- Dalla pagina sui Soft Moon di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
La one-man band di San Francisco dei Soft Moon (Luis
Vasquez) hanno debuttato con The Soft Moon (Captured Track, 2010) con una vena che ricorda la new wave gotica di Sisters Of Mercy,
Ministry e
Suicide. La
tribale, stregata Breathe The Fire è la sua Temple Of Love (Sister
Of Mercy), la dance pow-wow industriale a rotta di collo di Circles è la
sua Where You At Now (Ministry), la tetra trenodia cavernosa Out Of
Time è la sua Ghost Rider (Suicide). Queste sono avvolte in
atmosferiche linee di synth, escoriate da linee di basso alla Killing Joke, e
metabolizzate attraverso improvvisi cambi di tempo. Il poliritmo di Parallels
fonde aromi caraibici e australiani prima che un beat "motorik" in
stile Neu! prenda il sopravvento. Sewer Sickness alza la posta
incrociando una chitarra simile a una sirena e un mormorio di voci a un passo
hyper-boogie ancor più in stile Neu. Dead Love mantiene un beat al
galoppo ma vira sui toni più suadenti dei Joy Division. L'elettronica pulsante
mantiene imperterrita il suo corso nell'apocalittico sciame chitarristico di We
Are We e nei lamenti cosmico-psichedelici alla Gong di Primal Eyes,
le due feste noise che coronano la parata di orrori.
Le deviazioni dagli
standard non sono meno sconvolgenti.
I testi cercano di emergere nella lenta
ballata When It's Over ma sono immediatamente sommersi da petulanti
suoni elettronici. La tonante batteria di Into The Depths risveglia da
una rimbombante melodia spaghetti-western della chitarra. La canzone più
tradizionale, Tiny Spiders, è una litania infernale che racchiude una
notevole quantità di disperazione.
Queste glaciali, meccaniche, ballabili
aberrazioni di musica costituiscono l'ideale colonna sonora alle visioni
distopiche come in “New Babylon” di Constant Nieuwenhuys (1920-2005).
L'EP di quattro canzoni Total Decay (Captured Tracks, 2011) si è spostato in modo più deciso nel terreno della fantascienza, con Total Decay che evoca i primi Chrome e i Devo, il motorik alieno Repetition che si trasforma in un'orgia metallica nella giungla e la jam dance post-techno Visions per fiati synth e tamburi tribali che coronano la visione distopica.
Zeros (Captured Tracks, 2012) scava nel caos e nella tristezza, ma lo fa in un modo più prevedibile. Il voodoobilly industriale di Machines,
la frenesia singhiozzante di Remember The Future e il robotizzato Die Life alla Sisters Of Mercy sono validi come musica dance di sottofondo ma alla fine dimenticabili perchè costruiscono troppo poco sul ritmo.
Nella migliore delle ipotesi, potrebbero essere utilizzati da produttori migliori per dei remix creativi.
Ciononostante, ci sono momenti di grande pathos: Zeros, il miglior tributo di questo album al dark-punk
(con uno staccato di chitarra preso in prestito da Major Tom di Peter Schilling), il canto funebre sognante con massiccia distorsione di Insides,
e la musica tribale africana infestata di Want che riscatta da sola ogni momento derivativo.
Luis Vasquez è morto nel gennaio 2024 all'età di 44 anni, dopo un party privato tenutosi a Los Angeles, in cui, per l'effetto di un mix di droghe, hanno perso la vita altre due persone, tra cui il suo amico e produttore Juan “Silent Servant” Mendez.
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