Dalla pagina sui Cluster di Piero Scaruffi
(Tradotto da Stefano Iardella)

Le tre lunghe tracce senza nome di Cluster (Philips, 1971) indulgono in droni vellutati, riverberi distorti, ripetizioni cicliche e poesia tonale, mirando così a una forma di contemplazione anzichè alla pittura astratta dei Kluster. La differenza tra mezzo e fine è evidente fin dall'apertura 15:43, inizialmente spinta da una debole pulsazione del sintetizzatore, poi avvolta in vibrazioni cosmiche fluttuanti a costruzione lenta (un'idea che precede la suspense sinfonica di Irrlicht di Klaus Schulze). L'opera si emancipa presto dalla struttura ciclica e mostra un design maestoso, lasciando che i droni si diffondano nell'universo, riacquistando occasionalmente uno scorcio di pulsazione organica.
Il "breve" 7:42 è uno studio sul ritmo, che viene sovrapposto, dilatato e semplificato allo scopo di creare un'atmosfera cupa e apocalittica. La traccia più lunga, 21.32, è un po' troppo autoindulgente nel rivisitare gli stessi temi, e manca di una struttura organica. La sua natura caotica risale ai loro inizi, una volta che i toni aspri furono sostituiti con toni morbidi e droni morbidi, una volta che i ritmi industriali furono sostituiti con metronomi solenni e riverberi allucinati. Gli ultimi sette minuti sono particolarmente coinvolgenti, quando la musica, distorta e frammentata, sembra viaggiare in profondità nelle visioni horror del subconscio.
Il continuum musicale dei nuovi Cluster traeva ispirazione dalle meditazioni psichedeliche/cosmiche dei Tangerine Dream, ma senza l'enfasi sugli aspetti "visivi", sensazionali, cromatici e sinfonici che Schulze aveva continuato a sviluppare nella sua carriera solista.
L'elettronica dei Cluster era sottile e psicologica, piuttosto che enfatica e psichedelica. Gli effetti sonori sono stati impiegati per creare sentimenti inquietanti, non l'estasi trance delle poesie cosmiche. La loro attenzione era rivolta alla radiazione cosmica di fondo piuttosto che all'esplosione di una supernova. Questo album mancava dell'aspirazione monumentale e religiosa dei Tangerine Dream e dei Popol Vuh: era piuttosto un lavoro "pagano", che esplorava non i misteri del cosmo ma la nevrosi umana nell'atroce deriva del Tempo.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Cluster II (Metronome, 1972) continua il viaggio dal punto in cui l'album precedente lo aveva interrotto: Plas si abbandona agli stessi echi distorti della psiche umana. Georgel lo spinge ulteriormente nella nevrosi dell'uomo qualunque, amplificandone gli echi ed espandendone i droni. Il saggio minimalista di 12 minuti Im Suden compone e scompone tre pattern melodici (in tre timbri diversi) che danzano uno attorno all'altro, lasciandoli evolvere lentamente alla maniera di Steve Reich.
Live In Der Fabrik è un fantasy industriale di 15 minuti che si basa su un metodo altrettanto "iterativo" ma impiega vibrazioni più dure e veloci, ottenendo così un effetto ipnotico molto più forte. La traccia è fondamentalmente un organismo pulsante continuo, e la pulsazione continua a cambiare, a volte precedendo il martellamento frenetico della musica techno e talvolta precedendo il meccanismo meccanico della musica industriale.
Avevano poco o niente in comune con il filone fantascientifico della "kosmische musik": la concezione del futuro dei Cluster è uno specchio deformante in cui anche il silenzio è dissonante. La saga cosmica del rock tedesco era arrivata alla soglia della depressione nervosa.


La terza fase dei Cluster si apre con l'album Zuckerzeit (Brain, 1974 - Revisited, 2007), a cui collaborò anche Rother. Lo spirito era diverso sia perche' erano cambiati i tempi sia perche' i Cluster si erano trasferiti fuori Berlino. Non stupisce pertanto che prevalga uno spirito piu` contemplativo, armonico e persino pastorale. L'uso quasi ossessivo dei ritmi artificiali coniava di fatto un nuovo genere musicale (come il contemporaneo Autobahn dei Kraftwerk).


(Tradotto da Stefano Iardella)

È anche il primo album in cui ciascuna canzone è attribuita a uno solo dei due musicisti.
Moebius sembra godersi la tranquillità ritrovata. Le sue composizioni sono le più semplici e calde: la melodia canticchiante di Caramel, la sciocca giostra di Caramba, il frenetico ska di Rotor e, soprattutto, la novità umoristica di Rote Riki.
Roedelius scrive canzoncine leggermente più sofisticate: Hollywood potrebbe essere uno dei numeri pop trainanti del contemporaneo Taking Tiger Mountain (By Strategy) di Brian Eno; Rosa intreccia una linea sintetica di carillon, una figura di pianoforte minimalista e ritmi sincopati; Fotschi Tong suona come una danza tribale proveniente dall'Asia centrale; Marzipan è una sonata serena e pastorale.
Rispetto ai loro primi album, questo è un leggero divertissement per hippy ormai in pensione.


(Testo originale di Piero Scaruffi)

Da quell'album ebbero origine gli Harmonia (appunto Roedelius, Moebius e Rother), che incisero soltanto due album: Musik von Harmonia (Brain, 1974 - Lilith, 2006) e Deluxe (Brain, 1975 - Lilith, 2006). Postumo verra` pubblicato Tracks & Traces (Random, 1997), che contiene registrazioni del 1976 con Brian Eno. Live 1974 (Water, 2007) documents a live performance from the time in between the two albums.

La fama arrivo` finalmente ai Cluster con l'album registrato insieme a Brian Eno: Cluster Und Eno (Sky, 1977 - Water, 2005), che sara` seguito da After The Heat (Sky, 1978). Old Land (Relativity, 1986) e` un'antologia di queste due collaborazioni. Per la verità l'unico fatto saliente è la qualità spettacolare della produzione. Un eccesso di disciplina e di geometria impedisce invece alla musica di ripetere la lirica spontaneità delle opere precedenti.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Cluster Und Eno (Sky, 1977), una raccolta di vignette strumentali, è deludente sia rispetto ai lavori precedenti di Brian Eno sia rispetto a Zuckerzeit dei Cluster. Il tremore insistente di Schoene Hande, il lamento iterativo di Steinsame, l'austera sonata per pianoforte di Wermuet hanno ben poco da dire: si limitano a ripetere uno schema semplice, sperando di lasciare un "koan" da risolvere per l'ascoltatore. Fuer Luise riesce almeno a evocare un sentimento romantico da quest'arte pigra e superficiale.

Il secondo album dei Cluster & Eno, After The Heat (Sky, 1978), con la sua enfasi sul canto, non è migliore. La canzone media non è particolarmente originale, che si tratti del noioso pop psichedelico di The Belldog o del funky e psicotico scioglilingua di Broken Head. L'album contiene solo tre brani di classe: Base & Apex, che imita la musica classica orientale, Old Land, un delicato acquerello ambientale, e Tzima N'arki, un canto mediorientale su un ossessivo ritmo tribale che ricorda i Talking Heads.

I Cluster si convertono alla musica ambient di Brian Eno con Sowiesoso (RCA, 1976 - Water, 2006), un lavoro incentrato sul pianoforte che presenta il maestoso, e quasi trionfale, bolero di Sowiesoso, le danze minimaliste del pianoforte che mutano nell'orgia tribale di Umleitung, la suspense orientale di Halwa, la commovente sonata per pianoforte di Es War Einmal. L'elettro-pop di Zuckerzeit permea ancora l'atmosfera silvestre di Zum Wohl. Reinventano la musica lounge nel blues jazz di In Ewigkeit.

Liliental (1976) documenta un supergruppo formato da Dieter Moebius, Conny Plank, Asmus Tietchens, Otto Bekker e due membri dei Kraan (Helmut Hattler e Johannes Pappert).


(Tradotto da Stefano Iardella)

Il triplo disco 1970 - 1971 (Water, 2008) raccoglie i primi tre album dei Kluster.

Dopo che Moebius e Roedelius se ne andarono per formare i Cluster, i supertisti dei Kluster (Conrad Schnitzler, Klaus Freudigmann, Wolfgang Seidel)registrarono Admira (1971 - Important, 2008) e Vulcano: Live In Wuppertal 1971 (Important, 2008).

Roedelius ha collaborato con l'artista new age Tim Story per Inlandish (Gronland, 2008) e con il tastierista elettronico Stefan Schneider per Stunden (Bureau B, 2011).

Qua (Nepenthe, 2009), il primo album dei Cluster in quattordici anni, contiene 17 vignette che suonavano obsolete nell'era della musica glitch.

Dieter Moebius è morto nel 2015, all'età di 71 anni.


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