- Dalla pagina su Gumball e B.A.L.L. di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
In breve:
Don Fleming (Valdosta, 1957) iniziò la sua saga con i Velvet Monkeys di Washington, che registrarono un album di pop-rockabilly-surf-psichedelico revival anni '60, Future (1983). Dopo essersi trasferito a New York e aver incontrato Mark Kramer, formò i B.A.L.L. e iniziò a sfoggiare un'ironia acid-rock su Period (1987), un lavoro caratterizzato da jam senza senso. Il power-trio scatenò la veemenza dell'hard-rock in mezzo alla consueta dose di effetti sonori e melodie distorte su Hardball (1990), in particolar modo nelle loro jam strumentali autocelebrative. Quando creò i Gumball, Fleming si limitò ad aggiornare il sound dei B.A.L.L. con grunge e noise-rock (abbandonando i toni clowneschi). Nonostante gli arrangiamenti elaborati, suonava come un incrocio tra Who e Big Star, il suo tentativo più sfacciato di successo commerciale. Fleming si riprese con Super Tasty (1993), ma iniziò a perdere il controllo della sua stessa grandezza col mostruoso Revolution On Ice (1994).
Bio:
La saga di Don Fleming è tanto fondamentale quanto emblematica del rock
intellettuale emerso dalla new wave.
I Velvet Monkeys erano stati uno dei gruppi più originali della prima
ondata di Washington. Formati all'inizio del decennio (con alle spalle una
cassetta auto-prodotta Everything Is Right del 1981), avevano esordito su
vinile nel 1983 con l'album Future (Fountain Of Youth).
Il loro sound era un pop
deturpato da anomalie armoniche, ma che spesso sembrava
rifare il verso ai complessi surf di vent'anni prima.
Talvolta (come in What Can I Do) uno strumento (la chitarra) sembra suonare
un tema che un altro (il canto) prosegue in maniera diversa; ma poco importa,
visto che lo svolgimento finirà per frantumare entrambi e dal collasso
armonico scaturità il ritornello, in perfetto stile da garage-rock.
E' una tecnica, per quanto sfocata, che può coagulare in un rockabilly
precisissimo come Velvet Monkeys.
L'organo domina l'incalzante Everything Is Right, ma il suo non è
nè lo stile febbrile dei Suicide nè quello "acido" degli anni '60,
bensì un cupo rimbombo di sottofondo. Fra i tanti che tentavano di recuperare
le sonorità psichedeliche i Velvet Monkeys erano fra i meno oleografici.
I Velvet Monkeys registrarono fra il 1985 e il 1987 un ultimo disco, rimasto inedito, che verrà pubblicato anni dopo come Houseparty (God Bless, 1998).
Il leader dei Velvet Monkeys, Don Fleming (canto e chitarra), che era stato il leader di uno dei pionieristici gruppi punk della Georgia (i Citizen 23), stabilì presto un'alleanza con Jad Fair degli Half Japanese (concretizzatasi nel lavoro congiunto Big Big Sun autoprodotto soltanto su cassetta nel 1986), ma per molti anni del gruppo non si seppe più nulla.
Fleming tornò alla ribalta alla corte newyorkese di Kramer. Fu lì infatti che, nella metà degli anni '80, si formarono i B.A.L.L., con Kramer al basso e all'organo e ben due batteristi: Jay Spiegel (anche lui reduce dai Velvet Monkeys) e David Licht (ex compagno di Kramer negli Shockabilly).
Il gruppo si qualificò come un'appendice radicale all'acid-rock di vent'anni prima. Il primo album, Period (Shimmy Disc, 1987) è infatti composto da una ventina di brevi pezzi, fra i quali si alternano ballate country eseguite (o devastate) nel modo "lisergico" dei Grateful Dead (Bastard Baby Boy, Favorite Day), tutte corredate di adeguati "jamming", e strumentali senza capo nè coda (l'"hendrixiano" Theme B.A.L.L., la tribale Caveman, The French alla Mayo Thompson). L'incalzante "psychobilly" di Always, l'imitazione Velvet Underground di In The Woods, l'ipnotico e cacofonico blues di I Can Never Say riassumono forse al meglio la forma di canzone psichedelica che ha in mente Fleming.
Bird (Shimmy-Disc, 1988) accentua la bizzarria degli effetti psichedelici e la sperimentazione sulla forma. Il risultato è uno strano ibrido di Stooges e Residents, come nella title-track. Ancora una volta i brani sono molto brevi, ma ancora una volta le armonie più radicali (Another Straight Line) e le ballate più leziose (come il mantra di Love Was The End o il country di Drink It On) risultano forzate e artificiose. Quasi tutti i pezzi danno la sensazione di essere soltanto pretesti per accumulare un po' di distorsioni e per incollare insieme un po' di effetti sonori. (Alcuni brani sono delle cover mascherate).
Trouble Doll (1989), per metà dal vivo, migliora la situazione, ma senza risolvere i problemi di fondo. La melodia di Never Meant To Say, il piglio barbaro di Trashman, il trittico di Trouble World (che rifà il verso agli inni degli Stooges), Trouble Doll e Trouble Momma sono dei buoni spunti, ma è ancora troppo poco. La formazione (ridottasi a un trio dopo l'abbandono di Licht) è tanto ambiziosa quanto deludente.
Un ulteriore e decisivo progresso si verifica nel 1990 con Four o Hardball.
Il trio è diventato davvero un power-trio e la durata dei
pezzi si è sufficientemente allungata da consentirne uno sviluppo.
L'arrangiamento della title-track si ispira alle solite
eccentricità psichedeliche, ma questa volta il ronzio gregoriano, i vortici
elettronici e il vagito della chitarra fanno il loro effetto.
Le ballate sono rivitalizzate da una grinta rock e da una batteria che picchia
freneticamente come un tam-tam e può raggiungere il parossismo dello
psychobilly, come in She's Always Driving. La loro parabola assomiglia
di colpo a quella dei Sonic Youth: partiti da uno stile
programmatico e rivoluzionario, i B.A.L.L. sono riusciti ad amalgamarlo nella
tradizionale forma-canzone del rock. Timmy The Toad Man e Mary Jane
risultano così sabba stordenti e trascinanti di puro rock and roll, per
quanto sfigurati dalla solita dose di distorsioni.
Lo stile strumentale di Fleming, che coniuga Page con Hendrix, ha modo di
dimostrare le sue indubbie (e vitrioliche) potenzialità, da far invidia a
Helios Creed.
In realtà la prima facciata di Hardball è una sorta di EP a se stante.
La seconda facciata è una monumentale suite composta da cinque jam strumentali.
Fleming e Kramer hanno così modo di sfogare le loro libidini grunge
(e post-psichedeliche/ post-hardrock in genere). Questa In A Gadda Da Vida
degli anni '90 è una delle piece strumentali più magniloquenti e
auto-glorificanti della storia del rock, ma il chitarrista davvero splende
in tutta la sua gloria: il riff ipnotico del preludio, il crescendo demoniaco
del primo movimento, l'incalzante e affilato scampanio alla Sonic Youth del
secondo, il ciclone di dissonanze del terzo, più un numero incalcolabile di
glissando, fondiscala, distorsioni infuocate, minimalismi da martello
pneumatico, accordature spericolate, il tutto sempre al ritmo prodigioso di
Spiegel.
Proprio quando il gruppo aveva trovato la forma giusta, i dissidi fra Fleming e Kramer lo portarono alla tomba (alla fine del 1989, prima che uscisse l'ultimo album).
Fleming riformò allora i Velvet Monkeys, con una formazione che (oltre al fido Spiegel) comprendeva Mascis dei Dinosaur Jr, Moore dei Sonic Youth e Cafritz dei Pussy Galore. Rake (Rough Trade, 1990) è una (falsa) colonna sonora che delude le aspettative create da Hardball, ma dispensa un po' dello humour eccentrico di cui questa gente è capace (nove minuti per il minimalismo veramente minimale di Velvet Monkeys Theme Song e nove minuti per il completamente opposto Rock Party).
Fleming, avviato anche a una promettente carriera di produttore, non si scoraggia e forma i Gumball, con Spiegel ancora alla batteria ed Eric Vermillion al basso. A differenza delle opere dei B.A.L.L., tutte spietatamente stroncate, il primo album dei Gumball, Special Kiss (Primo Scree, 1991) viene accolto dalla critica con una sorta di ovazione generale. Con un sound simile a quello di Hardball, ma riveduto e aggiornato nell'ottica dei Sonic Youth e del grunge, Fleming trova la giusta dimensione. Se il "trip" più "acido" è Gettysburg, seguito da "You Know" e da Window Pain, all'altro capo dello spettro ci sono però Gone Too Far, Wake Up e soprattutto This Town e Summer Days, i due hit, che appartengono a un filone invece più leggero, più pop (o persino surf).
Nello stesso anno viene pubblicato anche Light Shines Through (Paperhouse), sorta di supplemento al precedente, con la title-track e altre delizie psichedeliche.
Visto che il sound dei Gumball è più accessibile di quello dei B.A.L.L., tanto vale specularci sopra; e Super Tasty (Sony, 1993) riesce proprio in questo intento: il sound si è ridotto a un pop chitarristico (Accelerator, il nuovo hit, o Real Gone Deal) appena deformato da un piglio beffardo; tutto sommato un ritorno ai Velvet Monkeys con maggior convinzione. Le micce strumentali da garage del powertrio, preparate dai selvatici "rave up" di Tumbling e Black Payback, fanno brillare ballate incandescenti come Hell Of A Message. A trionfare è soprattutto un folkrock fischiettabile dagli accenti sentimentali ed epici, come in Here It Comes Again. Il melodismo di Fleming è al culmine.
Continuando a maturare di disco in disco, Fleming perviene così al sound grandioso di Revolution On Ice (Columbia, 1994): se l'iniziale Revolution On The Rocks è troppo programmatica e non riesce a ripetere Accelerator, Nights On Fire è l'epitome della sua abilità nel costruire canzoni tanto trascinanti quanto profonde, caricandole della forza profetica di un Pete Townshend. Fleming è tanto magistrale quanto Alex Chilton nel costruire le armonie pop di Free Grazin' e il trio sferraglia di gran carriera nella jam di Watcha Gonna Do. Unendo queste doti, nulla è fuori della loro portata, dalle ruvide melodie dei Sonic Youth (Trudge) alle tenebrose ballate dei Cure (Breath Away).
Fleming, che per mezzo decennio aveva centellinato la musica, era improvvisamente diventato uno degli artisti più prolifici dell'underground newyorkerse. Ma, sciolti i Gumball, tornò fra le quinte.
Fleming è un personaggio tanto ambizioso quanto irrisolto: i suoi album non esprimono appieno il suo talento.
L'EP Because Tomorrow Comes (Instant Mayhem, 1996) è il suo primo disco solista: oltre alla canzoncina eponima, contiene due suite strumentali per theremin, mellotron, nastri, organo, chitarra e basso.
Fleming ha formato anche i Foot (God Bless, 1998) con Thurston Moore dei Sonic Youth e Jim Dunbar. The album contains three lengthy tracks of free-form, electronic jamming.
La rinascita di Fleming è impressionante.
Il singolo Hear the Air (V2, 2000) riuscirà persino a scalare le classifiche britanniche.
L'album tutto strumentale Jojo Ass RUNne (God Bless, 1998), di Don Fleming, un selvaggio esperimento di guitar-rock che attinge dalle sinfonie di Glenn Branca, dai pezzi super-chitarristici di Roger Miller e in particolare da Todd Rundgren (omaggiato nel pezzo di sedici minuti Todd Ass RUNdgren), ma soprattutto reinventa completamente l'idea di musica rock.
L'ex tastierista dei Gumball, Malcolm Riviera, è morto nel luglio 2023.
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