- Dalla pagina sui Veruca Salt di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

I Veruca Salt, formatosi a Chicago nel 1993, sono il veicolo musicale di due cantautrici e chitarriste, Nina Gordon e Louise Post.
Catapultate nelle classifiche nel 1994 da American Thighs (DGC), devono in realtà la loro fama a un rock di seconda mano che ricicla senza grande fantasia gli stereotipi dell'epoca.
Il successo di Seether è dovuto più che altro al riff irresistibile di hard-rock (anche se un po' rubato ai Cheap Trick di She's A Whore) e in parte al ritornello innocente/disimpegnato di Gordon.
In Get Back si odono echi di Breeders e di Juliana Hatfield. Una patina più psichedelica e una ritmica meno lineare fanno di Forsythia un residuo dei Pixies. Se è Gordon a pennellare i momenti più melodici, All Hail Me e Victrola (entrambe di Post) copiano spudoratamente la veemenza hardrock delle L7.

I Veruca Salt danno conferma del loro talento con l'EP Blow It Out Your Ass (Geffen, 1996), nobilitato da due dei loro numeri migliori (Shimmer Like A Girl e I'm Taking Europe With Me) e da una rabbia assai più feroce rispetto al primo album.

Eight Arms To Hold You (Outpost, 1997) sterza invece in direzione opposta. Nina Gordon e Louise Post gettano la maschera e rivelano di essere semplicemente alla ricerca della melodia pop.
Straight parte con un reboante riff alla Soundgarden, e dà il tono a una parte del disco, quella che vede le chitarre amplificate al massimo e il motore di ritmo/batteria costantemente in primo piano, a metà strada, insomma, fra heavy metal e grunge. Ma già nell'hit Volcano Girls le poderose sincopi alla Black Sabbath perdono mordente per via di un ritornello da manuale (e persino un coretto in stile Bangles). L'ultimo sussulto di hard-rock si trova su Don't Make Me Prove It, a due passi dalle L7.
Ma da Awesome in poi a regnare è il registro dei girl-group e delle cantanti sentimentali, e d'improvviso bisogna giudicare il gruppo sulla base delle (squisite) armonie vocali del (tenero) grido sgolato da semi-ribelle. Quello stesso pop sbarazzino, appena un po' più maschio, le porta al confine con le L7 più romantiche su With David Bowie (echi di We Pretend nella melodia del sintetizzatore), mentre, raddolcito e corredato di chitarre jingle-jangle, li trascina in area folk-rock su Morning Sad.
E non ci sono dubbi che queste cose le due ragazze le sanno fare meglio di tanti veterani del "Sixties revival".
Ci mettono in imbarazzo soltanto quando si cimentano con la ballad: se Sound Of The Bell tiene bene, il valzerone melodrammatico di Shutterbug barcolla paurosamente, e fanno acqua tanto la patetica Loneliness Is Worse quanto l'innamorata Venus Man Trap.
Subito dopo la registrazione del disco, le ragazze hanno perso il batterista Jim Shapiro.

Le Veruca Salt stanno al foxcore come gli Stone Temple Pilots stanno al grunge: imitazione che diventa canone.


(Tradotto da Claudio Lancia)

Nina Gordon, che scrisse e cantò entrambe le hits delle Veruca Salt (Seether e Volcano Girls), iniziò la propria caerriera solista nel mondo dell’easy-listening con Tonight And The Rest Of My Life (Warner Bros, 2000). Parecchie canzoni suonano come un incrocio fra Madonna e Aimee Mann.

Pertanto Resolver (Beyond Music, 2000), il nuovo lavoro delle Veruca Salt, risulta essere fondamentalmente il progetto di Louise Post, commerciale senza essere troppo ovvio, e alternativo senza tentativi di alienazione delle masse.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Il batterista Stacy Jones dei Veruca Salt ha formato gli American Hi-Fi, per suonare techno-pop alla Electric Light Orchestra: hanno pubblicato American Hi-Fi (Island, 2001), con Flavor of the Week and I'm A Fool, The Art Of Losing (Island, 2003), Hearts on Parade (Maverick, 2005) e Fight the Frequency (Red, 2010).


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