- Dalla pagina su Red Red Meat e Califone di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In breve:
I Red Red Meat di Chicago partirono da premesse simili, ma si evolsero verso un'esplorazione più intellettuale della musica. Red Red Meat (1992) e Jimmy Wine Majestic (1993) scatenarono le vibrazioni sporche, febbrili e instabili di tutti i blues irregolari del passato (Rolling Stones, Captain Beefheart, Pussy Galore, ecc.), ma l'atmosferico Bunny Gets Paid (1995) virò verso "pezzi" desolati e liberi che sembravano resti sfregiati di canzoni pop. Questo, a sua volta, portò alla struttura astratta di Therès A Star Above The Manger Tonight (1997), ricca di sintetizzatori e altri arrangiamenti sofisticati, che fu, di fatto, un esercizio postmoderno di decostruzione stilistica, al confine tra trip-hop e musica ambient, pur mantenendo la cacofonia di Captain Beefheart e Pussy Galore.

Il chitarrista dei Red Red Meat (e fondatore originale) Tim Rutili, il batterista Ben Massarella e il bassista Tim Hurley si sono proposti di indagare ulteriormente questo mare di suoni confusi con il nome di Califone. Il cupo sound acid-blues dei loro Roomsound (2001) e Quicksand Cradlesnakes (2003) ha assorbito jazz, post-rock, campionamenti e loop nel canone della depressione blues e dell'estasi gospel. Heron King Blves (2004) ha ulteriormente disintegrato il formato della canzone roots-rock, con la jam prevalentemente strumentale di Heron King Blves che ha eseguito un audace numero di equilibrio tra astrazione organica in forma libera e pattern geometrici pulsanti, una degna aggiunta al programma di Mirror Man di Captain Beefheart.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Bio:
Tim Rutili e Glenn Girard erano gli animatori dei Friends Of Betty prima di dar vita (nel 1990) ai Red Red Meat. Fra i gruppi di Chicago erano già un'anomalia, in quanto tentavano un'improbabile "ponte" fra il moderno grunge e l'atavico blues di quelle parti. La formula riuscì nei primi singoli, tanto Hot Nickety Trunk Monkey (Perishable, 1991), doppiata dal blues del Delta per chitarra slide Molly's On The Rag, quanto Snowball (Dead Bird, 1992), con il non meno valido retro Idaho Durt, due brani che aggiunsero al formato-base anche un uso sapido del fuzz.

A definire una volta per tutte quell'originale "grunge-blues" fu l'album omonimo del 1992 (per la Perishable). Conteso fra la spigolosità di Robo Sleep (Velvet Underground e MC5) e la cantabilità di Snowball (Husker Du e Lynyrd Skynyrd), fra il ritualismo perverso di Grief Giver (Cramps e Rolling Stones) e le semovenze funky di Hot Nikketty Trunk Monkey (Jimi Hendrix e Aerosmith), il gruppo è un'inesauribile macchina di vibrazioni. Il disco caracolla fra numeri spettacolari come il febbrile delirio acustico di Molly's On The Rag e il boogie sgangherato di X-Diamond Cutter Blues per immergersi in due lunghi brani mozzafiato di natura psichedelica: l'incubo di Sister Flossy, degno dei Grateful Dead più "oscuri", e la trance di Rubbing Mirrors, fatta sanguinare dagli scampanellii stordenti delle chitarre.
Sono in effetti soprattutto le chitarre a farla da padrone, con i loro interventi sempre personalissimi, al limite delle convenzioni del blues, del boogie, dell'hardrock, e quasi sempre spinte da forze malvagie in contrappunti tanto rozzi quanto incandescenti.

La maturità venne segnalata dal singolo con Flank, una delle loro ballate da saloon più distorte, vibranti e melodiche, e Lather, la cui melodia si snoda sul rombo ossessivo delle distorsioni facendo leva su tempi rallentati e accordi psichedelici.

Ripresisi dalla morte del bassista Glynnis Johnson (per AIDS nel 1992), i Red Red Meat pubblicano Jimmy Wine Majestic (SubPop, 1993), ancor più equilibrato nelle sue pulsioni innovative e tradizionali.
Questa volta l'ispirazione è apertamente blues, e blues di quello sciatto, alla Exile On Main Street, secondo d'altronde la stessa intuizione che è stata dei Pussy Galore. Gli shuffle trasandati di Thruster e Smokey Mountain Dbl Dip ne sono il felice risultato. I Red Red Meat vanno oltre in quanto si fanno spesso prendere la mano e finiscono per trasformare quegli pseudo-blues in sequenze paradossali di strimpelli e di botte da far invidia a Captain Beefheart, come in Dowser. Ma questi blues, prima ancora che essere primitivi, sono sfumati da sonorità chiaramente "acide", da coacervi di accordi fluttuanti nel nulla che danno luogo all'improvviso a "scoppi" di riff e nenie trasognate (Stained And Lit e Roses su tutte).
I Red Red Meat riscoprono le armonie "dilatate" e allucinate dei Meat Puppets (canto, chitarre e ritmi uniti in maniera approssimativa e lasciati nuotare in laghi di distorsioni o di fuzztone) in brani come Gorshin e Moon Calf Tripe; fino a raggiungere stati trascendenti che si esprimono nelle cantilene dimesse, quasi folk di Brain Dead e ancor più Comes. Soltanto la galvanica Cilla Mange sfodera gli artigli di Flank. Nel complesso l'operazione dei Red Red Meat è una delle innovazioni più significative apportate negli anni '90 al canone del bluesrock.

Due accordi blues strascicati dalla chitarra aprono la lunga agonia di Carpet Of Horses: non capita molto di più per sei minuti. Gran parte del terzo disco dei Red Red Meat, Bunny Gets Paid (SubPop, 1995), è giocato su queste sonorità minimali e un po' grigie, in una sequenza di motivi malinconici da pub cantati e suonati praticamente da solo (Buttered, Therès Always Tomorrow, Variations On Nadiàs Theme) con una svogliatezza narcolettica da far invidia ai Codeine. A lungo andare resta troppo poco da raccontare, ma quel poco è sublime. Capolavoro è forse Rosewood Wax Voltz + Glitter, una danza tribale al limite del voodoobilly che è immersa nel più bieco chiasso industriale e raggiunge livelli mica male di demenzialità. Altro momento di follia è Sad Cadillac, con la grancassa a battere un tempo improbabile e due ubriachi che canticchiano sulle stecche della chitarra e su rumorini di pianoforte.
Ci sono soltanto due momenti di normalità, con la nenia psichedelica di Chain Chain Chain che finalmente ha un ritmo (seppur trasandato come da manuale Stones e Lou Reed), e la rude ballata dell'Idiot Son. Il chitarrista Girard non c'è più e Rutili ha modo di scorrazzare. Album forse più psichedelico dei precedenti, sorprende nel modo in cui stana ritornelli angelici (Gauze e Oxtail) dalle armonie più caotiche e disgregate. Squilibrato fino al fondo scala lisergico il Taxidermy Blues In Reverse. L'album è al tempo stesso il più atmosferico e il più melodico del lotto. A modo suo, raccorda il blues-rock e l'art-rock.

A parte l'album d'esordio, che in retrospettiva non metteva a fuoco correttamente la loro vocazione, la parabola dei Red Red Meat da Jimmy Wine Majestic a Bunny Gets Paid è quella di un'evoluzione coerente da Exile On Main Street a Captain Beefheart, dai Pussy Galore a Jon Spencer.

Continuando nella vena sperimentale di Bunny, il quarto album, Therès A Star Above The Manger Tonight (SubPop, 1997), segna la conquista di una classicistica maturità, sottolineata anche dal fatto che i brani tendono a essere più strumentali che cantati. Il loro blues-rock sgangherato sembra improvvisamente un sound di cantate barocche. Dietro l'apparente trasandatezza con cui si accavallano gli accordi più bislacchi si nasconde infatti una logica ferrea e una smaliziata abilità di performer. Il quartetto ha forse trovato anche l'equilibrio magico, con Tim Rutili divenuto ormai un polistrumentista che si alterna a chitarra, piano, mandolino, organo e violino, un prezioso Tim Hurley al basso che lo contrappunta validamente con i suoi tocchi infernali, un Brian Deck al sintetizzatore che è la vera sorpresa del disco, capace di affrescare le atmosfere più torbide, oniriche, eroinomani, e un Ben Massarella alle percussioni impeccabile nel suo picchiettare in lontananza, ora aborigeno di giungla ora Charlie Watts al nadir della sua sciatteria. All'estremo più accessibile del loro stile si situano Sulfer, con graffianti stecche-riff, un'atmosfera da cocktail lounge e un minimo di ritornello soul (ma anche con una superba coda di fantasmagorici effetti chitarristici), Chinese Balls, con un piglio roccioso a metà strada fra Stones e ZZ Top, Quarter Horses, una ballata per pellerossa bruciati dal sole del deserto, e Airstream Driver, una nenia sonnolenta a passo di Velvet Underground. Nella title-track, in Second Hand Sea, in Bury Me, ovvero con i brevi intermezzi che servono a spezzare la tensione, affondano le unghie nella tradizione popolare per scodellare scherzi giulivi degni di Taj Mahal.
La passione per i cerimoniali occulti e la propensione per rievocare il senso di mistero delle civiltà pagane culminano nelle lente danze rituali voodoo di All Tied e nei sei minuti di magie di percussioni di Paul Pachal, un incubo di giungle rannicchiato dentro un incubo di allucinogeni.
Si affermano come i più grandi discepoli di Captain Beefheart di sempre con una maldestra incursione nelle paludi della Louisiana, la comica fantasia strumentale di Just Like An Egg On Stilts, al massimo della disgregazione dell'armonia, quando la melodia è soltanto un accumulo disordinato di accordi più o meno stonati. Diciassette minuti di fastidiosissima trance.
Il fatto saliente è decisamente la fantasia degli arrangiamenti, nei quali convergono le idee di quattro geni della rivisitazione postmodernista. Dall'alto di un repertorio sconfinato di tecniche chitarristiche, di una rivoluzionaria reinterpretazione del ruolo delle percussioni per aumentarne la comunicativa, e di un'arte della fuga dissonante del sintetizzatore (in sintonia con la riscoperta dello strumento ad opera di Magnog, Cul De Sac, etc) il gruppo conia una grammatica altamente espressiva del flusso di coscienza.
Maestri della tecnica postmodernista di decostruzione degli stili, i Red Red Meat hanno usato il blues come rampa di lancio per entrare in un'orbita da cui tutta la musica popolare appare come uno sfocato mare di suoni.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Loftus (Perishable, 1997) è una collaborazione tra Red Red Meat e Rex, una raccolta di spiritual lo-fi (Emmàs Rubber Leg), blues allucinogeno e catatonico (Haywine), musica country surreale (Theme From Loftus Nine) e jam robotiche (Nervous).
L'unione tra la nevrosi matematico-rock di Rex e la depressione acid-blues di Red Red Meat produce della musica davvero stimolante.

Dopo lo scioglimento dei Red Red Meat, Tim Rutili, Ben Massarella e Tim Hurley tornarono sotto il soprannome di Califone. Le sette canzoni del mini-album Califone (Flydaddy, 1998) continuano gli esperimenti di Therès A Star verso un suono trip-hop, pur mantenendo le radici dei Red Red Meat nella musica nera.
Il manifesto artistico dei Califone è On The Steeple, un blues iperpsichedelico infetto da dub, arricchito da figure di pianoforte discordanti, riverberi di chitarra e percussioni paludose. A differenza della maggior parte del trip-hop, che impiega tecniche di studio high-tech, le canzoni dei Califone sono orchestrate in nome di un primitivismo squilibrato: rumori trovati, toni casuali di chitarra/piano, interazione asimmetrica, batteria non ortodossa. La parodia country Dime Fangs suona come una versione al rallentatore degli Holy Modal Rounders. Down Eisenhower Sun Up aggiorna il suono acid-rock della West Coast degli anni '60 (si adatterebbe al primo album di David Crosby). Ciò che è notevolmente diverso, oltre alla tecnica, è l'atmosfera gelida e cupa. Anche la ninna nanna folk relativamente semplice Silvermine Pictures sembra essere eseguita da un gruppo di vampiri. Pastry Sharp è una tranquilla ballata alla John Lennon affogata in una gelatina di ritmo lento, elementi ritmici dissonanti. L'approccio viscerale dei Red Red Meat alla musica popolare è sostituito nella musica dei Califone da arrangiamenti materici di elettronica, staticità, rumori trovati e tastiere. La musica dei Red Red Meat era la quintessenza della spontaneità: la musica dei Califone è quanto di più artificiale si possa immaginare, tutta elaborazione e rielaborazione di idee sonore.
La loro maestria nel saldare il sintetico e il tradizionale risplende sul successivo EP Califone (Road Cone, 2000). Electric Fence utilizza gli elementi dell'album precedente (la risacca blues, l'atmosfera dub, le figure nevrotiche del pianoforte, gli effetti sonori), più un tocco di archi, per creare una ballata romantica a tutti gli effetti, che per molti versi ricorda l'atmosfera decadente inventata dai Roxy Music. Beneath The Yachtsman unisce tradizione (country/folk/blues), psichedelia e trip-hop e definisce perfettamente il loro roots-rock semi-dissonante. Dock Boggs, avvolto in ritmi dance e distorsioni nebulose, offre un ibrido ancora più improbabile tra arcaico e futuristico. L'EP contiene anche due semplici brani acustici: St Martha Let It Fold e Don't Let Me Die Nervous; come a ricordare dove tutto è iniziato.
Sometimes Good Weather Follows Bad People (Glitterhouse, 2000) raccoglie i due EP.

Rick Rizzo e Doug McCombs degli Eleventh Dream Day sono ospiti su Roomsound ( Perishable, 2001 - Thrill Jockey, 2006), il primo vero e proprio full-length dei Califone. Tim Rutili trova un superbo equilibrio tra le sue ispirazioni radicali (depressione blues ed estasi gospel) e la tecnologia moderna (campionamenti e loop). La sezione ritmica di Ben Massarella e Tim Hurley arricchische ogni traccia di innumerevoli diversivi. In superficie, l'album è una raccolta di ballate malinconiche e sognanti, ma più si scava in profondità, più "forte" (per così dire) si sentono gli echi del sommesso "deserto folk" dei Calexico. In ogni caso, canzoni come Trout Silk (sub-blues che geme per addormentare anche Taj Mahal, chitarra acida in forma libera e un magma di suoni pigri) e Tayzee Nub (un Tom Waits notturno che canticchia insieme a un gruppo di musicisti addormentati) sono composizioni complesse e sofisticate. La poesia del flusso di coscienza di Rutili completa le partiture spaziali.
Come al solito, il suono dei Califone ha due effetti collaterali. Da un lato, risuona con l'acid-rock occidentale rilassato e dilatato degli anni '60 (St Augustine). D'altra parte, il connubio tra blues tetro e malinconia acida produce nenie come Bottles And Bones, Slow Rt Hand e il fantastico spirituale delle piantagioni Wade In The Water che ricordano i Rolling Stones dell'era Beggar's Banquet.
L'album include un'altra "semplice" ninna nanna, Rattlesnakes Smell Like Split Cucumbers, e una meditazione di dieci minuti, New Black Tooth.
Pur non essendo completo e innovativo come i due EP, Roomsound offre molte vibrazioni depresse.

Deceleration One (Perishable, 2002) raccoglie musiche per film eseguite dal vivo dai Califone.

Orso è il progetto dell'ex bassista dei Red Red Meat Phil Spirito (che è anche nei Rex), ora convertitosi al banjo e alla chitarra acustica. I suoi ex amici dei Red Red Meat e la violinista Julie Liu danno una mano su oRSo (Perishable, 1998), un'affascinante raccolta di umili canzoni folk e blues, condite con strumenti trovati, giocattoli e strumenti fatti in casa, suonati e cantati con i modi stravaganti di Tom Waits (Burial At Sea, Three Chimneys All Different, Fireman's Cough), con occasionali cenni a Bob Dylan e Neil Young (For Lack Of Better Words). In un paio di casi Spirito tenta una forma audace di "avant-folk" (lo scatenato Stretch Your Money di Captain Beefheart e Holy Modal Rounders, la tiritera senza senso di Madagascar), che si rivelano più che una forma passeggera di follia.
Ma la folle orchestrazione si apprezza meglio nei brani strumentali (o soprattutto strumentali). Farmer Was A Paranoid Man e Tea Eggs rappresentano arte astratta, follie psichedeliche sulla scia di Red Crayola, con discrete dosi di "musique concrete". Partiture meno radicali producono le vignette surreali di Rudra Vina, Spider's House e Bubble Lady.
I suoni del secondo album di Orso, Long Time By (Perishable, 2000) non sono meno creativi. Quasi nessuna canzone è lasciata a dispositivi prevedibili, quasi ogni melodia è immersa nella casualità e nel caos. La varietà di strumenti trasforma fiabe come Mavis in piccoli pezzi da camera che mantengono un carattere surreale mentre scolpiscono uno stato d'animo depresso. L'influenza di Tom Waits è ancora più forte, come testimoniano Third e MaMa, ubriachi e assonnati. D'altra parte, il primitivismo di Spirito in brani pseudo-folk squilibrati come Alex Apartment riporta all'era di Holy Modal Rounders e David Peel.
La vera chicca, a dire il vero, sono gli strumentali, veri e propri concerti da camera con folli dissonanze (Conference Room, Slight Return, Logs), quando non deliziosi, flashback stonati (Spokane).
Siamo così abituati alla stravaganza del progetto che il pop quasi compiuto di Well arriva come uno shock.

Tim Hurley, il batterista Danni Iosello e il bassista Noel Kupersmith sono Sin Ropas, il cui Three Cherries (Perishable, 2000) è uno degli album folk-rock più gloriosamente squilibrati del decennio, dal country-rock ubriaco e distratto di Rabbit Dreams al canto folk altamente originale di Redtooth (Neil Young con una brutta sbornia), canzoni che assaporano ritmi assonnati e enormi dosi di malinconia. Dalla bruciante distorsione chitarristica di Little Cheater alla cacofonia astratta di I Found Your Teeth, dal ritornello pop di Tender Facial Rake al solenne, tenero sussurro di Tripped On Your Cape, Rutili è magnifico nel modo in cui affonda la mente in ogni nota, nel modo in cui la sua musica sembra andare in pezzi a ogni verso. Mentre procede in un terreno inesplorato, l'artista cerca di capire se è "Alice nel Paese delle Meraviglie" che scivola nel buco, "Ulisse" alla deriva nella tempesta marina o "Ted Bundy" che insegue la sua prossima vittima.

Tim Hurley e Danni Iosello hanno continuato il progetto Sin Ropas con Trickboxes On the Pony Line (Sad Robot, 2003) e Fire Prizes (Konkurrent, 2005 - Shrug, 2008 ).

Quicksand / Cradlesnakes (Thrill Jockey, 2003) dei Califone esalta il meditabondo suono acid-blues del primo album con elementi elettronici, jazz e post-rock. Sorprendentemente, ciò si traduce sia in una struttura della canzone ampliata (il carnevale di eccentricità di sette minuti che scorre lungo l'elegia per pianoforte Horoscopic Amputation Honey e aiuta a spingere il suo finale giubilante) sia in un approccio più caldo e melodico (rappresentato al meglio da Michigan Girls, una tenera ninna nanna incastonata in un paesaggio sonoro di pizzicate legnose, percussioni zoppicanti, archi lamentosi e timidi riff di chitarra, e da Red, un blues paludoso e spettrale che sussurra una melodia tenera su uno sfondo sobrio di pigre percussioni di fiati e suoni strumentali casuali).
I Califone conservano ancora la propensione di una roots band (la breve ballata folk Million Dollar Funeral, il fragile boogie Your Golden Ass, l'acid bluegrass Mean Little Seed), una roots band che mira a raccontare storie (i notturni e in realtà pop Vampiring Again, il Lou Reed-iano When Leon Sphinx Moved Into Town). Tuttavia, l'operazione di Rutili è diventata più ambiziosa, come dimostra la follia dei brevi intermezzi strumentali, in particolare Cat Eats Coyote.

Acceleration One (Perishable, 2002) e Deceleration Two (Perishable, 2003) sono colonne sonore di film composte dai Califone.

Heron King Blves (Thill Jockey, 2004) dei Califone è un'altra intrigante manifestazione del continuo esperimento di Tim Rutili, disintegrando ulteriormente il formato della canzone roots-rock. Alcune delle canzoni più brevi mescolano discrete dosi di musica funk e soul con le atmosfere dei Califone (come una versione acida dei Little Feat), culminando con la disco mutante di Two Sisters Drunk on Each Other e con l'elettronica e percussiva, in gran parte in forma libera, Trick Bird.
Apple inserisce chitarre blues e organi gospel in un miscuglio di ritmi e rumori elettronici. Ma i semplici Wingbone e Lion and Bee sono esattamente l'opposto: vignette folk sentite e in punta di piedi. Gli otto minuti intervallati e distorti di Sawtooth Sung a Cheater's Song mantengono la funebre oscurità onirica degli album precedenti, spingendosi ulteriormente nell'altra dimensione. Tutto suona come un riempitivo rispetto ai 15 minuti di jam prevalentemente strumentale Heron King Blves, un atto di equilibrio tra astrazione organica in forma libera e pattern geometrico pulsante, una degna aggiunta al programma di Mirror Man di Capitan Beefheart.
L'interazione polverosa e gli assoli di voce, chitarre, banjo, ghironda, batteria ed elettronica creano il solito caos attenuato post-tutto.

My Dreams Are Back And Better Than Ever (Perishable, 2004) di Orso ridefinisce il progetto di Spirito come una languida fusione da camera prog-folk-pop-jazz che ricorda i Caravan.
Il repertorio è composto da canzoni semplici e morbide, arrangiate con tenerezza (Carlo Cennamo al sax alto, Griffin Rodriguez al contrabbasso, Julie Liu alla viola e violino) e consegnate con un tono caldo, le migliori delle quali sono Blind Date, Hartz of Darkness, Loaded for Bear (che fa eco a Jennifer dei Faust), Is Christmas Tomorrow e la strumentale Oh Look Singing I Can Watch This.

I Califone emersero come cantautori maturi su Roots & Crowns (Thrill Jockey, 2006), un album che li ricollegò alle loro origini roots-rock, riciclando elementi di blues, folk e country con l'erudita nonchalance di uno studioso straniero. Essendo distaccati quanto sono dagli artisti populisti che fanno citazioni (indirettamente), Califone può riorganizzare la semiotica del roots-rock secondo la propria estetica. Le canzoni sono carine ma non come un abitante del Midwest si aspetterebbe che fossero. Mostrano l'ansia urbana che ha reso i Red Red Meat così provocatori. Brian Deck continua a essere l'uomo dietro la magia sonora squilibrata di Pink and Sour (sottilmente africano e funky), A Chinese Actor (un boogie squilibrato pieno di rumore e forse pezzo forte dell'album), dei sei minuti di Black Metal Valentine (uno shuffle sincopato e paludoso), ovvero le tre migliori canzoni, più Spider's House (una sorta di decostruzione del barocco pop), mentre la voce di Rutili domina la tenera ninna nanna Orchids e l'elegia intervallata Burned By The Christians.
Nel complesso questa è una versione molto più radiofonica dei Califone. Ahimè, ha anche una maggiore percentuale di riempitivi rispetto a qualsiasi dei loro album precedenti. Ciononostante, Brian Deck e Tim Rutili rappresentano una coppia creativa unica, che ha reinventato il roots-rock nell'era digitale. Il pezzo di chiusura If You Should è un lamento notturno e moribondo su un'anemica figura di pianoforte, sulla scia di Tom Waits ma senza lo stesso atteggiamento, e si è concluso con un diluvio di archi e sintetizzatori. Simboleggia quanto lontano sia arrivata la loro partnership e dove potrebbe essere diretta.

Orso ha pubblicato anche Ask Your Neighbor (2008).

All My Friends Are Funeral Singers (Dead Oceans, 2009) dei Califoneè stata in realtà la prima colonna sonora di Tim Rutili (e anche il suo primo film), che ha segnato un nadir nella trasfigurazione di Rutili della musica tradizionale nordamericana. Nonostante Giving Away The Bride, che suona come un remix dub, jazz e afro-pop di un canto ancestrale delle piantagioni, e Salt, che potrebbe essere un'invenzione di Taj Mahal, questo è l'album più "bianco" di Rutili, molto più influenzato dalla musica country e folk che dalla musica blues. Nel migliore dei casi, le canzoni evocano una sorta di cabaret alternativo (la ninna nanna caraibica fossilizzata 1928, la surreale novelty dance Ape-Like), ma per lo più sono piuttosto semplici e prive di avvenimenti, con ben poco della follia creativa del passato.

Guitars Tuned To Air Conditioners (2016) di Rutili contiene due pezzi side-long.


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