Dalla pagina sui Mazzy Star di Piero Scaruffi
David Roback, l'ex Rain Parade che aveva dato vita con Kendra Smith agli Opal, ha continuato l'esperienza di questo secondo gruppo nei Mazzy Star, un combo di sette elementi fra cui spicca la cantante Hope Sandoval. Il registro esile e sensuale di questa (una sorta di Janis Joplin bambina innocente) ben si accoppia agli accordi spaziali del chitarrista, uno dei grandi maestri dell'accompagnamento psichedelico. I Mazzy Star sono sostanzialmente gli Opal con Hope Sandoval al posto di Kendra Smith.
Nel 1990 viene pubblicato l'album d'esordio, She Hangs Brightly (Rough Trade), le cui composizioni, paranoicamente dedicate a temi amorosi, sono fuse in un crogiolo di folk acustico, blues del Delta e acidrock onirico che lambisce i toni laconici e sfumati dei Cowboy Junkies. Le delicatissime cartilagini di Halah e Be My Angel hanno origine da un improbabile incrocio fra i primi Velvet Underground, il soul della Motown e il country di Nashville. In tale contesto anche il blues piu` arcaico di Taste of Blood, Free e I'm Sailing trova una dimensione moderna. Queste melodie cullate dolcemente nel grembo di accordi limpidissimi (su tutte Ride It On), questa sorta di folkrock al ralenti` (Give You My Lovin), cesellano atmosfere ultraterrene, di pace e quiete assolute. Capolavoro nel capolavoro e` la title-track, una ballata spettrale, avvolta in una torbida bruma di organi alla Manzarek e di languori chitarristici. Nel complesso l'album costituisce uno dei risultati piu` suggestivi raggiunti dalla psichedelia post-Pasley.
Passano tre anni prima che la formazione si ripeta, con
So Tonight That I Might See (Capitol, 1993),
e riprenda il discorso esattamente da dove si era interrotto.
Se possibile, il sound si e` ancor piu` allentato, si e` fatto ancor piu`
"siderale", sempre meno terrestre. Impressionista, subconscia, mistica,
scolpita frase a frase con cura certosina in filigrane sempre piu` trasparenti
di suono, questa e` musica che, dalla ninnananna folkrock di Bells Ring al
"lento" degno di un'orchestrina degli anni '50 Blue Light, costituisce
un lungo excursus in un mondo astratto, onirico, magico.
In questo senso il cuore del disco e` costituito dai brani in cui
lenti, languidi, ineffabili deliqui danno luogo a serenate innamorate fra le
piu` tenere di sempre, come Fade Into You.
Esemplari da questo punto di vista l'arrangiamento minimale di Five String
Serenade, con accordi quasi impercettibili di contrabbasso e violino,
e l'armonia trapunta di piccoli tocchi classicheggianti di Into Dust.
Il sound raggiunge intensita` da messa nera in Mary Of Silence, una tetra
litania cantilenata sul cupo rombo di un harmonium e sullo stridore delle
distorsioni chitarristiche. In questi episodi il ritmo svanisce
in cadenze catatoniche.
Il disco va in gloria con la lunga So Tonight
That I Might See, un raga ipnotico e lisergico (ma mai sinistro) che richiama
qualcosa dei Velvet Underground e qualcosa dei Doors, senza peraltro imitare
nessuno dei due.
Among My Swan (Capitol, 1996), il terzo album dei Mazzy Star (di nuovo a tre anni dal precedente, com'era successo per il secondo) afferma pero` il primato dell'accompagnamento. Ormai e` chiaro che la voce di Sandoval e` nulla piu` del fiocco sul pacco regalo. Quel che conta e` la parte strumentale, a cui si devono le atmosfere pennellate con tanta intensita` e/o torpore. A queste si puo` soltanto rimproverare di pescare troppo palesemente nel libro del rock, di intagliare le cantilene infantili di Disappear e Happy nel tintinnio fiabesco di Sunday Morning (Nico e Velvet Underground), di cullare Flowers In December con il vostro lento preferito degli anni '60, di intonare il solenne Cry Cry sulle note di un valzer di Neil Young, di orchestrare il country da camera di All Your Sisters (con tanto di violoncello) come uno di quei soffi al cuore di Leonard Cohen, di suonare il requiem d'organo di Umbilical come i cerimoniali piu` solenni dei primi Pink Floyd, di librare la progressione da brivido di Take Everything su toni rubati alla Knocking On Heaven's Door di Dylan. Certo, tutto viene assimilato e rimuginato. E comunque perche' non ci aveva pensato prima qualcun altro a fare di quell'umore marginale del rock un'arte a se stante? Il complesso osa spingersi oltre soltanto in Rhymes Of An Hour, per strimpellio ciclico e litania indianeggiante, a due passi da quella trance cosmica che forse era il loro progetto originale. In tutto questo gli strumenti fanno il minimo indispensabile, raramente levando la loro voce sopra quella della cantante. Ma proprio quel minimo indispensabile e` quel che conta. Una volta girato lato, il trucco mostra un po' la corda. Le canzoni si fanno un po' uguali l'una all'altra, il country convenzionale di Nashville prende il sopravvento in I've Been Let Down e Rose Blood. Come a dire: il nostro potere commerciale e` aumentato, tanto vale approfittarne.
Il vagito sommesso di Sandoval allieta da sei anni i sonni degli amanti di questo genere di ballad psichedelica, spaziale e sonnolenta, emersa in sordina dalla scena di Los Angeles. Dietro uno stile chitarristico apparentemente innocuo Roback nasconde un'intelligenza psichedelica fra le piu` luminose di sempre.
Il primo album solista di Hope Sandoval,
Bavarian Fruit Bread (Rough Trade, 2001 - Nettwerk, 2011)
evidenzia gli arrangiamenti
del multi-strumentista Colm O'Ciosoig dei primi My Bloody Valentine.
La nebbia magica di Mazzy Star si apre per rivelare un paesaggio desolato, una personale terra desolata di depressione maniacale. Sandoval suona come un bambino solitario perso nella musica da camera di Feeling of Gaze, un adolescente romantico che prende il sole nella dolce brezza di Clear Day, un buco nero di teneri sentimenti nel delicato madrigale di Around My Smile. Alcune canzoni sono orchestrate come mini-sinfonie di doloroso romanticismo (lo shuffle di "valzer, dub e armonica" di On the Low, la vibrante e sognante Lose Me On The way).
Per tutto l'album Sandoval sembra cantare come un incrocio tra Stevie Nicks e Kendra Smith o, meglio, come un duetto paradisiaco tra
Tim Buckley e
Nico.
Through The Devil Softly (Nettwerk, 2009) di Hope Sandoval, scritto per lo più in collaborazione con Colin O Ciosoig dei My Bloody Valentine, è un altro viaggio magico di una cantante malinconica. Tuttavia, le canzoni non reggono da sole come nell'album precedente, e il lavoro riguarda più l'umore e l'atmosfera che un momento specifico.
Seasons of Your Day (2013) dei Mazzy Star, che arriva 17 anni dopo il loro album precedente, è sorprendentemente (e nostalgicamente) simile nel suono, intriso della stessa dolce malinconia. Il pezzo forte è il Dylan-iano In the Kingdom, guidato dall'organo. La musica quasi scompare nei vapori psichedelici di Common Burn, il pop da camera di Seasons of Your Day e il country-pop di Lay Myself Down sembrano incompiuti, ma le tinte celtiche di Spoon e la vertigine blues distorta dei sette minuti di Flying Low salvano l'opera
Hope Sandoval ha unito le proprie forze con il batterista dei My Bloody Valentine, Colm O'Ciosoig, per formare i Warm Inventions e registrare Until The Hunter (2016), un lavoro eclettico (o confuso) che spazia dal ronzio freak-folk (in particolare lo stupore sensuale dei nove minuti di Into the Trees) a ballate noir spettrali alla Angelo Badalamenti come Trouble, e da umili lamenti folk come Hiking Song fino a ninne nanne country angeliche come The Peasant. Lungo il cammino bisogna ingoiare il blues psichedelico di Liquid Lady e un noioso duetto di sette minuti con Kurt Vile (Let Me Get There), così come altre canzoni che rovinano la magia delle canzoni che invece funzionano.
Il chitarrista David Roback è morto di cancro a Los Angeles, nel 2020, all'età di 61 anni.