- Dalla pagina sui Pitch Shifter di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

I principali discepoli dei Godflesh nella difficile arte del grindcore con sfumature industrial potrebbero essere i Pitchshifter.
I primi lavori, i mini-album Industrial (Peaceville, 1991) e Submit (Earache, 1992), in particolar modo Gritter, sono fedeli applicazioni dell'ideologia dei Godflesh.

La band ha iniziato a navigare verso una voce più personale con Desensitized (Earache, 1993). I riff brutali di Diable e Triad, oltre all'orgia di campionamenti di To Die Is Gain, sono alleggeriti dalla marea ambient di trenta minuti di Routine.

Jon Clayden (voce) e John Carter (chitarra) hanno fatto enormi progressi con Infotainment (Earache, 1996), un album intriso di ritmi jungle.

Groove profondi e riff pesanti, oltre a voci normalizzate, hanno reso www.pitchshifter.com (DGC, 1998) molto più accessibile. Genius è orecchiabile, mentre What's In It For Me conserva la carica violenta degli esordi. La band riesce a combinare le atmosfere psicotiche dei Nine Inch Nails, la performance viscerale di Henry Rollins e l'assalto maniacale dei Ministry, mediato però dalla techno da salotto dei Prodigy.

Gli Hordes of Satan, nati dalle ceneri dei Pitchshifter, hanno pubblicato Hordes of Satan (Streaks, 2007).


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