Dalla pagina di Piero Scaruffi
(Tradotto da G.Mantovan e S.Iardella)

Miles From Our Home (Geffen, 1998) è il settimo album della band, l'ultimo sotto etichetta Geffen Records, e l'età comincia a farsi sentire. Margo Timmins sembra Elizabeth Fraser senza gli arrangiamenti: una cantante strepitosa ma poco convincente come interprete. Il gelo e il silenzio sono scomparsi, tranne che in Blue Guitar.

Open (Latent, 2001) è probabilmente il loro miglior album dai tempi di Black Eyed Man. La magia è di ritorno nelle murder ballad intrise di feedback I Did It All For You e Dark Hole Again, due eleganti lavori nello stile potente, austero, brillante, sonnambulo, minimale in tono minore che li rese così essenziali. Purtroppo la band (ora con nuovi strumentisti) devia verso esperienze meno potenti come Thousand Year Prayer e Beneath the Gate, che vagano senza meta in cerca di autore.
D'altra parte, la cantante non è più la principale attrazione: il chitarrista Michael Timmins guida la band in jam meditabonde come Bread and Wine e I'm So Open, simili a quelle dei Dream Syndicate e Built To Spill nelle loro fasi più metafisiche. Ambientazione dark e una produzione più potente potrebbero essere il sintomo di una crescita oppure della delusione (e del rigetto) dell'industria musicale dell'epoca.


(Tradotto da G.Mantovan e S.Iardella)

Purtroppo, One Soul Now (Cooking Vinyl, 2004) è una banale revisione dei loro cliché, priva sia di un concetto che di una melodia memorabile. In definitiva, si tratta solo di suoni di routine per i fan del loro marchio di fabbrica.

At The End Of Paths Taken (Zoe, 2007) ha confermato il loro declino artistico.

I quattro volumi di Nomad Series (più un volume Extra), apparentemente un tentativo di diversificare, consistevano di Renmin Park (2010), un omaggio alla Cina, un album di cover di Vic Chesnutt, un album dal vivo e The Wilderness (2012).


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