- Dalla pagina sui Jesus And Mary Chain di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Gli scozzesi Jesus And Mary Chain dei fratelli Jim (canto) e William (chitarra) Reid vennero prepotentemente alla ribalta negli anni '80 con un sound al tempo stesso melodico e rumoroso che riprendeva l'insegnamento della Sister Ray dei Velvet Underground con un pizzico di angoscia in piu` (e forse una perversione del "wall of sound" di Phil Spector) e che avrebbe causato una rivoluzione di portata mondiale. Fu con loro che nacque infatti il movimento degli "shoegazer", forse il piu` importante in Gran Bretagna dopo il punk-rock.
Iniettando dosi massicce di distorsioni, i Jesus And Mary Chain divennero i piu` acuti rinnovatori della canzone melodica. In seguito il gruppo ha ripiegato su quello stesso pop che avevano contribuito a rendere obsoleto. In un certo senso, i Mary Chain hanno pero` coronato in tal maniera la loro missione, che era stata quella di ricondurre all'ovile pop anche l'eresia dei Sex Pistols.
Il gruppo si era formato in Scozia e aveva esordito con i singoli Upside Down (1984), Never Understand (1985), You Trip Me Up (1985), Just Like Honey (1985). Lo stile era sempre lo stesso: accordi elementari, ritornelli orecchiabili e riff arcinoti venivano stravolti dai feedback sguaiati della chitarra e immersi in atmosfere allucinate e lisergiche. La leggenda venne alimentata da una serie di esibizioni dal vivo sotto l'effetto di alcool e stupefacenti e da altre avventure scandalistiche.
Psychocandy (Reprise, 1985) e` un album funereo, che parte dai
primordi del punkrock (i due accordi due dei Ramones, la furia anarchica dei Sex Pistols, la desolazione
esistenziale dei Joy Division) per approdare a un nuovo paradigma di ribellione in musica. I brani sono
spartiti fra ballad spettrali di una tenerezza surreale, che ricordano le nenie cantate da Nico
(Just Like Honey, You Trip Me Up, Hardest Walk), voodoobilly tribali
imbevuti di scariche "acide" iper-abrasive ed epilettiche alla
Suicide (Livind End, Never
Understand, In A Hole), melodie salmodianti avvolte nella trance allucinogena dei Doors
(Taste The Floor), e stupri sfrenati di innocenti ritornelli bubblegum (My Little
Underground).
Con un forte senso della melodia (al limite del piu` compiaciuto glamrock) e
della cadenza (epica, apocalittica, marziale, spaziale) i fratelli Reid erigono devastanti inni generazionali.
Lugubre e sfibrante, il loro sound rappresenta l'esperienza estrema del gotico e della psichedelia. Per
effetto dei feedback lancinanti, la loro psichedelia e` la piu` nevrotica di sempre Il canto, tiepido e
sussurrato, fluttua senza peso nella filigrana arroventata di tanto delirium tremens.
Accoppiando l'iconografia nichilista dei Sex Pistols e l'estetica surrealista della
psichedelia, i Jesus sono pervenuti a una forma di revival in linea con l'umore dei tempi e al tempo stesso
emula del primitivismo altrettanto paranoico dei Velvet Underground. Fatale e nichilista, il loro
"feedback-pop" aggiorna il powerpop secondo i perversi rituali della musica industriale.
L'EP del 1986, Some Candy Talking, mostra i primi segni di stanchezza, come se l'introversa emotivita` dei secondi Velvet Underground venisse accoppiata all'estroversa rumorosita` dei primi.
Darklands (Blanco Y Negro, 1987) fu la pietra dello scandalo. Rimossa del tutto la violenza allucinante degli esordi, il complesso retrocede a una forma di ballad malinconica e un po' estatica Alle distorsioni e alle cacofonie, questo album contrappone uno stile scarno ed essenziale che ripercorre i sentieri della decadenza piu` morbida (Darklands, Fall, Down On Me), incorrendo ogni tanto in qualche cantilena da incubo (Nine Million Rainy Days) e lasciando intuire un vivo interesse per il ballabile (April Skies e soprattutto Happy When It Rains, uno dei loro capolavori). William Reid si conferma campione delle piu` abusate progressioni di accordi del rock e Jim Reid ripete all'infinito i ritornelli piu` semplici del pop.
Anticipato dal boogie alla T.Rex di Sidewalking, il terzo album,
Automatic (Blanco Y Negro, 1989) continua la progressione arrivando
a lambire i ritmi ballabili (Between Planets, Head On).
Le cadenze epiche e la violenza
abrasiva della prima opera sono piu` che mai asservite a un sound
languidamente e melodicamente decadente alla Lou Reed (Here
Comes Alice, Half Way To Crazy),
venato di incalzanti psychobilly a ritmo "ferroviario"
(Coast To Coast) e di
maestose cadenze "metallare" (Uv Ray, Gimme Hell),
ma capace
anche di indulgere in un jump blues dilaniato da nevrosi acute (Blues From A Gun) e di rifare il
verso ai complessini surf (Take It). Il fantasma dei Velvet Underground aleggia piu` che mai sul
castello degli orrori dei Mary Chain e Jim Reid canta ormai come un clone del Reed piu`
eroinomane.
I Jesus And Mary Chain hanno ormai abbandonato al suo destino il
"feedback-pop" che avevano inventato.
Nel 1990 l'ancor piu` debole Rollercoaster getto` un'ombra sul futuro del complesso. L'album Honey's Dad (Blanco Y Negro, 1992) suona decisamente "leggero", rilassato e quasi ironico rispetto al sound degli esordi. L'album accentuo` la ballabilita` del loro sound con un'abile miscela di T.Rex e Stone Roses (Reverence), soffocando quasi del tutto le sortite psichedeliche in ballate atmosferiche (Teenage Lust), mimetizzando le ultime tracce di Stooges in arrangiamenti accorti per il consumo di massa (Far Gone And Out, forse il capolavoro del disco), occultando accuratamente i residui di punkrock nel ritmo frenetico di tamburello che va di moda in discoteca, resuscitando sulle macerie del loro feedback persino le civilta` dei girl-group (Almost Gold cita le Ronettes) e del bubblegum (Sugar Ray). Alla fine rimangono soltanto le melodie e il disco lascia piu` che altro un'impressione di ripetitivita`.
Stoned & Dethroned (Blanco Y Negro, 1994) e` cosi` finalmente un album di easy-listening. Rinunciando a stipare suono nelle canzoni, il complesso scopre il piacere di lasciarle spietatamente nude. Il revival della semplicita`, con il basso e la chitarra acustica finalmente co-protagonisti delle trame, giova a Sometimes Always ma in generale serve a smascherare la pochezza compositiva dei leader.
Il 1995 porta soltanto il singolo Hate Rock And Roll, peraltro una delle loro canzoni migliori degli ultimi tempi.
Dopo un’interruzione di 4 anni, i Jesus And Mary Chain tornarono in buona forma con Munki (Creation, 1998), che riconduce allo stile urticante dei loro inizi con Cracking Up (rivisitazione di Mongoloid dei Devo), con il boogie sporco di Virtually Unreal, con lo shoegazing-style di Man On The Moon, con il delirio di Supertramp (che pesca dai Beatles di Tomorrow Never Knows). Avvicinandosi alla quarantina, i fratelli Reid si guardano alla spalle con furore e rilasciano ancora una volta la loro più personale dichiarazione, un ciclo di canzoni che inizia con I Love Rock’n’Roll e termina con I Hate Rock’n’Roll (nessun lieto fine hollywoodiano, spiacenti).
La maestosa ballata Never Understood è una reminescenza di Stoned & Dethroned e il trip-hop di Perfume (con la voce di Hope Sandoval) amplia i loro orizzonti.
21 Singles (Rhino, 2002) è un'antologia della loro carriera.
I Jesus And Mary Chain, che si erano ufficialmente sciolti nel 1999, si sono riuniti per esibirsi al festival Coachella del 2007.
The Power Of Negative Thinking (Rhino, 2008), un box set di 4 CD, raccoglie live, demo, B-sides e rarità.
Nel 2017 pubblicano il loro settimo album di inediti, Damage and Joy (ADA, 2017), con la collaborazione di Martin "Youth" Glover, a distanza di 19 anni dall'ultimo studio album (Munki).
- Torna alla pagina sui Jesus And Mary Chain di Piero Scaruffi -