è evidente in brani come Evil Ways.
Santolla è, infatti, il motivo principale per ascoltare Darkest Day (2009), che per il resto è il più derivativo e monotono che il genere possa raggiungere.

Inked in Blood (2014) è stato il primo album con una nuova formazione, con Ralph Santolla sostituito da Kenny Andrews e il bassista storico Frank Watkins sostituito da Terry Butler (Death, Massacre, Six Feet Under).

Anche l'album live Ten Thousand Ways to Die (2016) contiene due nuovi brani, Loathe e Ten Thousand Ways to Die.

Obituary (2017) ha dato un ruolo più prominente al bassista Terry Butler e al chitarrista Kenny Andrews, e il risultato è stato un miglior revival dei vecchi Obituary.


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