Godflesh


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Head Of David, 6/10
Godflesh: Godflesh (1988), 7.5/10
Godflesh: Streetcleaner , 8/10
Godflesh: Pure , 7.5/10
Godflesh: Selfless , 6.5/10
Final: One , 6/10
Final: 2 , 6/10
Final: The First Millionth, 6/10
Techno Animal
Godflesh: Songs Of Love and Hate , 6/10
Azonic: Skinner's Black Laboratories, 6/10
Godflesh: Us And Them, 5/10
Godflesh: Hymns , 5.5/10
Jesu: Heartache (2004), 6/10
Jesu: Jesu (2005) , 6.5/10
Final: 3, 6/10
Jesu: Conqueror (2007), 6/10
Final: Dead Air (2008), 5/10
Final: Afar (2009) , 5/10
Grey Machine: Disconnected (2009), 6/10
Jesu: Infinity (2009), 6/10
Jesu: Ascension (2011), 5.5/10
JK Flesh: Posthuman (3by3), 5/10
Goflesh: A World Lit Only By Fire (2014), 5/10
Goflesh: Post-Self (2017), 5/10
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Summary:
Justin Broadrick, a former Napalm Death, started Godflesh to play post-industrial music that fuses elements of Foetus and Big Black. Godflesh (1988) was one of the bleakest albums since early Swans, and, overall, sounded like the last spasm of a dying man. The horrific monoliths of Streetcleaner (1989) fused grind-core and industrial dance, achieving a level of intensity that had few rivals. Pure (1992) emphasized heavy-metal guitar and thundering rhythms, and included a 20-minute aural montage of atonal sounds that could compete with Lou Reed's Metal Machine Music.
Broadrick also pursued his experimental-noise ambitions with the side-project Final.
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La parabola artistica di Justin Broadrick e` una delle piu` rocambolesche, geniali e intrepide della storia del rock. La sua sintesi di generi e di tecniche di registrazione ha creato una delle "voci" piu` potenti della musica moderna, capace di incidere sulla psiche con la forza di una catastrofe naturale.
Broadrick e` anche uno degli uomini che hanno tentato di costruire un ponte fra gli estremi piu` lontani della musica rock piu` estrema: fra punk-rock e musica industriale.

Justin Broadrick, chitarrista nei Napalm Death, formo` gli Head Of David a meta` degli anni '80. Inizialmente, sull'EP Dogbreath (Blast First, 1986), pareva che il gruppo volesse semplicemente incupire ulteriormente il sound dei Black Sabbath, ma l'album LP (Blast, 1986), o CD (Blast, 1986), a seconda del formato, e brani come Joyride Burning X e Snuff Rider MC, hanno progressivamente spostato il baricentro verso una fusione di modi industriali ed heavymetal. Dustbowl (Blast First, 1988) ha messo a punto la formula, mutuando codici linguistici estremamente corrotti da Killing Joke, Sonic Youth e Big Black.

Broadrick lascio` il gruppo per dedicarsi ai Fall Of Because, un trio con il chitarrista Paul Neville e il bassista Christian Green (gli altri pubblicheranno un nuovo album nel 1991). Poi, riducendo ulteriormente la velocita` a cui imitava i Black Sabbath, passando alla chitarra e conservando Green al basso, Broadrick diede vita ai Godflesh.

Accordi bassissimi e pesantissimi che rimbombano come cannonate, cadenze meticolosamente funeree, tape loop da fine del mondo fanno del primo Godflesh (Silverfish, 1988), uno dei dischi piu` cupi dai tempi dei primi Swans. Avalanche Master Song e Godhead, pur nella loro scarna essenzialita`, sono un grunge per trivella che fa tremare le pareti, litanie da cimitero che distorsioni e i tape loop contribuiscono a rendere ancor piu` cupe e cadenzate. Anche i brani piu` incalzanti, come Veins e Weak Flesh, si mantengono ben lontani dalla frenesia del grindcore. Ice Nerveshatter e` la Sister Ray del disco, un lungo farnetico a ritmo (relativamente) tribale devastato dai rumori e da un canto che sembra l'urlo di un moribondo.

Streetcleaner (Earache, 1989) incorpora sonorita` piu` industriali, ovvero cadenze pesanti e ronzii elettronici. Molto piu` duro e cupo, il sound di ogni brano ha in effetti recuperato la potenza del grindcore, ma in un'altra forma, che discende semmai dai Killing Joke e dai Big Black. Ne scaturiscono danze delle catacombe come Dream Long Dead e Dead Head, agghindate con tutti gli eccessi vocali, chitarristici e percussivi del grindcore e dell'industriale. I climi gotici, in cui si confondono suspence e allucinazioni, culminano in Head Dirt, nella sua nuvola scurissima di distorsioni, squarciata ogni tanto da colpi sordi nel vuoto delle percussioni e del basso.
I climi industriali degenerano invece in simulazioni di rumori e metronomie come Pulp. La title-track e Like Rats compongono un affresco opprimente della condizione umana, un poema dell'odio. Mighty Trust Krusher e` emblematica di come queste canzoni (le fitte acutissime delle chitarre, gli eco profondissimi, l'incalzare dei ritmi, le urla ferocissime) potrebbero fungere da colonne sonore per film di fanta-horror.

Sulla ristampa del primo album viene anche inserito un inedito, i terrificanti tredici minuti di Wounds, che appartiene a questo stile estremo di danza, una specie di Bolero per robot.

Nello stesso anno usciva anche il primo EP dei Sweet Tooth, Soft White Underbelly (Staindrop), un progetto collaterale in cui Broadrick usa gli stilemi dei Godflesh in maniera piu` violentemente sperimentale.

Con l'EP Slavestate (Earache, 1991) e il singolo Slateman, la conversione dei Godflesh al ballabile di massa prende consistenza. Il progresso rispetto a Streetcleaner e` apparentemente minuscolo, ma in realta` il ruolo e la struttura del ritmo sono cambiati, da un fatto psicologico sono diventati un fatto corporeo.

Pure (Earache, 1992), con Robert Hampson dei Loop alla chitarra, completa la trasformazione. Le sventagliate heavymetal della chitarra, le ritmiche tempestose e le urla da mentecatto non lasciano dubbi su quale sia l'ispirazione di Spite: i Ministry in una giornata particolarmente depressa. Il ronzio distorto, le cascate di feedback e il passo sincopato di I Wasn't Born To Follow discendono dai Killing Joke via Helios Creed. La title-track e` il manifesto estetico del nuovo corso: una distorsione ferocissima della chitarra reiterata in maniera meccanica su una struttura armonica ridotta a due ritmi, uno regolare di beat-box e uno sincopato della batteria; la loro variante del minimalismo.
L'uso piu` creativo dei riff di chitarra si ha forse nella marziale Baby Blue Eyes, che esprime lo stesso concetto di "minimalismo" dub-industriale in strutture ritmiche piu` serrate (e` il brano piu` veloce della loro carriera). Se talvolta il metodo si riduce a un blaterare senza forze (nella lunga Monotremata) o a un bagno catartico di puro rumore (nell'altrettanto lunga Love, Hate), qualunque auto-indulgenza viene ridicolizzata da Pure II, un montaggio aurale di feedback, tape loop e armoniche atonali che procede inarrestabile per oltre venti minuti; la loro variante (orrendamente dissonante) della musica "ambientale" di Eno e un'ottima concorrenza per la Metal Machine Music di Lou Reed.
Ai monoliti di granito di Streetcleaner di rifa` invece Predominance.

Preceduto dall'EP Merciless (Columbia), raffinato esercizio di decostruzione degli elementi di Pure, in particolare in Flowers, e dall'efferato singolo Crush My Soul, esce finalmente l'album Selfless (Earache, 1994).
Lavoro meno brutale e cinico, piu` umorale e melodrammatico, che recupera il ruolo tradizionale di melodie e riff, si configura come un lungo, monotono stato di abbandono, dallo stanco trascinarsi di Bigot alle cadenze catatoniche di Black Boned Angel, che farebbero la gioia di una Lydia Lunch. Il gruppo finisce pero` per puntare troppo sul riff, come in quello da panzer di Heartless, trascurando tutto il resto. Il disco, che sfoggia persino un Mantra di sette minuti (ipnotico e minimalista, ma non proprio trascendente) e una Go Spread Your Wings di oltre venti (una sceneggiata da grandguignol a cui sarebbe potuto arrivare il Jim Morrison piu` imbottito di eroina), rinuncia a fare musica e lascia che la musica "divenga" da se`, secondo i precetti di certo misticismo orientale.

La creatura successiva di Broadrick e` Final, sorta nel 1994 sulle ceneri di esperimenti degli anni '80. One (Sentrax, 1993) e` l'opera piu` radicale della sua carriera, sette collage di rumori che si riallacciano direttamente alla primissima musica industriale, via ambient e gothic music.

2 (Sentrax, 1996), il secondo disco dei Final, e` altrettanto criptico: i nove brani oscillano dalle vibrazioni subsoniche (gli interi 24 minuti dell'ottavo brano) a droni assordanti, talvolta rasentando la musica ambientale di Brian Eno (soprattutto il terzo), talaltra tornando agli esperimenti minimalisti di LaMonte Young (il sesto, per esempio). Dei Final vengono anche pubblicati il singolo strumentale Flow/ Openings (Manifold), uno dei loro vertici, simile in stile all'album, e l'EP Solaris (Alley Sweeper, 1996), ricco di composizioni quasi "cosmiche". L'anno dopo usciranno il singolo Urge/ Fall (Fever Pitch, 1997) e l'album The First Millionth Of A Second (Manifold, 1997), entrambi molto piu` tenebrosi e minacciosi (New Species e Foundations servono da raccordo con il tono cosmico del precedente EP).

Con Andy Hawkins dei Blind Idiot God, sotto lo pseudonimo Azonic, Justin Broadrick ha anche registrato Skinner's Black Laboratories (Sub Rosa, 1995), sul quale offre quattro tracce intitolate Guitar al confine fra Robert Fripp e Fred Frith.

Broadrick e` anche attivo con Kevin Martin (God) nei Techno Animal.

L'esplosivo power-trio dei Godflesh torna sulle scene con Songs Of Love And Hate (Earache, 1996). L'album e` un coacervo di stereotipi, di segni abusati, di citazioni da se stessi. Se il canto e` sempre meno avvincente, e la batteria picchia in maniera monotona, il basso di Green e` diventato uno strumento duttile e marziale, e la chitarra conserva il suo tono gelidamente abrasivo. La loro specialita` rimane atmosfere malate di estrema tensione, dal grindcore angoscioso di Wake al lungo psicodramma allucinato di Gift From Heaven, I rantoli, i disturbi e i poliritmi lugubremente industriali di Circle Of Shit recitano a memoria la loro carriera, ma non aggiungono nulla che gia` non si sapesse.
Broadrick indulge troppo anche nella sua perversione prediletta, campionare e poi riciclare all'infinito riff malvagi. Sterile Prophet sembra costruito sulla ripetizione di un frammento di Black Sabbath, come se fosse un tributo al piu` torvo dark-rock, e lo stordente riff che riecheggia in Hunter sembra marchiato Pearl Jam.
Semmai il bailamme quasi psichedelico di Almost Heaven, a chiusura del disco, lascia intravedere qualcosa di nuovo dalla sua nuvola di riverberi, dai suoi cingolii spettrali, dalle sue frequenze galattiche.

Us And Them (Earache, 1999) was the first Godflesh album to disappoint. Broadrick and Green indulge in technology per se, and only occasionally do they match the brutal attitude of the early records. Instead, they parade a number of experiments on the format of dance music, whether hip hop (Descent) or breakbeat (Control Freak), drum'n'bass (I Me Mine) or funk (Defiled).

Us And Them (Earache, 1999) e` il primo album a deludere Broadrick e Green si lasciano affascinare dalla tecnologia fine a se stessa, e soltanto saltuariamente rasentano il piglio brutale dei primi dischi. Si assiste invece a una sfilata di esperimenti sul formato della dance music, ora hip hop (Descent), ora breakbeat (Control Freak), ora drum'n'bass (I Me Mine), ora funk (Defiled).
Hymns (Music For Nations, 2001), with Ted Parsons of Prong on drums replacing the drum machine, continues the downhill trend inaugurated with the previous one, although it restores Godflesh as the killer machine and dispenses with the drum'n'bass and hip-hop junk. Godflesh have never sounded so "normal". The music does not bite and does not shock. In fact, it is fairly pointless. The lengthy Jesu meanders without ever making a point, and another slow number, Antihuman, promises (tension) without delivering (release). Defeated, Voidhead and Vampires are closer to classic Godflesh, but too unfocused and opaque compared with the manic and precise onslaught of the early albums. (Translation by/ Tradotto da Carlo Cravero)

Hymns (Music For Nations, 2001), con Ted Parson, il batterista dei Prong, al posto della drum machine, continua il periodo di declino inaugurato dal precedente album, sebbene restituisca ai Godflesh un'attitudine da macchina killer e non vi siano piu` tracce di spazzatura drum'n'bass e hip-hop. I Godflesh non sono mai sembrati cosi` "normali". Il suono non colpisce e non stupisce. Infatti e` del tutto privo di cattiveria. Il prolisso Jesu vaga serpeggiando senza mai raggiungere una meta, mentre un’altra ballata, Antihuman, promette una tensione che poi non trova sfogo. Defeated, Voidhead e Vampires sono piu` vicini al classico suono Godflesh, anche se troppo sfuocati e opachi rispetto al maniacale e preciso assalto portato dai primi lavori.

Justin Broadrick's next project, Jesu, debuted with the 40-minute two-song EP Heart Ache (Dry Run, 2004 - Avalanche, 2009), entirely played by him (vocals, guitar, keyboards, drum-machine). The 20-minute Heartache, sounding at times like a melodic version of Godflesh, is the manifesto of Jesu's slow-motion repetitive "noise and drone" music. The stream of consciousness is actually relatively relaxed, shunning the lugubrious overtones of doom-metal in favor of mind-bending distortions and claw-like riffs, sustained vocal and ogan drones, and an elegiac psychedelic litany. The other piece, Ruined, does achieve the stereotypical "stoned" heaviness, but both before and after it indulges in sparse atmospheric repetition.

Jesu's full-length Jesu (Hydra Head, 2005), featuring a regular trio of guitar, bass and drums. applied the same method to a relatively quiet madness. Broadrick is unusually calm as he plays divinity, letting simpler emotions surface that Godflesh had banned as apocrypha: the nine-minute Your Path To Divinity features a droning organ that achieves quasi-religious intensity; the eleven-minute funereal elegy Walk on Water is accompanied by martial guitar patterns and mellotron-like drones; the ten-minute pseudo-shoegazing Friends Are Evil juxtaposes an Hendrix-ian distortion and a lo-fi pop litany; the ten-minute psychedelic hymn Sun Day releases waves of cosmic vocals against a slowly-revolving heavely-reverberated drone; the nine-minute Man Woman is the only piece that evokes the classics, with growl and panzer rhythm (but with all sorts of lengthy detours). The two lengthy excursions of Jesus' EP Sun Down/ Sun Rise (Aurora Borealis) displayed the same huge gothic sound. Jesu's four-song EP Silver (Hydra Head, 2006) further confused the issue by offering shoegaze-pop music (with vocals and real melodies).

Final's double-CD 147-minute 3 (Neurot, 2006) is an abstract foggy warped glitchy droning symphony in 27 movements that mixes Brian Eno and Autechre. Its limit is precisely that it is so fragmented that the power of its tender gloom is too easily dispelled.

The gravitational attraction of pop music is even stronger on Jesu's second album, Conqueror (Hydra Head, 2007). Each song is, first and foremost, a romantic pop creation, which is then wrapped in disorienting but never overwhelming guitar noise. Conqueror is actually similar to latter-day Pink Floyd's music, dominated by a distorted guitar excursion. And so is the slightly more abstract Weightless and Horizontal. Transfigure sounds like a sweeter version of Dinosaur Jr. There's even an atmospheric organ (of the kind one would expect in a U2 album) in Mother Earth. The martial Bright Eyes reaches perhaps the melodic zenith of the album, a slo-core ballad with a soaring guitar line. Alas, Broadrick's vocals are far from being exciting, and the pattern keeps repeating itself with less and less interesting melodies.. Justin Broadrick's Jesu did to industrial music what My Bloody Valentine did to psychedelic music.

The EP Lifeline (2007) was, on the other hand, a disappointing experiment.

J2 (The End, 2008) is a collaboration between Jarboe and Justin Broadrick devoted to ambient electronic songs.

Final's Dead Air (Utech, 2008) is a mixed bag (probably just a collection of unfinished notes) that offers some of his most brutal industrial nightmares while indulging in quirky quasi-dance numbers. The Final project was beginning to venture into abstract digital soundsculpting, as evidenced on Afar (Avalanche, 2008) and Reading All The Right Signals Wrong (No Quarter, 2009).

Justin Broadrick and Isis' Aaron Turner joined forces to scupt the noisy convoluted dub-infected industrial-metal mayhem of Grey Machine's Disconnected (Hydra Head, 2009) that actually harked back to the sound of Godflesh (the single Vultures Descend, When Attention Just Isn't Enough, Wasted, Sweatshop).

The four-song EP Opiate Sun (Caldo Verde, 2009) represented a new peak in Jesu's melodic trend. Pale Sketches (Avalanche, 2009) is a compilation of rare and unreleased Jesu tracks recorded between 2000 and 2007.

Jesu's Infinity (Avalanche, 2009) contains a 49-minute concerto for manic depression. After three minutes the electronic beat and the guitar riff fall into place, although the vocals intone a languid litany that is rather irrelevant. Slowly-grinding stoner-riffs introduce a melodramatic growling narrative. An even slower and sloppier guitar meditation leads to a dilated elegy sung in the regular register. The music has lost its energy and is dying. Its emotional core remains inscrutable.

Final + Fear Falls Burning (Conspiracy, 2011) was a collaboration between Justin Broadrick and Dirk Serries.

Jesu's journey towards purgatory continued with Ascension (Caldo Verde, 2011), Broadrick's most moderate album yet, with songs that were beginning to really sound like (melodic) songs (Fools, Ascension).

Broadrick also sculpted the two lengthy suites of electronic noise on Apparitions (Utech, 2010), credited to White Static Demon.

Justin Broadrick's next project was JK Flesh, whose Posthuman (3by3, 2012) returned to the sound and ethos of Techno Animal with industrial-metal guitar brutality and neurotic rhythms (but adjusted to the fashionable styles of the moment like dubstep). As an antidote to the mellow Jesu, JK Flesh works; but as a reminder of past Godflesh/Techno Animal glory it stands as a poor imitation.

Valley of Fear (Legion Blotan, 2012) documents a collaboration between Justin Broadrick, Matthew Bower and Samantha Davis, a bit repetitive and self-indulgent.

Justin Broadrick reformed Godflesh for A World Lit Only By Fire (Avalanche, 2014), a very minor work. There is real voodoo-cyborg terror in Obeyed, with a wildly distorted guitar break, and in the ghostly psychedelic tour de force Forgive Our Fathers (like Black Sabbath covering Jimi Hendrix' Voodoo Child), but too many songs sound comical. Shut Me Down sound like a slow-motion square dance, Life Giver Life Taker sounds like an psychedelic remix of a Cramps voodoobilly, the magniloquent boogie Carrion sounds like a doom-metal version of a Velvet Underground song. The noisy industrial rave-up of New Dark Ages is user-friendly Godflesh. Too often they sound grotesque and clownish.

Post-Self (Avalanche, 2017) is a wilder beast but, by the end, it can only count a couple of notable songs (the guitar hurricane of Post Self and the psychedelic skit Mirror of Finite Light ) because too many songs remain half-baked, incomplete, slapdash (the alien ballet of No Body , the radioactive noise of Be God, the neurotic industrial dirge Pre Self , the quasi-symphonic The Infinite End that grows into a sort of cosmic "om", etc). These launch an intriguing idea but then they waste the intuition or, worse, simply repeat it over and over again. A pop song (The Cyclic End ) and a synth-pop instrumental (Mortality Sorrow ) do not bode well for the future. This should have been a four-song EP.

(Tradotto da Stefano Iardella)

Il progetto successivo di Justin Broadrick, i Jesu, ha debuttato con l'EP Heart Ache (Dry Run, 2004 - Avalanche, 2009), composto da due pezzi per un totale di 40 minuti, interamente suonati da lui (voce, chitarra, tastiere, drum-machine). I 20 minuti di Heartache, che suona a volte come una versione melodica dei Godflesh, è il manifesto della musica ripetitiva e al rallentatore dei Jesu con "rumore e drone". Il flusso di coscienza è in realtà relativamente rilassato, evitando le lugubri sfumature del doom-metal in favore di distorsioni sconvolgenti e riff simili ad artigli, droni vocali e d'organo sostenuti e un'elegiaca litania psichedelica. L'altro pezzo, Ruined, raggiunge la stereotipata pesantezza "stonata", ma sia prima sia dopo indulge in ripetizione atmosferica sparsa.

Jesu (Hydra Head, 2005) è il full-length dei Jesu, con un regolare trio di chitarra, basso e batteria, in cui applica la stessa metodica con una follia relativamente tranquilla. Broadrick è insolitamente calmo mentre interpreta la divinità, lasciando emergere emozioni più semplici che i Godflesh avevano bandito come apocrifi: Your Path To Divinity, di nove minuti, presenta un organo ronzante che raggiunge un'intensità quasi religiosa; l'elegia funebre di undici minuti Walk on Water è accompagnata da pattern di chitarra marziale e droni simili a mellotron; i dieci minuti pseudo-shoegazing di Friends Are Evil giustappongono una distorsione in stile Hendrix a una litania pop lo-fi; l'inno psichedelico di dieci minuti Sun Day rilascia ondate di voci cosmiche contro un drone pesantemente riverberato che ruota lentamente; Man Woman, di nove minuti, è l'unico pezzo che evoca i classici, con grugniti e ritmo panzer (ma con ogni sorta di lunghe deviazioni).
Le due lunghe escursioni dell'EP Sun Down/Sun Rise (Aurora Borealis) dei Jesu hanno mostrato lo stesso enorme suono gotico.
L'EP di quattro canzoni Silver (Hydra Head, 2006) dei Jesu confuse ulteriormente la questione offrendo musica shoegaze-pop (con voci e vere melodie).

Il doppio CD di 147 minuti 3 (Neurot, 2006), accreditato ai Final, è una sinfonia astratta, nebbiosa, deformata, glitch, con ronzii in 27 movimenti che mescolano Brian Eno e Autechre. Il suo limite è proprio quello di essere così frammentato che la forza della sua morbida oscurità viene dissipata troppo facilmente.

L'attrazione gravitazionale della musica pop è ancora più forte nel secondo album dei Jesu, Conqueror (Hydra Head, 2007). Ogni canzone è, prima di tutto, una creazione pop romantica, che viene poi avvolta da un rumore di chitarra disorientante ma mai travolgente. Conqueror è in realtà simile alla musica dei Pink Floyd degli ultimi tempi, dominata da un'escursione di chitarra distorta. E lo stesso vale per Weightless e Horizontal, leggermente più astratte. Transfigure suona come una versione più dolce dei Dinosaur Jr. C'è persino un organo atmosferico (del tipo che ci si aspetterebbe da un album degli U2) in Mother Earth. La marziale Bright Eyes raggiunge forse l'apice melodico dell'album, una ballata slo-core con una linea di chitarra svettante. Ahimè, la voce di Broadrick è tutt'altro che entusiasmante, e lo schema continua a ripetersi con melodie sempre meno interessanti. I Jesu di Justin Broadrick hanno fatto alla musica industriale quello che i My Bloody Valentine hanno fatto alla musica psichedelica.

L'EP Lifeline (2007) fu, invece, un esperimento deludente.

J2 (The End, 2008) è una collaborazione tra Jarboe e Justin Broadrick dedicata a brani elettronici ambient.

Dead Air (Utech, 2008), accreditato ai Final, è un miscuglio (probabilmente solo una raccolta di note incompiute) che offre alcuni dei suoi più brutali incubi industrial mentre si abbandona a bizzarri numeri quasi-dance. Il progetto finale stava iniziando ad avventurarsi nella scultura sonora digitale astratta, come evidenziato in Afar (Avalanche, 2008) e Reading All The Right Signals Wrong (No Quarter, 2009).

Justin Broadrick e Aaron Turner degli Isis hanno unito le forze per scolpire il rumoroso e contorto caos industrial-metal infetto da dub di Disconnected (Hydra Head, 2009), accreditato ai Gray Machine, che in realtà si rifà al sound dei Godflesh (il singolo Vultures Descend, When Attention Just Isn't Enough, Wasted, Sweatshop).

L'EP di quattro canzoni Opiate Sun (Caldo Verde, 2009) ha rappresentato un nuovo picco nella tendenza melodica dei Jesu. Pale Sketches (Avalanche, 2009) è una compilation di brani rari e inediti dei Jesu, registrati tra il 2000 e il 2007.

Infinity (Avalanche, 2009) contiene un concerto di 49 minuti per depressione maniacale. Dopo tre minuti il beat elettronico e i riff di chiatarra entrano in azione, anche se la voce intona una languida litania piuttosto irrilevante. Riff stoner macinati lentamente introducono una narrazione melodrammatica e ringhiante. Una meditazione chitarristica ancora più lenta e sciatta conduce a un'elegia dilatata cantata nel registro regolare. La musica ha perso la sua energia e sta morendo. Il suo nucleo emotivo rimane imperscrutabile.

Final + Fear Falls Burning (Conspiracy, 2011) è stata una collaborazione tra Justin Broadrick e Dirk Serries.

Il viaggio dei Jesu verso il purgatorio continua con Ascension (Caldo Verde, 2011), l'album più moderato di Broadrick fino a ora, con canzoni che cominciavano a suonare davvero come canzoni (melodiche) (Fools, Ascension).

Broadrick ha anche scolpito le due lunghe suite di rumore elettronico su Apparitions (Utech, 2010), attribuite ai White Static Demon.

Il progetto successivo di Justin Broadrick furono i JK Flesh, di cui Posthuman (3by3, 2012) tornò al suono e all'etica dei Techno Animal con brutalità di chitarra industrial-metal e ritmi nevrotici (ma adattati agli stili alla moda del momento come il dubstep). Come antidoto ai sdolcinati Jesu, il progetto JK Flesh funziona; ma come ricordo della passata gloria dei Godflesh/Techno Animal risulta essere una pessima imitazione.

Valley of Fear (Legion Blotan, 2012) documenta una collaborazione tra Justin Broadrick, Matthew Bower e Samantha Davis, un po' ripetitiva e autoindulgente.

Justin Broadrick ha riformato i Godflesh per A World Lit Only By Fire (Avalanche, 2014), un lavoro molto minore. C'è un vero terrore voodoo-cyborg in Obeyed, con un break di chitarra selvaggiamente distorto, e uno spettrale tour de force psichedelico in Forgive Our Fathers (come la cover dei Black Sabbath di Voodoo Child di Jimi Hendrix), ma troppe canzoni suonano comiche. Shut Me Down suona come una danza di paese al rallentatore, Life Giver Life Taker suona come un remix psichedelico di un voodoobilly dei Cramps, il magniloquente boogie Carrion suona come una versione doom-metal di una canzone dei Velvet Underground. Il rumoroso delirio industrial di New Dark Ages è Godflesh user-friendly. Troppo spesso suonano grotteschi e clowneschi.

Post Self (Avalanche, 2017) è una bestia più selvaggia ma, alla fine, può annoverare solo un paio di canzoni degne di nota (l'uragano chitarristico di Post Self e la scenetta psichedelica Mirror of Finite Light) perché troppe canzoni rimangono incompiute, incomplete e raffazzonate (il balletto alieno di No Body, il rumore radioattivo di Be God, la nevrotica nenia industriale di Pre Self, la quasi sinfonica The Infinite End che cresce in una sorta di "om" cosmico, ecc.). Questi pezzi lanciano un’idea intrigante ma poi sprecano quell’intuito o, peggio, semplicemente lo ripetono ancora e ancora. Una canzone pop (The Cyclic End) e una strumentale synth-pop (Mortality Sorrow) non fanno ben sperare per il futuro. Anche questo avrebbe dovuto essere un EP di quattro canzoni.

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